Attorno alla metà degli anni '60 suscitò grande entusiasmo quella Lettera a una professoressa della Scuola di Barbiana organizzata dagli scolari di Don Lorenzo Milani. Tutt'oggi quelle note presentano importanti spunti di riflessione sulle condizioni della nostra Scuola. Allora si osservava quanto poco i deputati del Parlamento considerassero i maestri e le maestre della scuola primaria; allora si criticava la proposta "di esigere la laurea anche per chi insegna nelle elementari."
Trent'anni or sono quei ragazzi osservavano: "Quando
i laureati criticano la scuola e la dicono malata si dimenticano
d'esserne i prodotti. Hanno poppato l'infezione fino ai 25 anni.
Non sono più capaci di pensare che possa valer qualcosa
chi non ha fatto i loro studi". Son parole che non
andrebbero mai dimenticate. Purtroppo oggi abbondano nelle aule
del Parlamento (e talvolta anche in quelle scolastiche) i laureati
dalla memoria corta: essi hanno dimenticato di essere stati studenti;
essi non rammentano di aver frequentato le scuole di ogni ordine
e grado e di aver passato cinque anni con le maestre. Viviamo
in un paese di smemorati che finge di non ricordare un'infanzia
che, densa di passioni e timori, vide l'attenta presenza delle
insegnanti elementari. E' un oblio che rende incapaci di saper
ringraziare maestri e maestre che ci hanno seguito e che non
avevano la laurea. Eppure quegli insegnanti, privi di quel titolo
di studio, ma animati da giovanili entusiasmi, hanno formato decine
di generazioni. D'un tratto si è deciso di cambiare e
d'ora in poi anche i maestri dovranno conseguire il diploma di
laurea. Ebbene se non si può negare che vi fosse la necessità
di offrire agli insegnanti della scuola primaria la possibilità
di studiare e di aggiornarsi; tuttavia la soluzione adottata ha
tutto lo stile del burocrate smemorato che ha financo dimenticato
i problemi (e i patemi) dell'organizzazione di un piano di studi
universitario. Con questi presupposti e con la relativa rigidità
ministeriale è stato fissato un itinerario di esami che
calpesta e offende l'indole di chi vorrebbe insegnare ai più
piccoli. Da domani l'aspirante maestro sarà inserito in
un frullatore che lo costringerà a balzare da un campo
disciplinare all'altro. In tanto vagare si perderà l'orizzonte
mentale del bambino affascinato da fiabe e disegni, attratto dai
numeri e dalle parole. Avverrà così che il bambino
sarà guidato da un tecnoburocrate: un maestro con tanto
di laurea che ha il sapore del minestrone. Infatti il maestro
del 2.000 si formerà su aree disciplinari estremamente
diversificate ed obbligatorie: "area giuridica, area socio-antropologica,
area della musica e della comunicazione sonora, area del disegno,....
area delle scienze ambientali naturali ed igienistiche, area storico-sociale,
area linguistico letteraria, area pedagogica, area metodologico-didattica,
area fisico-matematica". Il tutto verrà affrontato
in 21 esami descritti in 15 tabelle con relativi codici alfanumerici.
Così, da questa nuova legge si apprende che la futura maestra
non solo dovrà impegnarsi nella 'Letteratura per l'infanzia'
e nella 'Didattica', ma sarà altresi chiamata a studiare
insegnamenti di alta specialità: neuropsichiatria infantile,
neurologia pediatrica e pediatria. Queste materie andranno 'miscelate'
con la storia del diritto italiano e a quest'ultima si aggiungeranno:
la legislazione scolastica; la sociologia della devianza e l'antropologia
culturale. Inoltre il maestro del 2.000 dovrà conoscere:
la sociolinguistica; la didattica della fisica, la didattica dell'astronomia,
la didattica della chimica; la storia e la tecnica della fotografia,
del cinema, del teatro e dello spettacolo.
Anche il più entusiasta di queste nuove prospettive
non potrà esimersi dal notare che è del tutto assurdo
prepararsi ad un esame di didattica della chimica, o dell'astronomia,
qualora non siano stati studiati i fondamenti delle relative discipline:
la scienza degli elementi e quella degli astri. Inoltre sfugge
del tutto il perchè il futuro maestro debba impegnarsi
nello studio della filologia romanza e della filologia germanica
o perchè debba essere competente in ortopedia infantile
e nei fondamenti dell'informatica. Il maestro del domani dovrebbe
dedicarsi ai bambini e non dovrebbe esser chiamato a frequentare
corsie ospedaliere o a preparare astronauti. Vien da pensare che
il legislatore non si sia curato di visitare né una scuola
elementare né un istituto universitario. Infatti questo
nuovo corso di laurea, fissato dal DPR del 31 luglio 1996 n. 471,
per i 'docenti delle scuole materne ed elementari' è una
maionese impazzita che non si cura di rispettare le ovvie propedeuticità
che già ora le facoltà interessate stabiliscono
per regolare l'accesso ai diversi esami.
Nel leggere un simile programma affiora il ricordo
di una classe di 5 elementare di ragazzi del 1955 che si commosse
per il trasferimento della maestra; che ammirava e rispettava
una vigilatrice vestita di bianco e che temeva le interrogazioni
di una puntigliosa direttrice. La memoria misura il passato e
giudica il presente. I bambini di quella classe oggi -senza eccessivi
traumi- hanno conquistato il loro ruolo nella società.
Quei bimbi a loro volta son diventati genitori; per lo più
soddisfatti delle maestre dei loro figlioli. Non ci furono problemi
particolari allora, non ce ne sono nemmen ora. Semmai la memoria
ricorda che le amarezze di quei ragazzi del 1955 iniziarono quando
quei giovani cominciarono ad incontrare la 'genia' di insegnanti
immemori di essere stati loro stessi studenti. Oggi quei laureati
piovuti dal cielo sembrano aver preso il sopravvento: hanno dimenticato
le loro maestre e, ingrati per quel che fanno i maestri dei loro
figlioli, progettano un itinerario didattico indigeribile per
i maestri dei loro nipoti. Purtroppo le future giovani generazioni
non dovranno più apprendere a leggere, a scrivere e a far
di conto. Nella 'nuova' scuola elementare i bimbi cresceranno
apprendendo un nuovo e mostruoso genere di fiabe sorto da un incredibile
miscela di nozioni ortopediche, chimiche ed astronomiche. Il miscuglio
sarà tale da mortificare il sentimento, la fantasia e la
passione di quel gioco divertente e particolare che è lo
stare in una scuola elementare. Sembra ormai destinato a sparire
quel mondo scolastico che vide protagonisti alunni recalcitranti
e fantasiosi come 'Pinocchio' e 'Gian Burrasca' nonchè
il terribile Franti di 'Cuore'. E' evidente che quei laureati
smemorati hanno dimenticato persino le loro letture giovanili
ed è altrettanto palese che gli allievi delle scuole elementari
verranno trattati come un 'modello burocratico' da inserire in
un asettico 'progetto qualità'.
Poichè i bambini non sono 'codici alfanumerici'è
bene sperare che la scuola dei bimbi possa essere sottratta alle
macchinazioni di chi crede che l'infanzia debba esser soggetta
alle aride regole della 'ottimizzazione': occorre difendere quell'entusiasmo
che i maestri e le maestre ci hanno offerto con la calda umanità
di un mestiere che non potrà mai essere rigidamente incanalato
dal freddo rigore di un burocrate. |