Il futuro di Rossi
27/11/2004
E’ finito il
Campionato più bello e faticoso degli ultimi….verrebbe da dire
anni, ma non è vero.
In realtà
forse non ne è mai iniziato uno con le stesse incognite, le
stesse sfide, lo stesso pathos di questo.
Anni e anni, quelli sì, di articoli
e di scambi d’opinione nei forum, nei bar, nelle manifestazioni,
durante le gare, in giro per l’Italia e non solo, a proposito
del talento immenso di Valentino.
Qualcuno aveva tentato, forse per
proteggere altri piloti italiani, ad istillare nelle menti degli
appassionati il dubbio, che fosse solo fortuna, che fosse solo
una moto e non l’uomo a vincere.
Peccato.
Questa orda di “settembrizzatori” ha
rovinato alla gente, per anni, la sublime visione di un genio in
pista ed è stata una perdita non da poco!
Così, molti di voi magari pensavano:
“belle gare sì, ma ha sempre avuto fortuna…bravo sì, ma ha una
Honda, capaci tutti….vince sì, ma ha la “mappatura” e la
“frizione nuova”.
Purtroppo questo dubbio è stato
spesso alimentato, giorno per giorno, gara per gara, offuscando
la comprensione, privando della gioia della limpidezza di una
traiettoria impossibile, di una staccata da brivido, di un modo
di correre unico.
Sarebbe bastato riguardare le corse
in 125 del mondiale 1996 per rendersi conto dell’ineluttabile
verità: un minimo di esperienza degna dell’appassionato di
fronte alle performances di uno schizzetto che becca 20 kmh in
rettilineo, ma che ripassa tutti nel guidato, andando a curvare
dove nessun’altro può.
Questa la ricetta per capire chi si
stava giudicando mentre le vittorie si susseguivano implacabili,
mentre le sconfitte arrivavano talvolta inaspettate, mentre le
cadute accadevano anche quando girare come uno “smanettane”
della domenica sarebbe stato sufficiente per arrivare al
trionfo, mentre gli avversari cercavano scuse improponibili ad
ogni sconfitta.
A volte invece, noi tutti ci
sentiamo persi nella jungla mediatica: può capitare.
In Tv c’è gente che non sa fare
nulla e diventa una star, perché noi ne decretiamo il successo,
si dice, mentre invece pare proprio ci portino a credere in
questo successo ancora tutto da raggiungere.
Vengono a volte costruite storie
false, ad uso di giornali e telegiornali (metti un po’ di sangue
là..l’inquadratura con la casa un po’ più a destra..ecco mi
servono due bimbi che piangono…). Storie che sembrano reali;
sentimenti da supermercato “tre per due” sparati alla rinfusa,
ad usufrutto dei più giovani (poi la vita è diversa e loro non
ci si trovano più) e programmi dove i testi dei film a luci
rosse anni ’80, robe del tipo “scusa che ora è? Le
quattroemmezza…..ah che bello, che emozione, dai facciamolo”,
sembrano Shakespeare al confronto; scoop inutili, inesistenti,
che vengono strombazzati e scoop veri, che a saperli ci
cambierebbero la vita, che invece vengono nascosti.
Così mentre ci convincono
dell’importanza del pensiero di Al Bano sulla moglie showgirl,
il mondo intorno a noi va a rotoli, portandosi dietro i nostri
sogni e spesso i nostri soldi.
In questo bailamme, bastano tre
fonti diverse che dicano la stessa cosa, anche nello sport,
perchè questa diventi una possibile verità.
Così è successo che Valentino Rossi,
un pilota da brividi di piacere per qualsiasi essere umano che
si commuova all’odore dell’olio di un due tempi, mentre
parcheggia l’auto al P2 vicino il cartello “entrata Scarperia”
del Mugello, sia stato trascinato nella massa degli “ottimi
piloti” per stupidi pre-concetti tutti italiani.
Diciamolo chiaro: in MotoGp (come in
SBK), in tutte le categorie, “cancelli” non ce ne sono!
Gli ottimi piloti sono tanti quanti
sono gli iscritti, alcuni magari sono “grandissimi” piloti,
pochi sono “campioni”: sicuramente, di “genio assoluto” ce n’è,
da un bel pezzo, uno solo.
Quasi tutti d’accordo adesso,
finalmente, meno qualche sacca di incompetenza allo stato puro,
che proprio per una sua endemica difficoltà di comprensione è
impossibile da convincere: Rossi ha vinto la sua sfida più
grande, l’ha vinta alla sua maniera, l’ha vinta in Yamaha nello
stesso modo in cui l’aveva vinta in Honda, è il più grande in
assoluto dei suoi tempi.
Bene.
No, dico, e adesso? Un altro
mondiale? Un altra grande sfida? Perché c’è chi ha la RCV
ufficiale, perché c’è un amico velocissimo in squadra ed un
altro che quest’anno ha un'altra Honda?
Perché c’è qualche altro record da
battere?
Un po’ poco.
Dal vertice massimo dell’interesse e
dello stimolo l’unica azione possibile parrebbe scendere.
Praticamente il contrario di “solo
chi tocca il fondo può risalire”: infatti, allo stesso modo la
metafora varrà per Marco Melandri, senza dubbi nella stagione
2005.
Valentino Rossi tornerà affamato di
vittoria come prima, e su questo non si hanno dubbi, visto
l’unico programma che gli gira nei neuroni allo start di
qualsiasi gara.
Il pensiero corre già al 2005,
quando dovrà decidere il suo futuro, sicuramente prima della
fine della stagione prossima.
Il prossimo campionato in realtà
potrebbe essere l’inizio di un epoca che scivola via, un’epoca
unica di cui siamo stati fortunati coetanei.
Ciò che è iniziato con il suo primo
giro di pista sulla moto di Gresini a Misano, messa a
disposizione da Paolo Pileri in un ormai lontano 1993, del quale
sono stato testimone, si avvia forse verso l’epilogo entro
qualche anno.
Nel 2005, ogni giro di pista del
“genio”, ogni metro percorso, passerà istantaneamente alla
storia e non ce ne sarà uno successivo, sulla stessa pista,
nelle stesse condizioni.
Mai più.
Godiamoceli tutti: saranno forse gli
ultimi dei quali poter raccontare a chi adesso corre con un
pupazzetto in mano e un pannolino da cambiare, quando tra
qualche anno cercherà di farci credere che quelli della Sua
epoca “Valentino l’avrebbero battuto”.
Il massimo possibile l’ha già fatto
il “Dottore”.
Nel 2005 non ci potrà più essere un
Gp vissuto come Welkom, né un Mugello “friggicoronarie”, né la
battaglia di Barcellona, né la reazione emotiva di Sepang.
Una domanda paradossale nasce
spontanea: cosa si corre a fare, il campionato 2005?
E cosa farà
Valentino: abbandonerà le moto per andare nel 2006 o nel 2007 in
uno sport dove, il modello da cui è fuggito, è esattamente ciò
che muove l’organizzazione “di là”?
In parole povere: scappa dalla
gestione Honda oggi per andare in F1 domandi?
Una concetto è chiaro: lo stanno
tirando dentro da tutte le parti.
La F1 è in agonia molto più di
quanto lo fosse la Yamaha, per cui chi chiamare se non il
migliore di tutti i “Dottori”?
E’ anche difficile consigliargli di
non farlo.
A parte la questione economica, la
Formula 1 è sempre stata molto amata.
Nei primi anni ’60, i bimbi
giocavano con i modellini delle BRM, delle Maserati, delle
Ferrari, delle Mercedes.
Avessero detto un giorno ad uno di
quei bimbi ”questa è la Ferrari e se vuoi la guidi tu” nessuno
sarebbe stato capace di declinare l’invito.
Quelle Ferrari erano però altra
cosa.
Quelle curve in derapata di Gilles a
Montecarlo, quelle battaglie di Lauda, le vittorie di Jody
Scheckter, la fatica e l’orgogliosa amarezza di Jean Alesi, il
Leone Mansell e i suoi numeri sull’erba di Imola dal Tamburello
alla Villeneuve, tutto era vissuto su monoposto nettamente
diverse da quelle odierne.
Oggi pare di avere a che fare con
una grossa scatola rossa da videogame, dove si schiaccia il
pulsante “programma partenza” seguito dal “programma velocità
crociera gara” e dal “programma rettilineo arriva alla sesta poi
stacca” o in alternativa “programma stiamo calmi che passiamo
alla sosta box e intanto ascoltiamo la radio”…...
Tutto questo non si confà all’indole
di Rossi, per cui è importante ci pensi a lungo.
Un paio di progetti motociclistici
verranno popi proposti a Valentino, in alternativa.
Indiscrezioni parlano di uno sponsor
a bollicine che ai “vecchi” motociclisti ricorda una moto con
una carena da urlo, una di quelle moto a due tempi che si
vendevano anche dal concessionario.
Magari non sarebbe vincente subito,
ma sempre meglio di un volante e dei pulsantini.
Basterebbe resistere un anno in più:
allora il 2005 avrebbe un senso ed anche il 2006.
Se un cambiamento di disciplina
dovrà comunque avvenire, non sarebbe male diventare un bel
campione ed una persona squisita dal piede pesante come Colin
McRae, la cui espressione non assomiglia proprio a quella di
Schumacher, forse perché a correre nei rally si diverte da pazzi
e del resto non gli interessa molto.
La prova mondiale in Gran Bretagna
tentata da Rossi, e finita precocemente per ritiro, è stata un
episodio: in quel punto hanno sbagliato fior di campioni e
Valentino era 15° nella prima gara importante della sua vita a 4
ruote, nel tracciato più difficile in assoluto (parola di Mc Rae).
In ogni caso, nessuno ha mai deciso
per lui, è famoso per questo: ascolta ma non si fa influenzare
ed alla fine l’ultima parola è sempre sua.
Per cui….il 2004 è finito, il 2005
stà per iniziare nell’attesa di sapere cosa farà nel 2006 e nel
2007.
Saranno ancora le moto a vedere il
giallo 46?
Maurizio Ottomano
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