46 “MOTO CHE PARLA...”
13/04/2004
I primi test
MotoGp 2004 di Sepang segnano forse l’inizio di una nuova era o
forse, se preferite, la fine di un’era presunta: si apre
probabilmente il ciclo Rossi-Yamaha e inizia a chiudersi quello
che valorizzava, per alcuni, la macchina più dell’uomo.
Abbiamo assistito ad un esordio che
è andato oltre le più rosee aspettative, dove non ci sono ombre
da gettare o confronti tecnologici da chiamare in causa:
Valentino ha fatto vedere la differenza tra un fuoriclasse
assoluto ed un ottimo pilota.
L’apprezzamento dell’ambiente al
risultato dei primi giri Yamaha del Dottore, ne ha suggellato la
prestazione del tutto unica rispetto ai suoi compagni di marca.
Denti stretti invece, per chi si è
riempito la bocca per anni con disquisizioni sulla “fortuna” del
ragazzo di Tavullia: quest’anno l’unica fortuna di cui potranno
parlare, sarà quella che fa da sponsor!
Sarà presto, sarà che sono solo test
invernali, sarà che nessuno in Malesia ha dato quanto poteva,
sarà che le moto sono ancora quelle del 2003, però è stato un
gran bel vedere, qualcosa che fa presagire se non proprio la
vittoria finale, la possibilità di potersi divertire fino dai
primissimi GP con una Yamaha da podio, una Yamaha che d’ora in
avanti potrà solo migliorare per diventare vincente nel tempo.
Vincere subito o perdere la faccia,
invece, ha detto qualcuno.
Una volta compreso che non sia la
battuta di un comico, possiamo desumere di trovarci di fronte ad
un concetto preciso, che personalmente mi trova perfettamente
d’accordo.
Difatti bisogna riconoscere che
Honda ha espresso una gran moto in questi anni, dominatrice
della maggior parte dei Gran Premi, vincitrice di mondiali a
ripetizione, detentrice di numerosissimi record.
Due sono le teorie su questo
dominio: la prima, è che il merito sia soprattutto dell’anatomia
felice di un polso destro; la seconda, vede come principale
responsabile il frutto della tecnologia HRC, vincente in ogni
caso, tramite un apporto umano più che normale.
Perché è giusto dire, nel 2004,
vincere o perdere la faccia?
E’ giusto dirlo ed è giusto
ribadirlo ad ogni gara, fino a che non sarà entrato come uno
spot pubblicitario vincente nel tran-tran quotidiano degli
appassionati perché è proprio il concetto adatto, la giusta
valutazione di un accadimento e del suo contrario.
L’unica questione da risolvere è: di
chi stiamo parlando, a chi dobbiamo riferire questa
inappellabile sentenza?
Potrei dare un mio parere, ma verrei
tacciato subito di parzialità, per cui opterei per la
statistica, per cui proviamo a fare insieme un test: provate a
rivolgervi a persona idonea, cioè a colei o colui che non
capisca un’acca di moto, che non sappia assolutamente nulla di
piloti e campionati, che associ Nakano esclusivamente alle
Olimpiadi invernali e Bayliss ad un liquore usato di solito per
fare festa.
Ora fategli o fatele leggere le
seguenti descrizioni:
INIZIO TEST
Tizio-pilota si appresta a correre
un mondiale su una moto a lui completamente sconosciuta, un
progetto definito da molti fallimentare da quando è nato,
portato in pista da una squadra corse che non vince più da 10
anni, da una casa motociclistica che “non dava garanzie
tecniche” secondo gli avversari più acerrimi, formata da gente
poco reattiva alle indicazioni del pilota, poco attrezzata nel
produrre evoluzioni in breve tempo.
Caio-pilota si accinge alla medesima
competizione cavalcando la moto vincente per antonomasia, il
“miracolo tecnologico” degli ultimi due anni, con materiale
simile a quello della migliore squadra, della casa
motociclistica più forte del mondo, con i migliori tecnici ed il
budget economico più importante, con il miglior reparto corse
per ciò che riguarda lo sviluppo delle evoluzioni tecnologiche.
Si tenga presente che:
1)
Tizio-pilota ha abbandonato a soli
24 anni una moto vincente, con la quale formava a detta di molti
un binomio imbattibile, una moto a cui era molto legato per
averla curata e sviluppata dall’inizio, una squadra in cui era
ben pagato ed incontrastato numero uno.
2)
Caio-pilota ha voluto quella moto a
tutti i costi, senza curarsi presso quale team, l’ha voluta dopo
aver detto per anni essere il motivo vero delle vittorie di
Tizio-pilota, dopo aver dichiarato di non avere avuto nessuna
speranza di vittoria nonostante le sue doti, per colpa
dell’inferiorità tecnica del mezzo d’altra marca prima e per
colpa della politica sbagliata della comune casa madre, poi.
3)
Entrambi hanno fatto la loro
scelta firmando un contratto liberamente, per cui a nessun
rimpianto potranno richiamarsi durante il campionato, giacchè
detta condizione è stata preventimamente vagliata ed accettata
da loro stessi.”
Secondo voi, quale dei due sarà
condannato alla vittoria?”
FINE TEST
Bene se tutto è andato come penso,
la risposta sarà legata ad una logica deduzione, priva della
parzialità legata alla passione.
Penso anche che durante la stagione
vi capiterà di leggere l’esatto opposto di quella logica
deduzione, e di leggerlo magari su pagine illustri: l’acqua
trasparente è pericolosa, per cui tenteranno di sporcarla un po’
per confondere le idee.
Chiarita la dinamica di quello che
sarà secondo me il tormento mediatico del 2004, basato sul “Deve
vincere lui! No lui!No era lui che l’aveva detto…”, desidererei
porre l’accento su un’altra questione non approfonditamente
sviscerata, o meglio, non opportunamente portata a conoscenza
del pubblico italiano, forse perché fa più effetto così com’è
ora e forse perché qualcuno si riserva di usarla nel dibattito
al momento opportuno: Valentino e lo sponsor tabaccaio.
Lo voglio fare perché sono sicuro
che avrete in parte già letto, e che comunque leggerete, tutti
le possibili analisi tecniche che possano scaturire dai test di
Sepang, con contorno di dati, tempi, e supposizioni riguardo a
setting e job-list utili al rientro in pista, l’11 febbraio
prossimo.
Sono altrettanto convinto che non
tutti siano invece a conoscenza della verità sulla tanto
discussa, presunta, dichiarazione di Valentino in merito allo
sponsor cosiddetto “tabaccaio”.
Cercherò quindi di dare una mano
all’informazione.
L’avversità di Vale, nel cedere i
diritti della sua immagine per la promozione dell’uso di
nicotina, risale all’epoca del suo passaggio in 500 con la Honda
ed è stata sempre ben definita riguardo ai termini ed agli
intenti, ovverosia spiegata da lui chiaramente.
In nessun caso è mai stato
dichiarata l’assolutezza del rifiuto, ma una sua ovvia
subordinazione ad esigenze di carattere agonistico!
In parole povere ha sempre detto:”se
posso evito lo sponsor delle sigarette a meno che non possa fare
altrimenti”.
Da qui qualcuno ha girato la
frittata che è diventata:”non correrò MAI con uno sponsor del
tabacco!”, affermazione totalmente diversa.
Ritoccare delle affermazioni vecchie
di anni (tanto chi mai riesumerebbe l’intervista con Angeletti
su raidue a fine ’99) è lavoro semplice da svolgere, tanto il
comune senso della memoria ormai difficilmente varca la soglia
temporale dei sei mesi, ma non basta: bisogna anche nascondere
le nuove.
Cosicché può capitare, che
all’estero ne abbiano e ne sappiano più di noi sull’argomento!
Un esempio? Dalla stampa inglese del
2003, intervista del 12 luglio, Donington Park:
Dice il giornalista: “Rossi
correrebbe per una squadra con sponsorizzazione legata al
tabacco?”
Dice Rossi: "Le sigarette sono
dannose per tutti ed io non voglio esserne il promotore,
specialmente presso i giovani. Ho tentato di correre senza avere
niente a che fare con le sigarette, da sempre, ma ultimamente
sta diventando molto dura, perché ormai solo la squadra Honda è
senza alcuna sponsorizzazione del genere. Comunque io sono un
pilota prima di tutto e se dovrò scegliere una squadra
patrocinata da una società di sigarette per continuare a correre
allora lo farò. Ma voglio precisare che la mia opposizione alle
sigarette rimarrà ancora totale."
Beh, cose come questa in Italia dove
sono? Dove sono le interviste sull’argomento rilasciate
all’estero? Sono mai state fatte domande al riguardo dalla
stampa italiana? Perché viene divulgato che avrebbe
incoerentemente fatto marcia indietro dai propri ideali e non
vengono pubblicate queste dichiarazioni anche se recenti?
Non so dare una risposta o forse la
so ma è senz’altro preferibile che ognuno di voi giudichi
soggettivamente.
Nonostante tutto, rimane il fatto
che l’altro giorno un ragazzo è salito su una bistrattata
popolana e l’ha fatta di colpo diventare una principessa; con
che colori, con quali scritte sulla carena, con quali marchi
questa moto volerà sui tracciati di tutto il mondo è un dato di
nessuna importanza.
Neanche a “lei”, M1, Miss-One sembra
interessare più di tanto: li hanno presentati, lui l’ha
amorevolmente fissata, le ha dato sicurezza, ha dimostrato di
saperla capire, di sapere di cosa lei abbia bisogno, di volerla
ascoltare e “lei” ha sciolto d’un colpo tutta la sua timidezza.
In pista poi, sembrava “parlare” con
lui, così come sempre è successo, così come fecero le altre
protagoniste dei passionali flirt meccanici di Valentino,
languide e docili non appena indossano il mitico 46.
46 – moto che parla……la cabala si
aggiorna.
Maurizio Ottomano
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