Dopo Suzuka un altro
campionato
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il primo quarto del Motomondiale classe MotoGP, eccoci giunti
all’unico appuntamento italiano fissato per domenica 8 giugno al
Circuito del Mugello. Il campionato vi approda, con alla testa
il pilota che lo ha già condotto dall’inizio alla fine nelle
ultime due edizioni, Valentino Rossi. Niente di nuovo sotto il
sole quindi, nonostante gli avvicendamenti invernali nei team,
l’avvento di nuove importanti “squadre corsa”, il brulicare di
tecnologia elettronica ed il ritorno alla ribalta dei suoi
vecchi “guru”: a dettar legge è sempre lui.
Il campionato
2003 ha però riservato, malgrado le apparenze, più di una
sorpresa, tutte tristemente legate purtroppo all’evento luttuoso
di Suzuka, alla prematura scomparsa di Daijiro Kato, giovane
promessa del motociclismo giapponese e unica speranza nipponica
per la conquista del più ambito titolo mondiale.
Il dolore
profondo e l’incredulità nel vedere perire un collega per un
incidente di gara, cosa che nel Motomondiale non avveniva da un
ventennio circa, ha dato voce e vigore alle richieste dei piloti
in materia di sicurezza, richieste per troppo tempo delegate a
chi svolgeva il compito di mediatore tra business, spettacolo e
calcolo del rischio, sicuramente un insieme difficile da
coniugare.
Il dopo-Suzuka
ha visto la costituzione di una Commissione Sicurezza dei
Piloti, subito legittimata dal riconoscimento degli organi
istituzionali del campionato, Dorna come organizzatrice e F.M.I.
come responsabile legislativo e di controllo.
Valentino
Rossi, Sete Gibernau, Nobuatsu Aoki e Kenny Roberts Jr. i
quattro rappresentanti degli atleti per tutte e tre le
categorie, hanno svolto subito un gran lavoro, indicando un
punto pericoloso da modificare per la pista di Jerez e facendo
cancellare il comma 1 dell’articolo 1.28 del regolamento MotoGp
dove, in caso di ripartenza dopo gara sospesa per la pioggia,
era prevista l’entrata in scena della Pace Car, auto della
direzione corsa a cui avrebbero dovuto accodarsi causando un
pericoloso raffredamento dei pneumatici ed una corsa spasmodica
al cambio gomme, eventi che mal si addicono alle moto,
diversamente dalla Formula 1.
Il GP del
Giappone ha anche avuto un ruolo fondamentale per la carriera
del compagno di squadra di Kato, quel Sete Gibernau, spagnolo
simpatico e belloccio, che fino ad ora aveva vinto una sola
gara, nel 2002, sfruttando una scelta di gomme azzeccata su un
circuito bagnato per metà.
Gibernau come
da contratto, ha dovuto accollarsi la responsabilità di “prima
guida” nel Team Telefonica di Fausto Gresini dopo che, forte
dello sponsor di telefonia spagnolo portato in dote proprio da
lui, era rimasto vittima della dicotomia che lo vedeva
finanziatore indiretto e contemporaneamente fruitore di
materiale inferiore rispetto al compagno di squadra, pilota
“ufficiale” con moto fornita di tutte le evoluzioni Honda
Reparto Corse.
Durante il Gran
Premio successivo a quello di Suzuka, e per la precisione
disputato a Welkom in Sud Africa, l’iberico si è superato
vincendo una gara cui ha partecipato a fatica, con ancora ben
impresso nella mente i tragici momenti di qualche settimana
prima e con la voglia di una vittoria particolare da dividere
indicando il n° 74 ben impresso su tuta e moto, in ricordo
dell’amico.
Rossi
nulla ha potuto, nonostante moto “ufficiale” contro moto
“clienti”, nonostante un recupero esaltante figlio del suo
immenso talento, nonostante abbia abbassato più volte il record
della pista: Gibernau prigioniero di un momento magico, ha
resistito al ritorno del campione del mondo in carica ed ha
trionfato…..”Daijiro era in moto con me…”dirà poi in lacrime
durante la conferenza stampa.
Fin qui, niente
di nuovo comunque, Rossi finì secondo a Welkom anche nel 2002.
Difatti a Jerez
de la Frontera, due settimane dopo, riappare davanti a tutti la
sagoma del giallo 46 che domina la gara in lungo e in largo,
concludendo in solitario “wheeling” con variante dei piedi posti
sul sellino, tanto cara ai piloti di Supermotard, con la
differenza di un lungo rettilineo e circa 180 Kmh in più!
Valentino non smette mai di stupire e lo fa divertendosi e
divertendo.
A Le Mans tutti
si aspettano un altro monologo e già si ripescano vecchi
articoli sul record di vittorie in una stagione, primato da
eguagliare, da superare, da stracciare.
La gara
francese delinea un altro trionfo del ragazzo di Tavullia,
almeno fino a metà circa del suo compimento, quando la pioggia
copiosa e implacabile costringe tutti ad uno stop che per
effetto del nuovo regolamento introdotto quest’anno, azzera
tutti i distacchi e vede ripartire il GP come non fosse accaduto
nulla.
Così con gomme
“rain” Rossi, che si accingeva a vincere la terza gara su
quattro, deve tornare in battaglia e riconquistare quel primo
posto che deteneva a pieno merito, che ora non esiste più e mai
è esistito, e Gibernau, che con moto ereditata da Kato ha
un’altra occasione per vincere, lui che è maestro sul bagnato.
Gli eventi
meteorologici a volte fanno la fortuna degli sport motoristici,
specie dove competizioni ormai virtualmente decise e virate
verso la noia, danno poi vita a duelli epici grazie a benevoli
scrosci, se per benevolenza intendiamo il giudizio dal punto di
vista dello spettatore.
Il prosieguo è
avvincente e l’ultimo giro della gara vale da solo il prezzo del
biglietto: incredibili sorpassi, mosse e contromosse, derapate,
staccate e quant’altro ci possa essere nel repertorio di due
campioni del MotoGP.
Gibernau e
Rossi le tentano tutte per prevalere e l’ultima curva
l’affrontano allo spasimo, uscendo di due metri oltre il cordolo
l’italiano, causa un tentativo estremo di ritardare la frenata e
di mezzo metro lo spagnolo, costretto a questo per rintuzzare
l’attacco: il traguardo lo vedrà primo, per una manciata di
millesimi.
Il biondo
pilota del Team Gresini è di nuovo sul gradino più alto del
podio ed inizia a diventare una seria minaccia per Valentino,
con il quale divide equamente le vittorie; ad inizio stagione
non era certo dato tra i favoriti per la vittoria finale, anzi,
forse non gli si accreditava neanche la possibilità di finire
tra i primi tre, ma dal primo gran premio tutto è cambiato.
Chi non è mai
cambiato è invece Max Biaggi.
Nel bene,
molto, e nel male il romano è sempre lì, pronto a sfruttare
qualsiasi passo falso del suo acerrimo rivale Rossi, del quale
quest’anno ha anche la livrea gialla della moto e la relativa
colorazione sulle maglie del suo fan-club.
Max che guidi
una Yamaha, che guidi una Honda, su una 500 a due tempi o su una
1000 a quattro tempi, è sempre veloce, costante ed al secondo
posto nel campionato.
Meriterebbe
certo un mezzo pari a quello del tavulliese, ma il contratto
firmato e discusso a fine estate gli concede solo la speranza
che la sua squadra, condotta dall’esperto ex pilota Sito Pons,
acquisti il materiale che Honda mette in vendita.
Certo il
carattere di Biaggi non è di quelli che aiutano ad ottenere un
clima disteso e sereno all’interno di un team corse, portato
com’è spesso a polemiche fulminee e roventi con i suoi
principali interlocutori; ma questo fa parte di una strategia
ormai consolidata, è il suo modo di affrontare le corse ed il
suo carattere deciso non lascia certo che qualcuno dorma sonni
tranquilli mentre lui cerca di vincere le gare.
D’altra parte
Pons è “spagnolo caliente” dal temperamento focoso, non il
personaggio più facile da trattare quindi, men che meno se preso
di petto.
Grande sfida
per Max quindi, nei paddock ancor prima che sulla pista; per ora
i risultati ci sono nonostante tutto e Rossi non manca di
indicarlo come unico avversario credibile: vedremo gli sviluppi.
In casa Ducati
ferve il lavoro e si stemperano faticosamente alcune
incomprensioni tra Loris Capirossi ed i vertici: l’avere spesso
Bayliss davanti non fa piacere all’ottimo pilota di Borgo Rivola.
Problemi di
trazione ne frenano la competitività, ma la moto cresce
mostrando sprazzi di assoluto valore ed è attesa al GP italiano
da una moltitudine di fans che la spingeranno con entusiasmo:
una vittoria al Mugello scatenerebbe il delirio!
Marco Melandri
ripresosi dal brutto infortunio di Suzuka inizia a mostrare di
che pasta è fatto e, data la debàcle psicologica di cui la
“prima guida” Carlos Checa sembra preda, inizia ad essere
ascoltato in Yamaha, riconosciuto esordiente dal gran talento.
Ancora
qualche gara di assestamento e sicuramente Marco potrà essere
una delle sorprese più belle del campionato, il quarto italiano
al vertice, completamento del risultato di una scuola che al
momento non ha rivali.
Yamaha schiera
inoltre la punta di diamante Alex Barros, vincitore l’anno
scorso di due GP con l’attuale squadra e moto di Biaggi e
passato ai concorrenti giapponesi per avere finalmente
l’opportunità d’essere la prima guida in un team.
Il suo è per
ora un buon quarto in classifica generale.
Per quanto
riguarda Aprilia le prime quattro uscite hanno dato esiti
altalenanti: Edwards e Haga sono certo piloti di valore, ma
sembra manchi quell’indicazione supplementare per far progredire
la 1000 di Noale.
Il Presidente
Beggio ha messo fretta ai suoi tecnici ed ai suoi piloti e vuole
risultati, buoni ed a partire dal Mugello, perché una moto
competitiva lo porterebbe molto vicino ad ingaggiare qualcuno,
marchigiano, che è già stato vincente insieme a lui e con cui
ha un gran rapporto di stima e amicizia… e poi un bel 46 giallo
su Aprilia nera starebbe a meraviglia.
Per Suzuki e
Kawasaki una stagione da dimenticare: progetti sbagliati che
sembrano regredire invece di migliorare!
In Suzuki forse
qualche novità in vista e l’apporto più che buono del giovane
John Hopkins conducono ad un cauto ottimismo, mentre l’ex
campione del mondo Kenny Roberts Jr. appare ormai rinunciatario,
l’ombra di chi vinse il campionato 2000.
Kawasaki ha
investito moltissimo e si ritrova in un baratro: sovente i suoi
prototipi vengono doppiati in gara, andando a riempire
mestamente gli ultimi posti della classifica con una costanza
incredibile.
Vie d’uscita
non se ne vedono.
La Proton
rimane un mistero ed è ingiudicabile dato che la squadra ha
dovuto mettere in pista sempre e solo la moto a due tempi
dell’anno scorso, perché il quattro tempi sarà forse pronto al
Mugello: il “genio dell’elettronica” che inventò il cambio
sequenziale in Formula 1, John Barnard, promette che sarà un
gran prototipo quello da lui creato, e che l’attesa non sarà
delusa.
Nell’ambiente
si avverte qualche perplessità in merito.
Un quarto di
campionato quindi e Rossi in testa, poi Biaggi, Gibernau, Barros
e Bayliss, tutto è ancora da decidere è tutto è ancora
possibile, sempre che Valentino Rossi lasci qualche spazio
all’incertezza.
Nel frattempo
godiamoci la festa del Mugello, con la speranza che sia una
festa colorata di rosso…….
Maurizio Ottomano |