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redarrowleft.GIF (53 byte) Musica Aprile-Maggio  2003
 


Messa di Nostre Dame

 

Guillaume de Machault, Messe de Nostre Dame, Ensamble Gilles Binchois, dir. Dominique Vellard – Cantus

 

Personalità di spicco tra i musicisti francesi del secolo XIV, Guillaume de Machault – ecclesiastico, nonché musicista e poeta medioevale, in servizio presso varie corti d’Europa: in primis la Francia – è il primo autore ad avere composto in forma polifonica il ciclo completo dell’Ordinarium della messa, giusto nella Messe de Nostre Dame. Tale opera per quattro voci, scritta verso la metà del trecento, si suddivide in sei sezioni (Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Agnus, Ite). Quattro parti della composizione sono strutturate seguendo lo stile del cosiddetto mottetto isoritmico (l’isoritmia stabiliva ritmo e tempo musicali riferendosi a rigidi principi matematici), dissimilmente dal Gloria e dal Credo, realizzate – a parte l’Amen di quest’ultimo – in contrappunto omoritmico. Come ha sottolineato Armand Machabey, peculiarità di questa partitura è l’essere caratterizzata dalla presenza di due motivi, che si potrebbero in un certo qual senso ritenere motivi conduttori, in quanto, apparendo già nella prima sezione, si ritrovano – sia pure leggermente modificati – in ogni altra parte della Messa. Pure se non si può affermare senza forzature, come hanno fatto alcuni musicologi, che la polifonia della Messe preannuncia già lo stile corale di J. S. Bach, resta che la composizione di Machaut è senza alcun dubbio un opera di grande respiro per l’omogeneità di ispirazione, l’originalità e il magistero tecnico-compositivo del Nostro, il quale con la Messe de Nostre Dame raggiunge forse la vetta espressiva più elevata di tutta quanta l’ars nova francese.

Tutta giocata su un continuum discreto di variazioni/ripetizioni, la musica della Messe, dal fascino discreto, dà luogo a una struttura ritmico-melodica singolarmente complessa che più di un critico ha accostato alle atmosfere rarefatte e composite della musica dodecafonica. Vera e propria cattedrale sonora, quest’opera non tanto deve il suo prestigio alla veemenza corale ma all’intelligenza della sua misura, alla spiritualità del suo afflato, alla sonorità rarefatta e quasi metafisica. Sonorità ed equilibrio che l’Ensamble Gilles Binchois, diretta da uno straordinario Dominique Vellard, rende fruibile – attraverso una realizzazione davvero encomiabile che sfiora l’eccellenza esecutiva –un capolavoro non solo dell’età medioevale ma dell’intera storia della musica d’Occidente.

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