I successi prima, la depressione poi.
Quello di Pupi Avati è un destino
paradossale. Perché tradito dal film in
cui aveva investito e creduto di più,
torna a sorridere con quello che gli è
costato poche lire e su cui non avrebbe
scommesso nulla. E che gli ha fatto
riamare quel cinema (e quel pubblico)
che pensava perduto
E'
sinceramente commosso Avati per questo
premio inaspettato "sottratto" ai due
contendenti principali Gabriele Muccino
e Ferzan Ozptek. Un premio che arriva in
un momento particolare della carriera di
questo regista dopo che - addirittura -
aveva pensato di lasciare perdere tutto
in seguito alle delusioni de I
cavalieri che fecero l'impresa.
Nominato Presidente di Cinecittà
Holding, con il seguito di
Regalo
di Natale in uscita in
autunno nei cinema, Avati ha vinto per
Il
cuore altrove, un romanzo e
un film di successo su cui, però, il
regista emiliano non avrebbe puntato.
Come ci spiega in questa intervista
esclusiva con in mano il David di
Donatello appena conquistato.
E' un premio all'amore ritrovato...
E' un premio che mi fa innamorare
nuovamente del cinema. I
cavalieri che fecero l’impresa
è stato un film in cui io e mio
fratello abbiamo creduto molto. Ci è
costato molta fatica in termini
economici e psicologici. Il suo modesto
successo di pubblico mi ha gettato in
uno stato di grande sconforto. Non
sapendo fare meglio di così, credevo
fosse giustamente arrivato il momento di
ritirarmi. Mi sono sentito come se fossi
uscito da un incidente stradale:
disorientato e confuso. Non riuscivo a
riprendermi, perché la consideravo come
una cosa un po’ ingiusta. Poi dopo la
pubblicazione di alcuni miei vecchi film
in Dvd e dello stesso
I
cavalieri
questo nuovo contatto con la
realtà produttiva mi ha invogliato a
scrivere una commedia e ad intitolarla
Il
cuore altrove.
Così ho avuto meno paura. E dire che per
un po' mi sono sentito un corpo
estraneo, cadendo in un'estrema
diffidenza nei confronti del cinema
italiano. Adesso devo riconoscere che
questo premio datomi dai votanti del
cinema italiano di oggi, rappresenta una
sorta di incoraggiamento a
riavvicinarmi.
E dire che
Il cuore altrove
è un film piccolo dal punto di vista
produttivo...
Sì e questo può sembrare paradossale.
Il
cuore altrove è il film più
piccolo che ho fatto e mi ha dato così
tanto successo. Una pellicola che, per
giunta, è arrivata dopo che avevo
diretto un film costosissimo. Il più
grande progetto che potessi immaginare
mi ha dato solo dolori, il più piccolo,
invece, mi ha riavvicinato al cinema.
Questo coincide peraltro con il
riavvicinamento di tutto il pubblico
italiano al nostro cinema.
Dal suo punto di osservazione
privilegiato di Cinecittà Holding cosa
vede per il cinema italiano?
Esattamente tutto questo: oggi la gente
non si vergogna più di dire "Sono andato
a vedere un film italiano".
Lei ha detto - tempo fa - di avere
scritto
Il cuore altrove
ridendo. E dire che non poteva
immaginare questo lieto fine...
Ho scritto quel film ridendo e
commuovendomi. Le due emozioni primarie
del cinema. Le persone pagano un
biglietto per entrare dentro tutto
questo. Io credo che quando uno
spettatore va al cinema desidera
soprattutto "impegnare" il cuore. Il
cinema italiano - per troppi anni - pur
impegnando la mente, ha lasciato "il
cuore altrove".
Adesso il cuore deve entrare nuovamente
nelle sale cinematografiche.
Perché ha scelto di narrare una storia
d'amore così "disperata"?
E' una storia d'amore a tutto tondo,
dove c'è un investimento personale e
spirituale a tutto tondo. Come tutte le
storie d'amore totalizzanti, anche
quella di questo film è talmente
autentica da trasformare chi la vive in
un eroe. Un personaggio così
paradossalmente ingenuo ed inadeguato
alla vita diventa l'eroe delle platee.
Tutti si identificano in lui. E'
evidente che si tratta di un
messaggio di condivisione nei confronti
di chi soffre nel rapportarsi con gli
altri.
Il cuore altrove
doveva essere interpretato da Alberto
Sordi...
Sì , nel ruolo poi andato a Giancarlo
Giannini. Glielo avevo proposto, ma
poiché era già in un momento difficile
mi ha risposto: "Voglio
che tu mi scriva un film dove tu mi
scriva tutte le battute e sia io ad
avere tutti i ruoli". Gli ho
promesso che l'avrei scritto e che dopo
averlo fatto l' avrei chiamato... e
prima o poi lo chiamerò.
m.s.
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