Piacere: sono il nemico di Bond, James
Bond
E’ l’ultimo malvagio
avversario dell’agente 007 ne La morte
può attendere. E Tobey Stephens sa
benissimo, come racconta in questa
intervista, che il cattivo nei film
della spia inglese più famosa del mondo
è fondamentale. E, anche se alla fine
muore sempre, può diventare una grande
occasione
Dopo
venti
avventure cinematografiche in oltre
quaranta anni, tanti nemici, un numero
impressionante (nonché invidiabile) di
donne, automobili e serie di gadgets
meravigliosi, quelli di 007 più che film
sono diventati fenomeni di culto. Ecco
quindi che diventare un personaggio
principale della saga, significa,
automaticamente entrare nella leggenda
della storia del cinema. Così Tobey
Stephens – dopo essere stato ucciso da
Ralph Fiennes come rivale di Onegin,
essere morto pur di ritrovare la
moglie in Fotografando i fantasmi
e avere dato fastidio a Gwyneth Paltrow
nel recente e piacevolissimo
Possession, appena uscito in Dvd per
Warner Home Video.
Ma come? L’abbiamo
lasciata per l’ultimo film come illustre
accademico britannico, seppure molto
cattivello e dispettoso, e la ritroviamo
come nemico cattivissimo di 007, al
punto di stare quasi per farlo fuori?
Diciamo che almeno un po’
cattivo sono rimasto…
Sua madre, Maggie Smith,
è stata la protagonista di un altro film
che esce a marzo in Dvd: I divini
segreti delle Ya Ya Sisters. Una
sana rivalità?
In un certo senso sì
anche se si tratta di pellicole molto
diverse.
Qual è il valore che le
ha insegnato sua madre e che tiene
sempre presente quando recita?
Essere scelto per un
ruolo in un film non è scontato. Quando
capita devi essere grato a chi te lo
permette e anche orgoglioso – almeno un
pizzichino – di quello che hai fatto.
Cosa significa – per lei
– come inglese interpretare un ruolo da
cattivo in una delle saghe più famose
della storia del cinema?
La serie di 007 non è una
come le altre e ogni attore sa bene di
doversi confrontare con qualcosa di
molto complesso che richiede, ogni
volta, uno sforzo maggiore. Questo
perché alla crescita del personaggio
Bond interpretato da Pierce Brosnan
bisogna sapere opporre altrettanta
grinta. Devi essere all’altezza del tuo
avversario. Ci sono stati venti film
prima del nostro e la ricerca di
qualcosa di originale è imperativa. Sono
stato fortunato poiché per quanto
possano essere originali nell'intreccio
i film di Bond non rappresentano certo
un'opportunità di sviluppo per il
protagonista. Il pubblico sa cosa
aspettarsi da 007... ed è proprio per
questo che c'è molto spazio per il
cattivo.
Come spiega il fatto che
gli attori inglesi stanno dominando il
monopolio dei ruoli “da cattivo”?
Non so spiegarmelo, anche
se mi rende felice. Vuol dire che c’è
più lavoro…
Ha mai letto i romanzi di
Ian Fleming?
Sinceramente no. Anche se
l’ho fatto per questo film dato che
Rupert Graves è modellato sul Draxx di
Moonraker, quello del romanzo e
non quello del film. Così ho sviluppato
un tono arrogante, altezzoso, al di
sopra delle righe…
Cosa rappresenta per lei
007?
Sono cresciuto con i film
di Bond. Ci sono stati molti attori
straordinari tra i cattivi. Non volevo
sfigurare. Per fortuna la sceneggiatura
era davvero ottima.
Qual è stato il momento
più emozionante sul set?
Quando sono entrato nel
mio “palazzo” in Islanda sono rimasto a
bocca aperta. Le scenografie erano
davvero notevoli e mi sembrava molto
strano camminare in mezzo a set così
enormi anche se poi molto è stato
aggiunto durante la post produzione
digitale.
Cosa pensa dei
film dall’alto budget come quelli di
007?
Dal punto di vista delle
possibilità sono davvero unici: speriamo
di poterne fare qualcun altro.
Cosa pensa di Madonna che
ha un piccolo ruolo cameo?
E’ venuta un giorno sul
set: è una donna simpatica e una
professionista molto seria, ma la nostra
conoscenza è stata troppo limitata per
formarmi un’opinione più ampia.
Del resto lei è venuta
proprio per aprire la sequenza più
divertente ed impegnativa da girare:
quella del duello di scherma. Ci siamo
allenati per quattro mesi per
prepararci. Alla fine sono diventato uno
spadaccino davvero capace.
m.s.
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