Un computer per chirurgo
Unico in Italia, a Schio è
attivo un nuovo strumento per la diagnosi di neoplasie e noduli
alla mammella: una macchina che scova lesioni millimetriche e
le asporta con estrema precisione. Tutto in ambulatorio e con
la sola anestesia locale.
Il carcinoma della mammella non dà
sintomi importanti ma si presenta generalmente con segni che necessitano
di ulteriori accertamenti quali, ad esempio:
I moderni programmi di screening fanno
ricorso ad apparecchi mammografici che utilizzano dosi di raggi
ridotte quasi del 50% rispetto a quelli tradizionali (con minor
rischio quindi per la paziente) e permettono di individuare lesioni
impalpabili di dimensioni a volte "insignificanti" (pochi millimetri).
Ai tradizionali strumenti diagnostici
si sono aggiunti in questi ultimi anni anche nuovi strumenti per
lo studio dei potenziali elettrici. Una lesione tumorale può
manifestarsi infatti con una alterazione dei potenziali elettrici
registrati sulla cute mammaria o all'interno del tessuto ghiandolare:
elettricità che viene captata da elettrodi sensibilissimi.
Si tratta di una procedura assolutamente indolore, simile ad un
elettrocardiogramma che presenta tuttavia una notevole sensibilità, indipendentemente
dalle dimensioni del tumore.
La diffusione dei programmi di screeening
di massa, se da un lato ha consentito di individuare un gran numero
di lesioni, alcune molto piccole, dall'altro ha posto problemi
riguardanti la tipizzazione delle stesse (cioè capire di
che tipo di lesioni si tratta: benigne o maligne): queste incertezze
possono essere risolte solo mediante una biopsia.
La biopsia consiste nel prelievo parziale
o totale della lesione per l'effettuazione di un esame al microscopio.
Questo è il metodo più sicuro per identificare la
lesione (capire se è benigna, maligna oppure si tratta
di una lesione a rischio).
La biopsia può essere effettuata
chirurgicamente oppure mediante ago (agobiopsia). La biopsia chirurgica
richiede una procedura in due tempi: il posizionamento all'interno
della mammella di un piccolo filo-guida (viene posto dal radiologo
sotto guida mammografica). La paziente viene quindi trasferita in sala operatoria
dove il chirurgo, seguendo il filo, raggiunge la lesione e la
asporta. Questa procedura richiede tuttavia un vero e proprio
intervento chirurgico spesso in anestesia generale ed al fine
di evitare errori, e richiede l'asportazione di una porzione relativamente
ampia di tessuto. La biopsia chirurgica presenta tuttavia il vantaggio
di consentire l'asportazione della lesione.
La metodica più seguita in questi
ultimi anni è l'agobiopsia con ago sottile. Sotto controllo
ecografico o mammografico, si inserisce un piccolo ago nel nodulo
e si esegue il prelievo. Questa metodica è però
soggetta ad errori che possono dipendere dall'abilità dell'operatore
oppure dal caso perché il prelievo può essere effettuato
per esempio in una zona della lesione dove non vi sono
cellule francamente neoplastiche risultando
quindi dubbio o negativo pur in presenza di un tumore oppure ancora
il materiale asportato, estremamente esiguo, può alterarsi
perchè non adeguatamente trattato immediatamente dopo il
prelievo. Anche nella migliore delle ipotesi tuttavia, eseguito
il prelievo e risultato negativo l'esame istologico, la lesione
rimasta in sede generalmente deve essere ricontrollata a distanza
di tempo.
L'ABBI differisce dagli altri sistemi
di biopsia per due caratteristiche peculiari:
La macchina consente di asportare con
certezza gran parte o tutta la lesione, fornendo un campione più
rappresentativo per il patologo che dovrà analizzare il
materiale.
Va tenuto presente che il dispositivo
non modifica la strategia chirurgica del tumore della mammella.
Infatti se l'esame istologico dimostra trattarsi di una neoplasia,
si procede all'intervento chirurgico tradizionale; se invece si
tratta di una lesione benigna il problema può considerarsi
definitivamente chiuso senza bisogno di ulteriori procedure o
controlli. Un vantaggio, questo, non indifferente.
Gianantonio Farello, primario divisione chirurgia generale ospedale di Schio;
Angelo Cerofolini, aiuto divisione
chirurgia generale
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