A settant'anni dalla morte di Rodolfo Valentino si moltiplicano le iniziative per celebrare il divo di Hollywood: le Poste gli dedicano un francobollo e un annullo speciale, i fans club programmano serate con i suoi film, esce un cd-rom sulla sua vita
Rudy, sei un mito
Il primo dei latin lover era un tecnico agrario che emigrò in America per acquistare una fattoria.
Divenne attore per caso, ma arrivò subito al successo. Amato dalle donne, odiato da Mussolini e dal fascismo, subì
anche un processo per bigamia. Personaggio affascinante e controverso, coltivava mille interessi: dalla poesia alla pittura, dal canto al pugilato. La sua morte, a soli 31 anni,
è ancor oggi un giallo. Come quell'atroce dubbio sulla sua presunta omosessualità...
23 agosto 1926. Muore al Polyclinic Hospital di New York, a seguito di un'ulcera perforata e peritonite, uno dei più grandi divi del cinema muto, Rodolfo Valentino.
Tra pochi giorni ricorrerà quindi il settantesimo anniversario della morte del divo italo-americano, e al Museo "Rodolfo Valentino" di Castellaneta (il suo paese natale) avverrà l'annullo del francobollo a lui dedicato: un'occasione unica per tutti gli appassionati di filatelia e gli estimatori di Valentino. Tra le iniziative per celebrare Rudy anche alcune serate programmate dai fans club di tutto il mondo durante le quali verranno proiettati film con protagonista Valentino e un cd-rom fresco di stampa.
Settanta anni fa dunque, moriva all'età di soli trentuno anni, il divo che mandava in delirio il pubblico femminile, accendeva i cuori di milioni di milioni di spettatrici e ne ingelosiva i mariti, che aveva conquistato Hollywood, l'America ma che dovette subire la censura di Mussolini e l'indifferenza degli Italiani. Alla sua morte tre sue fans si suicidarono, migliaia di persone accorsero al suo funerale, un'infinità di lettere, telegrammi, fiori giunsero da ogni parte del mondo, tutta Hollywood infine, da Fairbanks a Chaplin, rese omaggio, commossa, alla figura di uno dei suoi più alti rappresentanti. Da quel momento Valentino entrò nella storia, nel mito.
Tutto ebbe inizio circa dodici anni prima, quando un emigrante italiano come tanti, proveniente dall'Italia meridionale, di nome Rodolfo Guglielmi, sbarcò in America in cerca di fortuna e tanta voglia di riuscire. Fino a quel momento non aveva concluso granchè nella sua, sia pur breve, vita: un diploma di tecnico-agrario e alcuni mesi tra vizi e sollazzi trascorsi a Parigi, dove imparò a ballare il tango. Ma ora era negli Stati Uniti d'America, nel paese di Bengodi, nella terra della speranza dove i sogni si realizzano e la fortuna ti sorride.
Si adoperò nei più vari e disparati mestieri, da taxi-dancer a cameriere, venne poi ingaggiato come ballerino nella compagnia di ballo di Bonnie Glass per una tournée negli Stati Uniti. Finita la Tournée approdò a Los Angeles e quindi a Hollywood. Un suo amico attore, Norman Kerry, lo incoraggiò a fare cinema, ma nei suoi propositi vi era l'intenzione di acquistare un pezzo di terra e mettere su una fattoria. Ottenne tuttavia alcune parti minori in diversi film esordendo con lo pseudonimo di Rodolfo di Valentina. Ebbe la sua grande occasione ne "I quattro cavalieri dell' Apocalisse" grazie all'interessamento e alla benevolenza della sceneggiatrice June Mathis, donna molto influente alla Metro Goldwyn Mayer, Il film fu un successo e Rodolfo di Valentina divenne Rodolfo Valentino: le porte di Hollywood gli si erano aperte.
Con il film "The Sheik" (Lo Sceicco) riuscì ad entusiasmare e ad appassionare milioni di donne: il suo sguardo leggermente strabico ma penetrante (dovuto anche al fatto che era miope e quindi costretto a strabuzzare gli occhi per mettere a fuoco le immagini), l'atteggiamento da uomo deciso ma indulgente, capace di dare tutto se stesso alla donna che ama e di osare dove gli altri non osano, le sue indiscusse qualità espressive, tutto ciò fece breccia negli animi infervorati delle spettatrici.
Per gli uomini (quelli non gelosi e invidiosi) costituiva un esempio da seguire. Intanto le sue vicende private non riportarono lo stesso successo della sua carriera cinematografica. Sposatosi con l'attrice Jean Aker ne divorziò dopo appena un mese. Si risposò dopo qualche anno con la figliastra del re dei cosmetici Richard Hudnut, la scenografa Natasha Rambowa, artista poliedrica e versatile, conosciuta sul set di "Camille" (La signora delle camelie). Ma la separazione con la sua ex-moglie non era ancora stata ufficializzata e pertanto fu accusato di bigamia e costretto a subire un processo.
Nel frattempo litigò con la sua casa di produzione, la Famous Players-Lasky, perché non soddisfatto delle scelte artistiche dei suoi produttori, rimase disoccupato per due anni fino alla scadenza del contratto. Incontrò un agente commerciale della Mineralava, George Ulman - che divenne poi il suo impresario - il quale gli propose una Tournée pubblicitaria per un'argilla cosmetica. Accettò e ritornò a ballare in compagnia di sua moglie, già ex-ballerina. La tournée fu un trionfo : il pubblico lo amava, il cinema lo esigeva.
Tornò a Hollywood e girò "Monsieur Beaucaire". Strinse poi un contatto con la United Artists di Chaplin e Griffith : interpretò "L'Aquila Nera" e "Il figlio dello sceicco" ; quest'ultimo consolidò il suo successo di attore e di mito di grande amatore, ma quando il film apparve sugli schermi, Valentino, l'uomo dei sogni, l'amante fatale si era già spento.
Rodolfo Valentino pur artista di successo conservò in alcuni aspetti del carattere un lato semplici, senza ambizioni. La sua è comunque una di quelle personalità poliedriche, eccentriche, dai mille interessi (incise canzoni, pubblicò un libro di sue poesie), amava lo sport (ippica, pugilato, scherma) e la pittura.
Ma insieme al mito Rodolfo Valentino emerge anche una figura discussa e controversa (da più parti fu sollevato persino il dubbio che fosse omosessuale): La sua morte, come quella di Marylin Monroe, resta un giallo: c'è chi, tra i suoi biografi e i suoi amici, dice che fu avvelenato, altri sostengono che ad ucciderlo fu un pugno "di ferro" sferrato allo stomaco.
Lui, il primo dei latin lover, scivola via da Hollywood e dalle sue fans a soli trentun anni lasciando ai posteri trentatrè film. E un mito che dura fino ad oggi.
Agostino De Bellis
|