:
Dove si nasconde il "Grande Fratello"?
Lo strumento è potente ma potrebbe essere solo apparentemente libero e risultare veicolo di sorveglianza, controllo e disinformazione.
Ha senso, anzitutto, chiederci se le nuove tecnologie sono un rischio per la democrazia, o non è piuttosto un'altra la domanda da farsi? Ascoltando Berardi (Bifo) dovremmo tener presente che
«E' la forma stessa della democrazia che è
in questione. Quando si analizza il rapporto tra tecnologie e
politica, non è molto interessante vedere un pericolo per
la democrazia, e neppure tanto interessante è vedere una
possibilità di arricchimento e di ampliamento della democrazia.
Quello che accade è un'altra cosa: accade che i criteri
che ci permettevano di definire la democrazia e l'autoritarisimo
sono mutati». A riprova potremmo ricordare che la situazione televisiva in Italia negli anni '70-'80, per le radio e per le televisioni, faceva parlare dell'Italia come paese all'avanguardia nella libertà di comunicare e nella democrazia.... ironia della sorte, considerato il modo con cui il sistema televisivo è poi evoluto verso il duopolio. Ma certo non possiamo negare oggi che la TV abbia cambiato il nostro criterio di definizione della democrazia e della stessa politica.
Il cospicuo chiacchericcio sulla politica telematica, sul rapporto
tra Rete e partecipazione, si annuncia oggi con le stesse risonanze
di allora, ma forse con un pò di disincanto in più.
Parlando di nuove tecnologie, è soprattutto ad Internet
che ci riferiamo, e potremmo affermare che la situazione è
simile alla liberalizzazione dell'etere di vent'anni fa. Eppure
esistono elementi di profonda differenza: «Reti televisive e reti di computer sono quasi le une il contrario delle altre. Una rete televisiva è una struttura di distribuzione gerarchica con una sorgente (da cui proviene il segnale) e molti bacini omogenei (dove si raccoglie il segnale). Una rete di computer, invece, è una maglia di elaboratori eterogenei, ognuno dei quali funziona sia da sorgente che da bacino. Le due reti sono così diverse tra loro che i loro progettisti non parlano nemmeno la stessa lingua. I criteri alla base dell'una stanno a quelli dell'altra come il fondamentalismo islamico sta al cattolicesimo italiano».
E non si tratta solo di una novità tecnica: la forma stessa
dell'appartenenza politica cambia se ci misuriamo con le novità
sociali di questa nuova piazza telematica, di queste nuove "comunità
virtuali", come le chiama H. Rheingold:
«Ero alla conferenza Essere genitori
, nella quale partecipavo a un gruppo di sostegno infornativo
ed emotivo per un amico che aveva appena saputo che suo figlio
aveva la leucemia.
Ero in MicroMUSE, un gioco immaginativo di recitazione di ruoli,
ambientato nel ventiquattresimo secolo (viene spacciato per uno
strumento scientifico educativo), e i miei compagni di gioco erano
studenti e professori che conoscono soltanto il mio nome in codice:
"Pollenator".
Ero in TWICS, una comunità biculturale di Tokyo; CIX, una
comunità di Londra; CalvaCom, una comunità di Parigi;
e Usenet, un laboratorio di centinaia di dibattiti diversi che
si svolgono tramite posta elettronica tra milioni di partecipanti
di decine di paesi.
Stavo sfogliando i verdetti della Corte suprema, alla ricerca
di infornazioni che mi aiutassero a smontare le affermazioni di
un avversario in una discussione politica che si stava svolgendo
in altra zona della Rete, o stavo consultando le immagini del
satellite con le condizioni meteorologiche del mattino sul Pacifico.
Stavo leggendo il resoconto di testimoni oculari sul tentato colpo
di stato a Mosca, o sui fatti di piazza Tienanmen, o sulla guerra
del Golfo da Israele o dal Kuwait, saltapicchiando tranquillamente
da un cittadino all'altro per mezzo di una rete costituita da
normalissin computer e dalle linee telefoniche, varcando i normali
confini geografici e politici attraverso i canali della rete comunicativa
mondiale.
Stavo seguendo dal vivo una conversazione a tema libero tra persone
disseminate in tre continenti, una chiacchierata da bar in cui
si mescolano umorismo e discorsi da spogliatoio, in ambiente Internet
Relay Chat (IRC), un mezzo di comunicazione per lo scambio di
messaggi orali e scritti. L'IRC è diventato il punto di
aggregazione di una cultura di utenti compulsivi, studenti universitari
di tutto il mondo, da Adelaide a Palo Alto ». Da questa pagina appare visibile, nella trasparenza di una nuova, astratta ma pervasiva forma di comunità, una diversa idea di politica, che porta a fondo un cambiamento sociologico che già è in corso da decenni, cioè la frantumazione delle appartenenze forti e la moltiplicazione delle appartenenze deboli.
Ma con quali potenzialità tecniche e cognitive? Questo
è quanto merita d'essere indagato. 2. Le strutture della democrazia contemporanea
Vorrei delineare una serie parziale di questioni connesse alle
nostre democrazie, cercando di ottenere una lista di problemi
aperti. La ripercorreremo alla fine, una volta delineato l'orizzonte
delle nuove tecnologie comunicative, per chiederci se sono in
grado oppure no di affrontare almeno alcuni di questi problemi.
2.1 Le dimensioni
Lo Stato-nazione oggi appare oggi troppo grande per risolvere
i piccoli problemi, e troppo piccolo per risolvere i grandi problemi.
Da qui il proliferare, e non da oggi, di appartenenze diverse
(famiglia, clan, circolo, partito, gruppo di interesse, associazionismo...).
2.2. Democrazia diretta e/o rappresentativa La democrazia, definita come stato in cui tutti siamo ugualmente liberi e liberamente uguali manca di almeno due cose: citerò la prima solo alla fine, mentre la seconda consiste nelle condizioni per raggiungere questo stato, che sono tanto importanti quanto la sua definizione stessa. In essa la prima tra queste condizioni è la forbice tra democrazia rappresentativa e democrazia diretta. Seguendo Bobbio possiamo dire che se nella democrazia rappresentativa si pone il problema della rappresentanza, nella democrazia diretta, accanto al mandato revocabile e al governo di assemblea, si pone come terza condizione il ricorso al referendum, che non a caso da molti è visto come uno strumento di riappropriazione della democrazia anche in società complesse come le nostre. 2.3. La società di massa
La popolazione che ha avuto accesso al voto, in un paese come
l'Italia, è passata in poco più di mezzo secolo
dal 2% del 1882 al 60 % del 1946. Basti questo semplice dato a
ricordare l'enorme travaglio che ha generato le odierne società
di massa. Il problema della democrazia contemporanea (e dei mezzi
di comunicazione di massa usati in senso politico) può
essere visto come causa ed effetto della nascita delle società
di massa: ma quando la massa cambia dimensione, strutture, mezzi
di comunicazione cambia anche la democrazia? 2.4. L'orizzontalità degli eventi
L'orizzonte degli eventi viene raggiunto e perduto seguendo le
esigenze del network più che le priorità politiche
e morali: e questo vale anche per la relazione tra politica e
stampa, come da tempo ricorda tra gli altri Umberto Eco. Ma se
le esigenze della "notiziabilità" prevalgono
su quelle politiche e morali, è la stessa agenda dei problemi
politici a venir dettata da condizioni interne al sistema comunicativo.
In questo senso la velocità, la istantaneità, la
rapida obsolescenza, la costante sostituibilità delle notizie
produce un appiattimento orizzontale degli eventi che trascina
con sé le stesse tecniche politiche per affrontare i problemi
ad essi connessi: da qui una orizzontalità e una "velocità"
della stessa politica contemporanea connessa ai sistemi comunicativi
oggi impiegati. 2.5. L'amnesia informativa
Sapere tutto e non ricordare nulla. E' questa la curiosa riedizione
del mito di Teuth del Fedro platonico. Il tempo dei media, infatti,
fa di noi persone informate su tutto ma incapaci di ricordare
una sola cosa importante accaduta nel mondo, che so, nel 1994.
E' il tempo del consumo, che brucia in fretta l'oggetto del desiderio
senza pensare che potrà non ritornare, perché tanto
ritorna sempre, senza un vero costo energetico, senza fatica.
E' il tempo futile e revocabile che sposta e avvicina i problemi,
ma non li affronta. Di questa amnesia di massa siamo vittime un
pò tutti, incapaci di resistere alla varietà ed
alla quantità informazionale, e costretti ad una scomposta
e scadente selezione, spesso più casuale che decisa, degli
eventi che riteniamo determinanti anche per costruire una opinione
politica. 2.6. La velocità e la miniaturizzazione degli eventi poltici Un cronista americano chiede ad un candidato governatore "Mi esponga in 15 sec il suo programma politico": la gente rideva, noi no. Infatti quella che era una barzelletta negli anni '40 è diventata oggi una consuetudine. Come ricorda Gianluigi Melega, «In una telecrazia i media tendono a scartare le proposte politiche serie, articolate, con una "storia" complessa da raccontare e spiegare, perchè richiederebbero un più lungo attention span periodo di attenzione ndr: per questo sono ritenute "noiose" ». 2.7. Pubblico e pubblicità
"Noi non costruiamo programmi, costruiamo pubblico":
questo motto famoso di un produttore televisivo statunitense si
riferisce, oramai, anche al pubblico politico. Il dominio televisivo
ha falsato e cambiato le stesse regole del gioco democratico.
E' questa una tesi radicale eppure giustificata, soprattutto in
Italia, soprattutto oggi:
«La telecrazia ha fatto saltare le regole del
gioco democratico, la quantità di televisione trasmessa
ha pervaso a tal punto la qualità della vita sociale da
falsare i rapporti e i valori dello scambio politico. Lo stesso
concetto di democrazia va quindi forse riformulato. La pervasività
televisiva, dettata dall'inesorabile flusso pubblicitario di cui
è intrisa, ha minato a tal punto la volontà del
telespettatore medio da abbassarne le difese culturali. Le volontà
rischiano di non essere più in grado di esprimere giudizi
in piena libertà. In questo contesto la democrazia, intesa
come opportunità del confronto tra volontà, potrebbe
non sussistere: per dissolvenza, senza traumi».
Un modo diverso, meno allarmato ma non meno allarmante, per constatare
lo stesso effetto viene dalle ricerche commissionate a partire
dalle elezioni politiche del 1994, relative al successo politico
in rapporto alla presenza televisiva. La politica è pubblica
e pubblicitaria, perché tali sono le caratteristiche dominanti
dei nostri processi di scelta.
3. Alcune esperienze in atto
Chiudiamo qui la lista di problemi aperti di fronte alle democrazie
contemporanee per lasciare il posto ad una breve enunciazione
di esperienze in atto: esperienze di innovazione comunicativa
e tecnologica, ed esperienze di innovazione politica. Si tratterà
di un breve percorso in un territorio in rapidissimo movimento,
giusto per avvertire il brusio di quanto sta accadendo nel rapporto
tra politica e nuove tecnologie.
Democrazia elettronica in USA
Gli Stati Uniti hanno iniziato per primi un autentico utilizzo
di Internet in funzione politica: è possibile avere informazioni
sul governo (http://web.csd.sc.edu/lancaster/fedmarks.asp),
seguire la campagna elettorale, per esempio dei democratici, con
il server del DSCC (Democratic Senatorial Compaign Committee (http://policy.net/d/dscc.html ),
informare gli elettori sui candidati e organizzare dei veri e
propri E-debats, come accade in Minnesota con la "E-Democracy
Project" (http://www.freenet.msp.mn.us/govt/e-democracy/1996/e-debates/)
Ma forse la prima azione autenticamente politica - nella forma
se non nella sostanza - sono state le elezioni di Toon Town:
l'8 novembre 1994 cinquanta classi di II elementare, per un totale
di 82500 elettori-bambini hanno votato in rete per eleggere il
sindaco di Toon Town. I risultati, se puô interessare conoscerli
(la pagina, ora cancellta, in cui si trovavano i risultati era http://buckman.pps.k12.or.us./election/election.htlm la pagina della "Buckman Elementary School di
Portland, Oregon USA dove si sono tenute queste elezioni è
http://buckman.pps.k12.or.us./election/election.htlm n.d.r.)
vedono Titti in testa, seconda Minnie, terzo Paperino, quarto
gatto Silvestro e ultimo Topolino. In ambito europeo non si può trascurare la presenza sostanziosa Comunità Europea in rete con 4 server: "Europa" (http://www.cec.lu): che offre al cittadino europeo una descrizione storica della comunità e una illustrazione delle istituzioni, dei compiti, dei documenti ufficiali europei; "I'm Europe" (http://www2.echo.lu) è invece rivolto ad illustrare le inziative della Direzione Generale XIII della Commissione (telecomunicazioni, informatica, ricerca), e da qui si può accedere a ECHO, dove sono raccolte la maggior parte delle Banche Dati già consultabili tramite ITAPAC;
"CORDIS" (Community Research and Devolopment
Information Service) (http://www.cordis.lu)
e "ISPO" (Information Society Project Office)
(http://www.ispo.cec.be), che integrano
la non piccola presenza in questo ambiente telematico di un'Europa
tutavia ancora un pò troppo virtuale.
Ma nel continente si diffonde anche la scelta di realizzare Reti
civiche: tra queste la più nota è certamente The
Digital City (De Digitale Stad), nata ad Amsterdam nel gennaio
1994: essa offre un filo diretto con i membri del consiglio comunale,
la partecipazione a dibattiti on-line, l'accesso agli archivi,
ai documenti pubblici, ai programmi politici dei vari gruppi,
ad ognuno dei quali è riservata una sede nella città
digitale; vi è poi un'edicola elettronica e una casa della
cultura e delle arti. Dalla sperimentazione si è passati
alla commercializzazione di spazi con il "The marker square",
centro di shopping on-line, per coprire le alte spese di gestione
(900.000.000 lit. all'anno). La Città digitale conta circa
10.000 abitanti e vanta 120.000 visitatori al giorno (http://www.dds.nl/ )
Su questo modello, ma con specificità proprie, si stanno
diffondendo le reti civiche italiane, come quella
di Bologna (Iperbole), di Siena, di Roma, di Modena, di Milano,
dove i servizi al cittadino si integrano all'informazione sulla
vita culturale e sociale, collegando istituzioni, archivi, uffici
pubblici, dati di pubblica utilità, descrizione di progetti
in corso e raccolta di pareri sull'amministrazione. Un esempio interessante di nuova tecnologia telematica unita al localismo viene da Telluride, una cittadina del Colorado in cui si è sperimentata una rete civica che integra biblioteca, istituti scolastici, centro medico, consorzio artistico, amministrazione locale.
E' un caso in qualche misura ripreso in Italia a Colletta
di Castelbianco (SV), un progetto pilota di riuso di 60 unità
abitative dotate di PC. videotelefono, fax, video on demand, connesse
in modo integrato ad una centrale PABX, alla rete ISDN, ad una
workstation Unix: gli abitanti comunicheranno tra loro e avranno
accesso ad Internet, al Teleshopping e alla teledidattica, e godranno
della copertura GSM fornita dalla Telecom.
Ma vi sono anche associazioni telematiche di indirizzo civile:
la più nota è La città invisibile
nata nel luglio 1994 come esperimento di democrazia elettronica,
con istituzioni, coordinamento, commissioni, assemblea, servizi,
quali l'Edicola, l'Ossevatorio Reti, Polec-Ita, la piazza di discussione
politica. Durante i referendum La Città invisibile ha collaborato
per mettere a disposizione su Internet informazioni sui referendum
legati alla Mammì.(http://www.Citinv.it
E-mail: info-coord{Sostituisci con chiocciola}citinv.it), e continua a fornire un utile servizio
di integrazione tra le reti civiche italiane e i loro servizi.
Si può anche ricordare che è in atto, nel mondo
scolastico italiano, un interessante passaggio dal movimento
dei fax al movimento delle reti. Si sta passando dal volantinaggio
telematico della Pantera e dei successivi movimenti studenteschi
degli ultimi due anni, senza vincoli spaziali, ma con la necessità
di occupare la scuole e di accedere ai numeri telefonici degli
altri istituti, al movimento delle reti che movimento ancora non
è ma, se va in porto il progetto di collegare le scuole
superiori ad Internet, certo lo diventerà, costruendo un
canale di comunicazione uno a tutti, cioè di tipo mass-mediale,
senza grandi investimenti, con la sola energia creativa come meccanismo
attenzionale. L'organizzazione del movimento studentesco ne uscirà
assolutamente modificato, anche per la visibile disponibilità
degli studenti ad utilizzare le nuove tecnologie.
Né va dimenticata la vasta integrazione telmatica della
informazione giornalistica, cioé la creazione di giornali
in rete che in Italia e nel mondo stanno affiancandosi alle
forme tradizionali di comunicazione: tra i primi e i principali
si possono ricordare The Electronic Telegraph, Monde Diplomatique,
New York Times, ANSA International, Il manifesto, Catena di Magazine
Time Warner, Liberation, L'Unità, Internazionale, L'unione
sarda, Time Magazine, Cuore, Der Spiegel, London Daily Telegraph,
Il sole 24 ore on demand, che usa il segnale televisivo satellitare,
La Repubblica, che affianca le notizie dell'edizione cartacea
con archivi e repertori di dati che integrano il giornale, e non
ne rappresentano solo la sua edizione elettronica. Infine meritano uno sguardo I politici italiani in Internet. Le ultime elezioni hanno dato una spinta a questa ulteriore presenza comunicativa, ma certo i risultati non sono stati all'altezza delle intenzioni.
Il PDS considera ormai Internet come uno strumento di essenziale
importanza, da sostenere e da utilizzare con attenzione, e non
solo per motivi elettorali. Collegandosi al suo server si può
scrivere a D'Alema, al Coordinamento della Segreteria Nazionale,
ai Gruppi Parlamentari Progressisti-Federativi e ad altre Aree
del partito. Sono inoltre già stati attivati altri server
di Federazioni locali, e presto i siti del PDS saranno più
di una decina: sul server un documento "Per il coordinamento
delle attività del PDS in rete" fornisce consigli
dettagliati alle Federazioni che hanno intenzione di inaugurare
un nuovo WWW. In rete il PDS è presente anche con il newsgroup
it.politica.pds (distribuito dal server news.uni.net e facilmente
accessibile dal sito del PDS), e con una lista di discussione
aperta a tutti, "documento", ospitata dall'associazione
La Città Invisibile (http://www.citinv.it,
con listserv{Sostituisci con chiocciola}citinv.it). La lista è stato il primo esempio
in Italia di uso della rete da parte di un partito per aprire
un dibattito finalizzato a un lavoro politico, coinvolgendo il
maggior numero di persone e non solo gli iscritti. Il "Cyberporto"
del WWW del PDS collega alcune edicole virtuali e i più
importanti siti politici italiani, compresi quelli di Forza Italia
e di Alleanza Nazionale.
Anche Prodi e i suoi Comitati, presenti in rete da più
di un anno, hanno prodotto ormai una quindicina di siti. Il più
importante e visitato è il "Forum Romano Prodi"
(http://www.krenet.it/Prodi.html),
da cui è possibile accedere agli altri e dove si possono
leggere istruzioni e consigli su come allestire i nuovi server
dell'Ulivo, nonché aprire liste di discussione, una delle
quali, "pro-prodi" (sul listserv di itnet.it), è
aperta a tutti. I server di Forza Italia sono due, e non sono cambiati radicalmente malgrado le elezioni. La novità più interessante forse è costituita da un questionario che vuole dettagliati giudizi sul sito, dopo avere cercato di stabilire il profilo del visitatore con domande molto precise. Le informazioni sui programmi, sugli uomini e sui gadget di Forza Italia abbondano, mentre le fotografie di Berlusconi sono definitivamente scomparse.
Alcune pagine sono firmate da Diakron, la società specializzata
in sondaggi di Gianni Pilo, che mette anche a disposizione delle
cartine geopolitiche e notizie sul centro-destra nel mondo. Poche
modifiche anche per ciò che riguarda il Centro Laurina
di Roma (http://www.webcom.com/~fi),
il secondo server di Forza Italia, e il Movimento dei Club Pannella-Riformatori
(http://www.riformatori.stm.it).
Vicine a Forza Italia sono anche le pagine dei Giovani per la
Libertà. Riforme e Libertà, invece, è un'associazione
rigorosamente liberale che sollecita però le adesioni degli
iscritti sia di Forza Italia sia di Alleanza Nazionale.
Alleanza Nazionale ha un sito ancora scarno (http://www.alleanza-nazionale.it),
aperto da poco, ma affiancato dai server ancora in fase di allestimento
di due o tre Circoli locali: il C.T.I.M (Comitato Tricolore per
gli Italiani nel Mondo, (http://www-iwi.unisg.ch/~sambucci/ctim),
Realtà Nuova, il "cyberspazio della destra italiana"
(http://www.mclink.it/com/realtanuova)
e gli "argonauti" del Coordinamento Regionale di AN
dell'Emilia Romagna (http://www.tizeta.it/info/an).
Il Secolo d'Italia sarà presto in rete e i Circoli Sicurezza
e Difesa (http://www.securidata.it/homepage.asp)
hanno intenzione di costruire una rete presente su tutto il territorio
italiano per studiare la violenza, la criminalità e la
difesa nazionale.
La Lega Nord ha inaugurato sette siti, non tutti ufficiali,
qualcuno è curato da simpatizzanti residenti all'estero.
Quello più ufficiale, del gruppo del Senato, (http://www.leganordsen.it/)
è quasi vuoto, ma permette di scrivere a Bossi. Quelli
dei piemontesi (http://www.internauta.it/federal/federal.asp)
e dei bergamaschi (http://www.mediacom.it/~legabg/index.html)
forniscono più informazioni, e quasi tutti hanno puntatori
ai siti di movimenti federalisti di altri Paesi. Infine va segnalata l'esistenza dei server ancora in allestimento e quasi vuoti, degli ultimi arrivati: la Federazione dei Liberali (http://server.luda.livorno.it/liberali), La Rete (http://207.48.131.96/clienti/larete/, con il giornale elettronico Iter: Materiali per l'Altra Politica), i cristiano-democratici, il PPI, Rifondazione Comunista, la Federazione Laburista del Lazio, i Socialisti Italiani. Anche le pagine della Federazione dei Verdi sono ancora in fase sperimentale, mentre il Gruppo parlamentare dei Comunisti Unitari (http://www.mclink.it/comunit) contiene già una documentazione abbastanza ricca e bene organizzata. Le organizzazioni e i partiti stanno usando con grande piglio questa opportunità tecnologica, ma l'impressione, per citare Falconieri, che ha approntato questa panoramica sui server politici, è che vi sia una sola certezza:
«la rete ormai interessa a tutti i politici,
anche se molti sembrano poco convinti della sua efficacia e la
usano un po' come se fosse un semplice volantino elettorale e
non un possibile strumento per migliorare la democrazia e il coinvolgimento
dei cittadini nella vita politica del nostro Paese». 4. Le risorse della politica telematica
Su questo quadro di insieme, frammentario quanto incompleto, vorrei
comunque cercare di suggerire alcune risposte che la comunicazione
telematica può offrire ai problemi della politica contemporanea.
Ripercorrendo la lista di questioni prima accennata (§2)
possiamo chiederci quanto le nuove tecnologie informatiche e telematiche
ci possono aiutare a trovare soluzioni. 4.1 Le dimensioni
Se la questione delle dimensioni degli stati contemporanei è
un problema di scala, da tempo oramai queste dimensioni non si
misurano piu in kilometri quadrati o il linee di confine, ma in
aree linguistiche, in ecosistemi, in globalzzazioni comunicative.
Il rischio di questa trasformazione "culturale" delle
appartenenze geo-politiche se da un lato apre al localismo come
ricerca di un'identità visibile, dall'altro permette di
ridefinirsi come appartenenti al genere umano in una forma del
tutto nuova. Non per diritto, ma per comunicazione e scelta. L'universo
telematico permette infatti sia la comunicazione uno-molti, (simile
a quella dei tradizionali mass-media), che quella uno-uno (simile
a quella telefonica), che quella alcuni-alcuni (nei newsgroup
di discussione in rete). Da quella massificata a quella interpersonale
e diretta, da quella planetaria a quella iperlocalistica, la comunicazione
in Rete si muove con una straordinaria duttilità, rendendo
possibile integrare l'interesse per la comunità locale
nello sfondo di notiziari nazionali o internazionali, tagliando
dal macro al micro la selezione su problemi, settori, emergenze.
Non si può più distinguere il dominio nella rete,
perché la connessione è totale e la comunicazione
si differenzia solo per la nostra scelta di settorializzarla.
Questo non farà di noi cittadini migliori, ma certo l'ignoranza
o la cattiva informazione saranno sempre più una nostra
responsabilità piuttosto che una cattiva organizzazione
dell'agenza dei network mass-mediali. 4.2. Democrazia diretta e/o rappresentativa La democrazia rappresentativa, con i numeri delle nostre società, non si può ridurre all'esercizio del voto. In particolare laddove, come anche in Italia, la tendenza maggioritaria lega ancor più al collegio il singolo eletto, si pone il problema di una precisa conoscenza della sua attività parlamentare, e di una ancor più accurata conoscenza da parte dell'eletto dei molteplici aspetti politici connessi al suo collegio. E' in gioco quindi non la delega ma la conoscenza e il controllo del politico da parte del cittadino, potenziando l'interazione (come accade soprattutto nell'esperienza americana) e come timidamente cercano di fare anche i nostri politici sbarcati sulla Rete nelle ultime elezioni.
Ma è soprattutto la democrazia diretta a suggerire le innovazioni
più decisive, pur se dense di preoccupazioni. Il referendum
è il primo ambito a cui si pensa, potenziato e diffuso
dall'utilizzo della risorsa telematica, ma soprattutto la consultazione
settoriale (per esempio delle scuole, delle università,
degli enti pubblici, delle aziende di un comparto produttivo)
può essere un rapido strumento di cooperazione tra periferia
e centro, tra ambito locale e centrale, in vista di decisioni
da prendere che investono una parte della società. Ma non
si deve dimenticare la possibilità di accedere e conoscere
gli atti parlamentari, usando Internet, e in generale tutte le
deliberazioni e i progetti di legge sia nazionali che regionali
o locali. Lo spazio di partecipazione in una rete civica, infine,
è straordinariamente potenziato, permettendo al cittadino
di influire in modo veloce e tempestivo in decisioni che la politica
spesso riserva per sé relegandole a luoghi comunicativamente
separati. 4.3. La società di massa e la massa di dati
La nuova massa è dei dati non degli utenti. Il mare, la
marea di notizie a cui siamo sottoposti deve essere governata,
proprio perché non vogliamo più informazione, ma
migliore informazione. Da qui la necessità di personalizzare
gli accessi alle notizie, selezionando ciò che ci interessa
di più al di là di una conoscenza generale degli
eventi principali, personalizzando i tempi di accesso, quindi
il momento e le condizioni per informarsi, personalizzando la
modalità di accesso, privilegiando il testo, l'immagine
in movimento, la statistica, l'intervista, il reportage, insomma
il modo che ognuno ritiene migliore per conoscere. Questa modulare
multimedialità, ancora sullo sfondo eppure già leggibile,
è uno dei più interessanto effetti che porterà
nel sistema dell'informazione la svolta telematica. Come dice
Jim Clark, presidente della Netscape Communication Corporation,
che produce il principale programma di navigazione in Internet,
e quindi un interessato, ma certo competente, protagonista della
Rete:
«La cosa fondamentale e il motivo che spinge a investire
su Internet è che diventerà il canale standard per
tutti tipi di trasmissione, dati, in voce, in video, per i software,
per il testo e cosi via. Presto anche Tv e film e telefono viaggeranno
su Internet, che si rivela non un semplice canale di comunicazione,
ma un intero sistema di comunicazione che contiene, e conterrà
sempre più, tutti i tipi di media» Quello che è in atto è il passaggio dai mass-media ai my-media costruiti su misura dell'utente e del cittadino informato. La telematica è lo strumento di questo passaggio ma, com'è ovvio, qui si gioca anche un cambiamento sostanziale del modo di fare e di essere comunicazione. La Rete consentirà infatti di creare fronti di pressione, come già accade per la riduzione delle tariffe telefoniche della Telecom, permetterà di diffondere fonti alternative rispetto a quelle ufficiali, favorirà la costruzione di comunità politica virtuali, come la Citta invisibile in Italia, fornirà l'accesso ad un'informazione più controllabile ed elaborabile, con i giornali elettronici e la personalizzazione delle notizie.
In una parola sta cambiando la società di massa, che pure
non scomparirà, perché sta spostandosi dall'emittenza
alla rete, dalla dipendenta all'integrazione comunicativa. 4.4. Orizzontalità degli eventi e profondità dell'informazione
Diventa possibile, dicevamo, non solo costruire un proprio palinsesto
informativo, ma anche graduare il livello e la qualità
delle notizie che cerchiamo. Infatti nella Rete diventa fondamentale
saper trovare i dati, usare gopher e strumenti di ricerca, cercare
i dati ma anche metterli a disposizione quando se ne è
in possesso, cercare di navigare con intelligenza nell'enorme
massa di notizie che affollano il cyberspazio. Ma ciò che
più conta è che questa navigazione assume una logica
nuova, casuale anziché sequenziale, ipertestuale anziché
lineare. Ciò vuol dire che possiamo e dobbiamo cercare
solo quello che ci interessa, se lo vogliamo, muovendoci nei vari
menu con la disinvolura del ricercatore e non con la passività
dello spettatore. Ma ciò avviene abbandonando la linearità
della scrittura per entrare nella multidirezionalità ipertestuale,
dove si seguono e si approfondiscono i piani, dove si trova sempre
di più talvolta anche a rischio di smarrirsi. In questa
logica possiamo aggiungere alla bidimensionalità della
comunicazione audio-visiva la terza dimensione dello scavo e dell'approdondimento,
uscendo dall'orizzontalità in cui sono schiacciate le notizie
mass-mediali per avere il modo e il tempo di scavare al profondo
e, forse, di capire di più. 4.5. La memoria elettronica Già, il tempo. Il grande escluso della cultura mass-mediale e politica è proprio il tempo, cioé la capacità di tenerne traccia, farne memoria, averne padronanza, come chi sa ciò che precede e talvolta spiega il presente, e non solo come chi su tale presente galleggia sostenuto dai notiziari a stampa o in video.
Conta oggi più che mai non tanto avere notizie quanto tenerne
traccia e farne memoria, utilizzando al meglio l'enorme massa
di dati in cui viviamo. Il computer e la Rete diventano così
lo strumento principale per l'archiviazione personale, per la
ricostruzione individuale di quegli archivi già esistenti
ma inaccessibili ai più, come quelli dei giornali, delle
televisioni, delle banche dati, delle istituzioni. Fare memoria
e non affidarsi all'amnesia delle fonti informative diventa la
vera scommessa per noi cittadini di fine millennio, penalizzati
non dalla carenza ma dall'abbondanza di notizie. 4.6. Il rallentamento e l'esplosione del sapere Con il recupero del tempo e della memoria anche il ritmo del sapere può subire significative modificazioni. La quantità di dati circolanti sta crescendo quantitativamente e qualitativamente. Pensiamo al fatto che con la fibra ottica in un secondo possono passare 1000 miliardi di bit, cioé tutti i numeri del Wall Street Journal, più di l19000 Megabyte.. Con un normale modem a 28.800 baud in 15 secondi si trasmettono 20 cartelle dattiloscritte: paragonata con l'"informazione" televisiva è la differenza tra il titolo ed il testo di un capitolo. Con il nuovo sistema Globespan, messo a punto dalla AT&T Paradyne diventa possibile comprimere 6 Mbps nei normali cavi telefonici, cioè due volumi dell'Enciclopedia Einaudi per secondo.
Tutto ciò significa l'esplosione del sapere in rete, ma
anche il rallentamento dei tempi di conoscenza, la possibilità
di memorizzare i siti e di indagarli quando possibile, la opportunità
di arricchire e integrare l'archiviazione dei dati nel tempo e
nel ritmo del nostro interesse. Si può passare così
dalla miniaturizzazione degli eventi politici, tipica della cultura
mass-mediale, alla possibilità di ricostruirli, di conoscerli,
di scavarli e di espanderli. In una parola si rallentano e si
espandono quegli eventi, anche politici, che la televisione tende
a velocizzare e a miniaturizzare. 4.7. Pubblico e democrazia proliferante
Il termine un pò utopistico di democrazia proliferante
è quello che usa Bifo per denominare le comunità
virtuali
« comunità che hanno carattere elettivo,
non vincolante, temporaneo. Ogni comunità si costruisce
sulla base di un interesse, di un linguaggio, e non può
imporre alcun vincolo di appartenenza».
Le comunità virtuali, questa sorta di nuovo spazio pubblico
in cui agire, anche politicamente, rappresenta, credo, una continuazione
tecnologicamente diversa ma sociologicamente omogenea a quei gruppi
di pressione come le vittime dei familiari di Ustica o gli abitanti
del val Bormida, nati negli anni '80 e descritti da Manconi:
le loro principali caratteristiche sono l'autonomia organizzativa,
la politicizzazione massima del conflitto, l'attività di
lobby, la proiezione sui media, la drammatizzazione delle vertenze.
In una forma più sfumata questa socialità tematica,
virtuale, eppure pubblica e talvolta anche politica continua a
rappresentare il modo di riaggregazione attraverso la tecnologia
delle tradizionali identità collettive in crisi. O forse
ne rappresenta un possibile superamento.
5. I rischi della telematica E' tutto ciò un vero sviluppo della democrazia o non ne rappresenta anche un nuovo rischio? La domanda iniziale non va elusa, e da parte degli stessi fautori della democrazia elettronica vengono le critiche più consapevoli. Secondo Rheingold vi sono tre filoni critici «Una scuola proviene dalla storia dei media, e si concentra sul modo in cui i mezzi di comunicazione elettronica hanno già svuotato le pubbliche discussioni, trasferendone sempre più i contenuti nella pubblicizzazione dei più vari prodotti, secondo un processo che questi critici chiamano co-modificazione (communication+modification) Anche il processo politico, secondo questa scuola, è stato trasformato in una merce. Il nome ufficiale di questa critica è la co-modificazione della sfera pubblica. La sfera pubblica è, secondo questi studiosi, ciò di cui potevamo disporre come cittadini di una democrazia, ma che abbiamo perso trascinata via dall'ondata della mercificazione (...) La seconda scuola critica mette in evidenza il fatto che le reti interattive a banda larga potrebbero essere usate insieme ad altre tecnologie sia come strumento di sorveglianza, controllo e disinformazione, sia come veicolo di informazioni utili. Questo attacco diretto alla libertà personale individuale è aggravato da una diffusa erosione dei valori sociali tradizionali, dovuta alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie. L'esempio più problematico è il modo in cui le nozioni più comuni di privacy sono da più parti minacciate dalla facilità di raccogliere e diffondere via cyberspace informazioni relative a individui. Quando la gente fruisce dei vantaggi delle comunicazioni o delle transazioni elettroniche, lascia inevitabilmente tracce digitali visibili; il fatto è che ora le tecnologie in grado di scoprire queste tracce stanno maturando, e c'è dunque ragione di preoccuparsi (...) Questo filone critico è noto come Panoptic - termine che allude al carcere perfetto proposto nel diciottesimo secolo da Jeremy Bentham - un modello teoretico perfettamente calzante alle possibilità reali delle odierne tecnologie.
Merita menzione un terzo filone critico, a dispetto del bizzarro
e incredibile immaginario proprio dei suoi più noti esponenti:
la scuola iperrealista. Questi critici credono che le tecnologie
dell'informazione abbiano già trasformato ciò che
è stato finora considerato realtà in una simulazione
elettronica. Vent'anni prima che gli Stati Uniti eleggessero un
attore come loro presidente, i primi iperrealisti facevano notare
come la politica fosse già diventata un film, uno spettacolo
che portava la tattica degli antichi romani del panem et circenses
al livello dell'ipnotismo di massa.... Questa prospettiva coglie
qualcosa sul modo in cui gli effetti delle tecnologie delle comunicazioni
hanno cambiato i nostri schemi di pensiero».
Mercificazione della sfera pubblica, il Panopticon che prelude
al Grande Fratello, l'avvento della società dello spettacolo
che svuota il mondo trasformandolo in scenario sono certamente
le prime e le più classiche delle obiezioni che si possono
avanzare a chi crede che l'avvento massiccio di queste nuove tecnologie
comunicative possa arrecare solo vantaggi al sistema sociale.
«Quando il Grande Fratello arriverà non
stupitevi se avrà le sembianze di un commesso della drogheria,
perchè la privacy è stata trasformata in merce,
un omaggio di sempre migliori reti d'informazione, per anni».
Questa di Rheingold è un'immagine felice, che integrando
i tre filoni critici che abbiamo citato mostra come in realtà
il vero rischio sia l'avviarsi ad un'evoluzione sommessa, tranquillamente
devastante, inosservata perché passa attraverso il controllo
delle mailing lists da parte delle grandi compagnie commerciali,
nelle quali tutti noi diventiamo prevedibili consumatori, volontari
numeri di una statistica di vendite. Felicemente. 5.1 Il controllo culturale
Ma non va dimenticato un altro fronte di possibile controllo:
quello culturale, basato sulla ineguale distribuzione dell'alfabetizzazione
informatica. Il rischio di un analfabetismo informatico e telematico,
che si affaccia soprattuto tra le generazioni meno giovani e meno
sensibili al cambiamento comunicativo, prelude ad una popolazione
di nuovi ignoranti, incapaci di adattarsi alle forme ancor prima
che ai contenuti della rivoluzione elettronica e per questo destinati
a rimanerne ai margini, senza accedere al valore aggiunto di queste
nuove tecniche dell'intelligenza. 5.2. Il controllo economico
Vi è il problema del controllo tecnologico, in particolare
delle infrastrutture telematiche, più esposte al rischio
monopolista di quanto non siano i produttori, comunque costretti
ad un mercato. Nel caso italiano, di nuovo emblematico, il vero
controllo su Internet avviene con la TUT, la tariffa urbana a
tempo, ed è un controllo economico. E' la Telecom, più
e prima dei Provider privati, a godere i vantaggi dello sviluppo
di Internet, a far pagare il costo, non piccolo, della lentezza
e della vetustà delle nostre linee a terra, a guadagnare
sul cattivo servizio offerto, con connessioni che reggono qualche
minuto e poi cadono, con tariffe orarie di punta che fanno rabbrividire
il navigatore ordinario, costretto alla notte ed all'affollamento
nelle fasce di minor costo. Infine non va dimenticato che proprio
in questo periodo Telecom Italia ha acquisito il maggior Provider
italiano, Video On Line, sommerso dai debiti in servizi con la
stessa Telecom. Chi fornisce la rete si affitta le linee per fornire
anche i servizi in rete: un interessante caso per la riflessione
dell'autorità antitrust. 5.3. L'evanescenza dell'esperienza nel cyberspazio
Vi sono poi dei rischi più sottili, che affliggono chi
cerca in comunità virtuali un succedaneo alle comunità
reali e fragorose di una vita non disattivabile con un reset.
Quella in rete è, in fondo, una comunicazione fragile,
una comunità precaria, un'associazione selettiva quanto
temporanea. Deve ancora fromarsi una vera cultura dell'appartenenza
virtuale, che usa l'interazione nel cyberspazio come uno strumento
in più e non come un impegno in meno. Restano a monito
le parole di Alberto Magnaghi
«Temo una interpretazione consolatoria del ciberspazio come
sostituzione di relazioni di una città disfatta e inesistente,
in queste conurbazioni metropolitane che sono presenti nel primo
e nel terzo mondo in modo esasperato. Non vorrei vedere un futuro
di baraccopoli del terzo mondo tutte dotate di un video-computer.
Il cottage telematico è un'unità che dissolve ancor
più il concetto di città: si deve fare attenzione
a non rendere le potenzialità della telematica distruttive
dell'interazione reale degli individui e considerarle invece come
potenziamento comunicativo ».
5. Conclusioni
La differenza tra il consumatore (anche di politica) e
l'utente telematico (anche di politica) è che l'uno
usa e consuma prodotto finiti e definiti, mentre l'altro, con
un investimento oramai assimilable a quello per la TV di casa,
cioè con un computer, riceve e trasmette dati che poi manipola
e sceglie, scarta ed enfatizza, acquisisce o abbandona.
E' l'idea di informazione, allora, a ritornare in luce:
da sempre confusa con il dato si mostra invece sempre più
connessa all'elaborazione a partire da domande, ritrovando il
suo significato originario di riduzione di incertezza a partire
da una varietà data. Come scrissero Claude E. Shannon e
Warren Weawer, i due tecnici della Bell Instruments che hanno
"inventato" la nozione di informazione quantificandola
in una teoria matematica
"il termine informazione nella teoria delle
comunicazioni non riguarda tanto ciò che si dice effettivamente,
quanto ciò che si potrebbe dire. Cioè l'informazione
è una misura della libertà di scelta che si ha quando
si sceglie un messaggio. Se ci si trova di fronte ad una situazione
molto elementare, nella quale si deve optare per uno fra due messaggi
alternativi, allora arbitrariamente si dice che l'informazione,
in ralazione a questa situazione, equivale ad una unità.
Si noti che è ingannevole (anche se spesso conveniente)
dire che l'uno o l'altro messaggio trasferisce una quantità
di informazione. Il concetto di informazione non si applica ai
messaggi particolari (come vorrebbe il concetto di significato),
ma piuttosto all'informazione intesa come un tutto, l'unità
di informazione stando ad indicare che in questa situazione si
ha una quantità di libertà nella scelta del messaggio
che è conveniente considerare come una quantità
standard o unitaria." Ritorna il tempo, e con esso la possibilità di pensare e capire per scegliere. La politica perde la sua mass-mediale semplificazione a vantaggio della velocità di comprensione, per acquisire un tempo proprio di elaborazione e di conoscenza, senza smarrire, anzi accentuando, una velocità di trasmissione dei dati. Si apre così lo spazio ad una comunicazione di massa a taglio e interazione individuale, cioè una comunicazione di massa che non sia piattamente giornalistica, ma diventi capace di essere soprattutto interattiva, a differenza di quella di massa. Ma con questo richiamo all'interazione possiamo recuperare quel primo aspetto della democrazia che all'inizio avevo anticipato, pur senza definirlo. Se la democrazia è lo stato in cui tutti siamo ugualmente liberi e liberamente uguali serve ancora qualcosa perché questa democrazia sia compiuta: serve la fratellanza, cioé quella terza parola sulla bandiera francese della rivoluzione, che tuttavia abbiamo trascurato e progressivamente dimenticato. Per evitare il solitario esercizio della propria autonomia e la collettiva misurazione della distanza tra uguaglianza ideale e disuguaglianza reale (quella che permette a molti di noi di giustificare le proprie piccole o grandi nefandezze) serve la fratellanza, cioé un senso di appartenenza comune, un destino collettivo a cui dobbiamo sentirci legati, una condivisione di vite e di sorti che sola ci permette di vivere la globalità senza cinismo. Ma questo atteggiamento non viene da nessuna comunità virtuale: nasce solo dall'esercizio concreto e costante della propria vita partecipativa, perché la partecipazione è il corollario della democrazia, almeno quanto la fratellanza lo è della libertà e dell'uguaglianza.
Dice Geert Lovink, uno dei fondatori di The Digital City :
«Per me ogni rete è prima di tutto una vera e propria
infrastruttura tecnica, che rende possibili comunicazioni veloci
e poco costose; è semplicemente un potente mezzo della
comunicazione: decentrato ed economico, tanto su scala globale
quanto locale. La democrazia è, invece, soprattutto una
disposizione mentale: la si difende solo quando continuamente
si verificano, vivendole, le sue leggi e consuetudini. Per questo
la cultura democratica è così complessa, paradossale
ed ambivalente. Non possiamo semplicememte immagazzinare la democrazia
nelle macchine o proseguirla nel cyberspace: ecco perché
The Digital City è stata prima di tutto pensata come esperimento
per la costruzione di un rapporto info-attivo tra le sfere classiche
della politica e le frontiere del cyberspace».
La telematica può aiutare la democrazia, ma non la può
migliorare da sola: se non saremo noi ad avere bisogno di un plus
di democrazia non sarà il ricorso ad una telematica pervasiva
a consentirci di raggiungere un risultato che non nasce da una
nostra idea di condivisione umana.
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