Milioni di praticanti, oltre 15 mila tesserati alla Federazione italiana, spettatori a non finire: scoppia la "Pezzomania". E dopo il successo di Atlanta, il Comitato olimpico in vista di Sydney 2000, oltre al cross country vuole inserire le spettacolari specialità che "copiano" lo sci: downhill e slalom parallelo
Mountain bike, una moda col futuro... in discesa
Mentre si cerca tra gli atleti il "Tomba delle due ruote", saltano..in sella... produttori di bike e di accessori, gli sponsor, pubblicità, stampa e televisioni: così tutto quello che fa biker diventa business e spettacolo
E venne l’era della mountain bike. L’effetto Paola Pezzo, la bionda-azzurra che dopo aver vinto il primo oro della mtb nella storia olimpica, è la donna immagine del cross country, funziona da calamita. Gli Europei che si sono svolti in questi giorni a Bassano hanno attirato, come mosche al miele, centinaia di partecipanti da tutto il vecchio continente, ma anche rinfrancato sponsor, produttori di bike, di freni, selle e abbigliamento sportivo. E pubblico, spettatori e appassionati disposti a macinare chilometri e perdere liquidi pur di seguire la propria squadra: erano in 23 mila (a 5mila lire per biglietto) per vedere gli Europei. Per non parlare dei media: televisioni, fotografi, giornalisti specializzati e non, sfoderano competenza e non mancano una gara.
Se ad Atlanta ad applaudire la Pezzo, al traguardo, erano (a 25 dollari l’uno) in 34 mila paganti (altrettanti stavano sul tracciato), anche agli Europei di Bassano più di qualche migliaio di persone ha sfidato il caldo africano e la fatica di trovare un parcheggio per esserci. La mountain bike si candida a diventare uno degli sport più seguiti e più amati. Affascina infatti l’idea di una bicicletta che supera i limiti e che diventa quasi una moto con atleti che inforcano le due ruote a pedali sfrecciando come pazzi in discesa tra alberi, viottoli sterrati e dossi. Incantano le bike inforcate come sci e provate a mo’ di slalom in una spettacolare discesa parallela. Specialità così entusiasmanti al punto che per Sydney 2000 il Comitato olimpico ha già deciso di inserire il downhill (letteralmente "giù dai monti") tra le discipline promosse ai cinque cerchi.
Un bel salto per uno sport nato appena qualche decennio da una leggenda americana che vuole come depositari del "brevetto" ora i postini di montagna ora uno scienziato-eremita che aveva come vicini di casa orsi e puma e che trasformò la sua vecchia bicida città nel prototipo della moderna mountain bike per sfrecciare sui sentieri più impervi. Da allora la bike ne ha fatta di strada così pure l’industria ( e il business) che ne produce pezzi ed accessori: basta guardare i telai monoscocca in fibra di carbonio, le sospensioni e le forcelle più sofisticate ad aria od olio che assorbono le vibrazioni e permettono di scaricare la potenza, i pedali a sgancio rapido, i freni a disco che derivano dalle moto e che diventano sempre più leggeri (anche se i tradizionali freni a cantilever risultano ancora meno pesanti e più usati),i cambi a manopola sempre più "miniaturizzati e comodi", i cerchi in alluminio, i pneumatici in Kevlar con grip che, a seconda dei diversi terreni, garantiscono il massimo controllo di strada . Per non parlare dei diversi tipi di selle, sempre più leggere, più comode e ... personalizzabili con colori e ricami originali e indelebili come un tatuaggio. O delle tute e le scarpette ispirate all’abbigliamento da motocicletta che garantiscono anche nelle cadute apparentemente più brutte un altissimo grado di sicurezza per i paracolpi e le protezioni cucite nei già resistenti tessuti. Ma come non ricordare quel body dalla cerniera aperta che è nell’album di Atlanta sotto la voce Paola Pezzo?
Che si fa per la mountain bike! Uno sport che muove un business (dagli integratori alimentari alle riviste specializzate) considerevole e che si candida ad essere, quello che è lo sci invernale: un gran circo che muove passione e miliardi. E che mira a far crescere anche in Europa team alla Gary Fischer: squadre in grado di correre e gareggiare ad alto livello. Mentre Verona s’inchina ancora a Paola Pezzo paragonando la sua forza a quella di Cangrande della Scala, ai campionati europei di Bassano del Grappa, al primo grande appuntamento dopo Atlanta, la mountain bike è stata "consacrata" anche dalle televisioni e dai giornali del vecchio continente. Teleobiettivi e cameramen spagnoli, francesi, tedeschi, svedesi, cecoslovacchi, austriaci, inglesi lungo il percorso. A catturare con uno scatto o con il block notes immagini ed emozioni, seguendo gli atleti che si sganciavano dai 422 metri di altezza per arrivare, in poco più di quattro minuti, a 148 metri di dislivello, dopo una corsa di 2 chilometri e 400 metri lungo canaloni e pendii alla Alberto Tomba. Col pubblico a grappoli in ogni curva, come nelle gare di coppa del mondo di sci. E dallo sci la mountain bike eredita anche quel circo variopinto che porta sui campi di gara la potenza dei grandi sponsor, la potenza della televisione e dello spettacolo. Sul palcoscenico spuntano bionde dalle curve mozzafiato che distribuiscono sorrisi come caramelle. O biker che suscitano curiosità e simpatia per le stranezze, per le loro treccine alla Bob Marley colorate di rosso, blu e giallo. Atleti che, a fine gara, sono assediati da microfoni e telecamere.
Montain bike, uno sport che nell’olimpo delle discipline più seguite e più famose va alla grande. E in discesa.
Mauro Carrer
|