I tedeschi battono le mani e la odiano
Stessa conturbante bellezza, stessa folgorante
carriera, stessa scelta di aver rifiutato il Paese d'origine per
vivere all'estero Ute Lemper, uno sguardo che cattura, una voce che passa con disinvoltura dal repertorio jazz e pop alle esibizioni con la London Symphony Orchestra. Una donna che ha affascinato registi come Robert Altman, che le diede un ruolo in Pret a Porter e che ha un repertorio di canzoni basato sui poemi classici di autori come Arthur Rimbaud e William Shakespeare. Per non parlare delle interpretazioni della canzoni della Piaf e di Marlene Dietrich alla quale, secondo molti critici, la Lemper assomiglia molto, specie per le sue scelte anticonformiste che l'hanno portata a vivere fuori dalla Germania. Sarà anche per questi motivi che i tedeschi prima la applaudono, poi ci ripensano e la criticano per le sue scelte snobistiche, per le sue prese di posizione provocatorie e coraggiose, per le sue denunce contro i pericoli del neonazismo. Come tre anni fa, quando in diretta televisiva da Berlino, mentre in sottofondo andava l'inno nazionale tedesco, Ute Lemper si mise a declamare un proclama contro il razzismo. Così anche in questi giorni, dopo tre spettacoli a Berlino (da cui mancava da tempo) in cui ha cantato Lola dell'Angelo azzurro, ha danzato riproponendo i passi di quel balletto creato apposta per lei da Maurice Bejart, ha recitato i versi di Prevert e le arie dell'Opera da tre soldi, i tedeschi prima si sono spellati le mani per applaudirla, poi si sono ricordati di quanto la Lemper sia un personaggio scomodo, imbarazzante, senza patria. Così anche se Ute rifiuta il paragone con Marlene Dietrich ha in comune anche quella sorte di aperto o velato disprezzo dei suoi connazionali. "Non sono la nuova Lola - si schernisce Ute Lemper - ma non mi sento tedesca: in Germania non sei quello che vali e quello che vuoi esprimere. Ti accusano e ti criticano senza con toni non troppo rispettosi. Meglio vivere a Parigi". Tra la Francia e l'America la Lemper esprime i suoi multiformi interessi che vanno dalla danza alla pittura, dal giornalismo alla recitazione. Con uno stile e un trasporto che, talvolta, non disdegna l'impegno politico e sociale. Sarà anche per questo, per quelle sue uscite che ricordano ai tedeschi ciò che essi vogliono o vorrebbero per sempre rimuovere che Ute è una voce scomoda in Germania. E' ormai sempre più lontana l'immagine della Lemper quindicenne, che studiava pianoforte, balletto e canto e lavorava in un piano bar cantando il repertorio classico di "Night e Day" e Lullaby of Birdland". Lontani i tempi in cui, per due anni, a Stoccarda e recitava Fassbinder e Cechov. Adesso che è arrivata notorietà, fama internazionale e riconoscimenti, per una parte della critica e per l'opinione pubblica Lemper è sempre più Dietrich. Di uguale non hanno solo la carriera folgorante, lo stesso fascino conturbante, lo sguardo che fulmina. C'è anche quel distacco dal paese d'origine, una scelta snobistica avvalorata da motivi politici, per cui le due Lola hanno restituito la cittadinanza. La Dietrich tradì rifiutandosi di cantare per i nazisti, la Lemper puntando il dito su quel tic chiamato intolleranza.
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