Un filosofo analizza provvedimenti e strategie
del governo visti dalla parte del cittadino. Per scoprire che
tra promesse mancate, modifiche repentine e contraddizioni varie
la gente comincia a soffrire di una "sindrome da confusione
acuta" su pensioni, scuola, fisco e sanità. La soluzione?
Più chiarezza su leggi, diritti e doveri Il progetto di legge finanziaria sta portando con sé proteste e clamori diffusi. Inoltre si rileva un generale senso di stordimento che pervade le menti di molti cittadini. Di fatto non si riesce a comprendere quel che sta accadendo. C'è un disagio che è creato da un continuo sfilacciarsi delle promesse. A tutto ciò si affianca l'incertezza di prospettive in materia di occupazione; a questo si aggiunge l'ansia che affiora quando si prospettano cambiamenti repentini e contraddittorii sia dell'assistenza sanitaria sia dell'organizzazione delle pensioni, come dell'intera struttura dell'istruzione scolastica ed universitaria. Ciascuno di questi fattori crea quello stordimento dovuto al non poter saper quel che accadrà domani. A nessuno sfugge che oggi sia l'ora dei "sacrifici"; tuttavia sembra che non ci si sia resi ben conto della portata di quel che si chiede. Tra quel che si sta prospettando e quel che si era promesso vi sono contraddizioni stridenti e ciascuna di queste merita di essere esaminata sia pure sommariamente. Per quel che riguarda l'evasione fiscale ben ricordo che era stato promesso, con estrema determinazione, che era venuto il momento di far pagare le tasse agli evasori fiscali poiché con il solo recupero di quelle somme si sarebbero evitati tagli e tasse. Nulla di tutto ciò è previsto nella finanziaria che affronta il problema con molta esitazione. In molti poi avevano proclamato di modificare (e migliorare) il sistema sanitario pubblico, tuttavia oggi si decide di premiare quei medici che risparmieranno sugli accertamenti diagnostici. Il che vorrebbe essere un invito ad evitare inutili sprechi. Purtroppo questo principio non può essere applicato perché il medico non è un contabile. Quanto alle polemiche sui tanti modelli di riforma del sistema pensionistico queste sono state tante e tali che è del tutto incomprensibile il capire quale sarà il tenore di vita di chi andrà in pensione tra vent'anni. Ci sono però buoni motivi per essere preoccupati perché la riduzione di stipendi e pensioni influirà sulla possibilità dei genitori di poter garantire ai propri figlioli la frequenza ai corsi di istruzione superiore. Infatti già si sta prospettando un congruo rincaro delle tasse scolastiche ed universitarie che verranno diversificate in base a quelle famose "dichiarazioni dei redditi" che in molti hanno dimostrato esser spesso documenti inaffidabili e reticenti. Per di più tutto il settore dell'istruzione è sottoposto a tagli e ridimensionamenti (sono spariti i computer per ogni classe e gli strumenti musicali per ciascun allievo che erano stati promessi in campagna elettorale, benché nessuno ci avesse creduto). Inoltre è davvero intollerabile parlare di riforme scolastiche continuando a progettare la chiusura delle piccole scuole delle nostre valli come se ci si trovasse in una nazione fatta di vaste pianure nelle quali scorrerebbero veloci gli efficienti sistemi di trasporto pubblico. E' altrettanto ridicolo quel susseguirsi di progetti di recupero della dispersione scolastica quando poi uno dei fattori dei tanti insuccessi scolastici è dovuto al sovraffollamento di molte delle classi iniziali delle scuole di ogni ordine e grado. In un'aula composta da 30 (e talvolta da 34) scolari è ben ovvio che l'insegnamento sarà estremamente difficoltoso. Ed è davvero sibillino ed inquietante quel disegno di legge per l'autonomia scolastica ove si dispone che "a decorrere dall'anno scolastico 1998/1999 sono abolite tutte le tasse scolastiche" poiché verranno stabiliti per decreto i nuovi contributi che le famiglie verseranno direttamente alle scuole in base ai loro redditi. Altro che "riduzione dello stato sociale": qua sembra che si voglia progressivamente abbandonare a sé stessa l'istruzione pubblica con conseguenze facilmente immaginabili e con grave danno per i capaci e i meritevoli che la nostra Costituzione tutela. Stupisce poi l'idea di risolvere il problema della tassazione sulla casa progettando da un lato un aumento delle tasse per chi - con molti sacrifici - già ha acquisito questo bene mentre d'altra parte si dichiara di voler favorire fiscalmente le giovani coppie intenzionate ad acquistare un appartamento. Tuttavia quest'ultimo lodevole intento è limitato ai "fidanzati" che risiedono nei centri abitati con popolazione superiore a 150mila abitanti: è evidente che il provvedimento, creando disparità di trattamento, lede l'eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge; infatti procedendo in questo modo i giovani di Milano ne trarrebbero un beneficio, ma i ragazzi dei centri minori verrebbero esclusi dalle agevolazioni per poter acquistare un'abitazione. Il che è assurdo così come è altrettanto grottesco il progetto di tagliar fondi alle Ferrovie dello Stato quando evidenti e macroscopiche sono le carenze del servizio. Quel che poi lascia addirittura esterrefatti è il proposito di ridurre drasticamente nel numero e nel trattamento economico l'utilizzazione degli ausiliari di leva nei Vigili del fuoco, nelle forze di polizia, e nei carabinieri. Qui sembrerebbe che si agisca senza considerare che la vita di ogni cittadino è esposta non solo alle azioni di organizzatissime bande di delinquenti, ma anche a un preoccupante diffondersi di una "microcriminalità" che turba e offende la serenità del vivere. Così il prospettare una evidente riduzione di impegno nella lotta alla delinquenza accompagnata per di più da roventi polemiche nei confronti delle forze dell'ordine non fa altro che diffondere angoscia e stordimento. Regna l'incertezza tra i lavoratori e tra gli studenti, come all'interno di ogni nucleo familiare, e nulla si fa per offrire una visione sicura dell'avvenire. Nel frattempo in tanti si cimentano sul tema delle "Grandi Riforme": presidenzialismo, federalismo, cancellierato, bipartitismo, etc.... stanno diventando "etichette" che non indicano quale sarà la soluzione dei problemi etici ed economici odierni. Sarebbe venuto il momento di dire basta con questa musica dell'avvenire.... Sono le parole di Max Weber (1864-1920) che in un illuminante libretto (Parlamento e governo, Bari 1993) analizzava il disorientamento politico del suo tempo. Allora il filosofo annotava che "negli stati industriali un sistema bipartitico è impossibile già in conseguenza della scissione degli strati economici moderni...". Si spiegava poi che il rischio di avere un parlamento impotente e dominato dalle burocrazie di partito è quello rappresentato da una continua richiesta di consultazioni popolari attraverso lo strumento del referendum. Ma questo non può far altro che generare un diffuso scetticismo che proprio oggi si appunta sul nostro futuro ed è un sentimento che induce a mettere sotto accusa l'istituto stesso del Parlamento. Tuttavia Weber, di fronte a questo malessere, affermò con forza che "il livello alto o basso di un parlamento si adegua a seconda del fatto che in esso i grandi problemi vengano non soltanto discussi, bensì autorevolmente decisi"; pertanto sarebbe bene evitare che l'approvazione delle leggi sia l'espressione di una burocrazia dominante.
Nel leggere queste note appare evidente che è
necessario che oggi siano offerti a tutti i cittadini gli strumenti
per capire il senso delle disposizioni legislative e finanziarie;
infatti chi produce disposizioni oscure e macchinose che riguardano
la vita dei cittadini si presenta come colui che sembra non abbia
mai messo piede in un'aula scolastica o in un reparto d'ospedale.
Si genera così un'incomprensione che si tramuta ben presto
in quello stordimento dato dalla oscurità di provvedimenti
incerti e questo è un malessere pericoloso.
Piero Morpurgo (filosofo)
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