Livorno e il "Progetto Mascagni"
Si apre l'1 settembre 1996, con il "Silvano" di Mascagni e i "Pagliacci di Leoncavallo" la stagione del teatro "La Gran Guardia" di Livorno
Assai raro è il caso che un autore colga il successo assoluto ed incontrastato, con la rappresentazione del suo primo lavoro teatrale. Questo singolare fatto invece accadde a Pietro Mascagni il quale, partecipando nel 1888 al concorso indetto dalla Casa Editrice Sonzogno per un'opera in un atto non solo sbaragliò tutti i concorrenti con la sua opera "Cavalleria rusticana" ( la cui prima rappresentazione avvenne al Teatro Costanzi di Roma il 17 maggio 1890 ) ma si impose immediatamente in Italia ed in Europa. L'accoppiata poi Mascagni-Leoncavallo con "Cavalleria rusticana " e "I pagliacci" (due amori e due tradimenti finiti a coltellate ) fu sempre di grande attrattiva anche se ora si sono registrati altri interessanti abbinamenti proprio a Livorno ed esattamente nel 1990 "Cavalleria rusticana" con " La lupa " di Marco Tutino e nel 1993 " Cavalleria rusticana" con il pucciniano "Tabarro". Con "Cavalleria rusticana " Mascagni ebbe subito la celebrità ed in genere tutta la sua produzione successiva fu in un certo senso penalizzata ed offuscata da questo suo primo riuscitissimo esperimento operistico.
Eppure nel suo arco creativo troviamo opere di grande valore ed interesse che meriterebbero una maggiore frequentazione presso i teatri. A Livorno, città natale di Mascagni, il C.E.L. (Comitato Estate Livornese ), il cui direttore artistico è il maestro Alberto Paloscia, da anni persegue la lodevolissima impresa di riproporre i titoli più desueti delle composizioni mascagnane dando cosi vita al "Progetto Mascagni". Tale progetto è nato nel l988 con la rappresentazione di "Iris" ed è proseguito nel 1989 con "Il piccolo Marat". Negli anni successivi è stata la volta delle celebrazioni dei centenari delle rappresentazioni di tre opere ed esattamente nel 1990 "Cavalleria rusticana" nel 1991 "L'amico Fritz" e nel 1992 "I Rantzau" (prima ripresa in epoca moderna).
Nel 1993 il progetto è proseguito con "Cavalleria rusticana" e "Il tabarro" di Giacomo Puccini e nel 1994 è stata la volta della ripresa della mascagnana "Lodoletta".
Nel 1995 ricorreva un altro anniversario: il centenario della prima rappresentazione di "Guglielmo Ractliff" e puntualmente il teatro livornese ha messo in scena questo dimenticato e difficile lavoro.
Mascagni iniziò la sua carriera di compositore proprio con il " Guglielmo Ractliff" ma, pressato dalla partecipazione al concorso Sonzogno, interruppe a malincuore il lavoro.
Dopo il successo trionfale di Cavalleria ed i successivi impegni per il Fritz e per i Rantzau il maestro riprese e portò a termine il Ractliff, scritto su un libretto approntato dal Maffei e tratto da Heine. Quest'opera fu sempre cara al maestro ed in effetti contiene delle pagine di grande valore e drammaturgicamente ha un ritmo incalzante e di grande presa. I singoli personaggi sono molto ben disegnati e particolarmente ardua è la parte del protagonista con una tessitura che presenta notevoli difficoltà e richiede da parte del tenore una forza ed una tenuta di canto veramente ragguardevoli. Nell'edizione livornese Guglielmo Ractliff era impersonato da Maurizio Frusoni che ha affrontato con notevole sicurezza il personaggio esprimendo con grande foga tutti i tortuosi ed intricati risvolti psicologici del protagonista. Frusoni ha superato con grande bravura ed intensità interpretativa il lungo e difficile monologo del terzo atto. Interessante e bene impostata la voce fresca e di bel colore di Marisa Vitali nel ruolo di Maria. Bene Carlo Guelfi nel ruolo di Douglas e Giancarlo Boldrini in quello di Mac Donald. Il maestro Massimo De Bernart ha messo in luce la bellezza di questa partitura con una concertazione e una direzione esemplare ottenendo dall'orchestra del C.E.L. una grande pulizia e fusione dei suoni e creando un perfetto equilibrio tra orchestra e palcoscenico; ha riscosso un successo personale bissando, a grande richiesta, il "sogno" pagina di effetto musicale sorprendente ed uno dei più noti intermezzi mascagnani. L'allestimento era una coproduzione con il Teatro di Stato di Bonn su un'idea di Giancarlo Menotti; Popi Rachetti ha costruito attorno a questa idea l'impianto scenico dando la misura esatta dell'atmosfera fosca e soffocante che pervade l'opera. Successo notevole di pubblico.
Dopo le recite livornesi l' opera è stata rappresentata al Teatro Sociale di Mantova con la medesima compagnia e lo stesso allestimento scenico. E' lodevole come il teatro livornese cerchi la collaborazione di altri teatri ( come Mantova e Lucca ) in modo da circuitare le produzioni riducendo quindi i costi ed accontentando un maggior numero di spettatori. Tocca ora al C.E.L. riscoprire altri tesori mascagnani come ad esempio "Parisina", tanto cara al Maestro Gavazzeni , "Isabeau" "Le Maschere ". Il cartellone della stagione 1996 si apre il giorno uno settembre con "Silvano" di Pietro Mascagni assieme a "Pagliacci" di Ruggero Leoncavallo; le due opere saranno rappresentate in forma di concerto. "Silvano" manca da parecchio tempo dalle scene e si tratta di un dramma a carattere marinaresco in due atti e si deve ricordare la famosa "barcarola" eseguita a volte in concerti sinfonici. La stagione proseguirà con "Tosca" di Giacomo Puccini che andrà in scena il 6 - 7 e 8 settembre. Nei giorni 13 - 14 - 15 settembre verrà rappresentata l'operetta "Si" di Mascagni ed anche questa sarà una ripresa di notevole interesse per vedere come il compositore livornese si sia accostato ad un genere musicale non certamente vicino alla sua passionalità e alla sua veemenza. La stagione proseguirà poi il 20 - 21 - 22 settembre con "Manon Lescaut" di Giacomo Puccini cui seguiranno due recite il 19 e 20 ottobre de "La traviata" di Giuseppe Verdi per concludere poi la stagione con il "Trovatore" di Giuseppe Verdi il 23 e 24 ottobre.
Come si vede quindi un calendario ricco ed allettante sia per le riprese dei lavori mascagnani sia per le opere del grande repertorio. Va dunque dato pieno merito al C.E.L. che in tempi così difficili per l'arte ha saputo stilare un cartellone di notevole interesse.
Luciano Maggi
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