Dottor
Robocop
Si
chiama Cyberknife ma non è l’ultimo nemico di Terminator. E’
un chirurgo-robot per radioterapia che costa 5 milioni di euro
ed è in grado di colpire con grande precisione i tumori del
cervello (e non solo) risparmiando le cellule sane. Senza
dolore e in 45 minuti. Perché vede tutto in tre dimensioni. In
Europa ce n’è uno solo ed è in funzione ora all’ospedale di
Vicenza
Il nome sa un
po’ di fiction: Cyberknife. Ma non è un super eroe della
Marvel o il cattivo di turno in un film di Robocop. E’ un
robot chirurgo per la radioterapia di ultima generazione,
capace di colpire con grande precisione anche i tumori del
cervello. In tempi rapidi, senza effetti collaterali e
risparmiando le cellule sane. Di macchine così ce ne sono una
trentina in tutto il mondo. E solo una in Europa: quella
presentata giovedì 13 marzo dall’Ulss di Vicenza che ne ha
acquistata una per il reparto di Neurochirurgia dell’ospedale
San Bortolo.
E’ costata
5 milioni di euro, la nuova apparecchiatura. Una parte però la
finanzia la stessa ditta che la distribuisce in Italia, che in
qualche modo la usa come “test” dimostrativo. Certo Cyberknife
(in italiano si potrebbe tradurre “cybercoltello” o “coltello
cibernetico”) è un’apparecchiatura sofisticata. Per farla
funzionare servono ingegneri, fisici e clinici. A grandi linee
è formata da un braccio robotico collegato ad un acceleratore
lineare e ad un sistema di guida computerizzato. Ed è proprio
la capacità del computer che fa del robot-radioterapista un
super cecchino delle cellule tumorali.
“Si
tratta di una tecnologia complessa che permette di inviare le
radiazioni con grande precisione sulla parte malata” ha
spiegato il professor Federico Colombo, direttore del reparto
di neurochirurgia dell’ospedale vicentino. Il medico in fondo
ha un ruolo quasi marginale: decide solo il dosaggio della
radioterapia. Al resto pensa il robot. Al paziente prima
vengono fatti o classici raggi e la tac. I dati vengono quindi
inseriti nel computer che li confronta di continuo con quelli
ricavati da due apparecchi per radiografie sempre accesi che
“fotografano” il paziente e guidano il braccio robotico
durante la seduta di radioterapia. Formando un’immagine in tre
dimensioni del cervello e del tumore. Così Cyberknife può
dirigere con precisione le radiazioni solo sulla zona
interessata. Ed è in grado anche di seguire i piccoli
movimenti del corpo. Per essere il più preciso possibile il
chirurgo-robot usa anche le immagini delle strutture ossee del
paziente come riferimento spaziale.
I vantaggi?
Non pochi. Intanto non serve più il terribile casco di
contenzione, fissato con le viti sul cranio, per impedire i
movimenti. Al paziente viene solo messa sul viso una maschera
in materiale termoplastico. Una seduta può durare 45 minuti:
poi il malato può anche tornarsene a casa. Niente lunghe
degenze, niente farmaci da ingerire, niente sangue. Cyberknife
spara i suoi raggi da 200 posizioni diverse, seguendo
fedelmente l’immagine della massa tumorale come la vede il
computer. “Lo scarto di errore della macchina non supera il
mezzo millimetro” dice sempre Colombo - Così i tessuti sani
circostanti assorbono dosi di radiazioni trascurabili. La
terapia è indolore ed ha un ridottissimo rischio di effetti
collaterali visto che colpisce solo i tessuti malati. Così la
procedura, in certi casi, può essere ripetuta”. I casi già
trattati con Cyberknife (soprattutto negli Usa allo Stanford
University Medical Center, all’ospedale di Pittsburgh e alla
Cleveland Clinic) sono circa 4mila. In particolare per il
trattamento dei tumori del cervello, i più delicati e
difficili. Ma lo stanno testando anche in altre zone dove la
radioterapia classica non si può applicare o dà scarsi
risultati: collo, spina dorsale, polmoni, fegato, pancreas e
prostata. E si può usare, dice il professor Colombo, anche per
le malformazioni vascolari.
A
Cyberknife però non bisogna chiedere miracoli. Il suo braccio
mobile, capace di ruotare in ogni posizione, è come un
cesellatore di gioielli. Arriva là dove altri non possono,
colpisce le metastasi, usa bassi dosaggi di radiazioni e
risparmia le cellule sane. Un vantaggio soprattutto in termini
di qualità della vita dei pazienti: meno fastidi, niente
ricoveri e certo più efficacia. Un Robocop, quello buono, in
sala operatoria.
Alessandro Mognon |