"Al
rogo lostello per stranieri"
Firmato: il vostro sindaco
I
magistrati tedeschi hanno scoperto che dietro agli
incendi della case-albergo per immigrati che negli anni
92-93 sconvolsero la Germania cera
forse qualcosa di più dei soliti gruppetti di naziskin.
Come a Dolgenbrodt, piccolo villaggio vicino a Berlino
dove sono stati sindaco e abitanti a pagare le teste
rasate perchè bruciassero il ricovero per quegli
stranieri africani "ladri e nullafacenti". E
per costruire al suo posto una bella clinica per ricchi...
Questa è una storia che andrebbe
letta nelle scuole. E che invece è a malapena apparsa
sui giornali italiani, tutti presi come sono dalle
vicende dei Pippi Baudi, dei Sanremi e delle noiose
dichiarazioni quotidiane dei politici di turno. La
storia, che è poco definire inquietante, lha
raccontata il Washington Post.
Molti ricorderanno che tra
il 92 e il 93 in Germania (e soprattutto
nella ex Rdt) si era scatenata una specie di caccia allo
straniero. Moelln, Solingen, Hoyerswerda, Rostock:
ostelli e asili per immigrati turchi, africani e asiatici
assaltati e bruciati. Non erano mancati neanche morti e
feriti. Tutto, però, per i commentatori tedeschi (stampa
compresa) era stato ridotto ai soliti blitz di naziskin o
sparuti gruppi estremisti di destra. Larresto di
una "testa rasata", Silvio Jackowski, accusato
del rogo dellasilo per stranieri di Dolgenbrodt, 30
chilometri a sud di Berlino, aveva convinto tutti che la
colpa era dei soliti gruppetti neo-nazisti. Tutti
contenti, finchè qualche settimana fa Jackowski ha
raccontato cosa è realmente successo. E cioè che a
pagarlo per dar fuoco alla casa-albergo per stranieri
erano state alcune delle più importanti personalità del
paese. E che dietro al rogo si era formata una vera e
propria cospirazione del silenzio che ha coinvolto
praticamente lintero villaggio di 300 abitanti.
Cè un miscuglio di
interessi, avidità, egoismo, odi razziali e piccole
miserie di borgata, nellincendio di Dolgenbrodt.
Quasi non ci credeva lo stesso magistrato che si è
sentito confessare dagli "onorati cittadini"
del villaggio che a fornire "supporto logistico e
finanziario" a Jackowski e complici erano stati
loro. Prezzo: 7300 dollari (circa 20 milioni di lire),
oltre al materiale incendiario necessario, come le
bottiglie molotov piene di benzina.
Ma perché tutto questo?
Come si diceva, per un miscuglio di cose. Ad esempio gli
inquirenti stanno indagando su unagenzia
immobiliare che voleva comprare ledificio per 600
mila dollari (un miliardo di lire circa) e trasformarlo
in unelegante clinica di riabilitazione per ricchi.
Con lappoggio dellallora sindaco Ute Pressler
e degli abitanti. A rovinare il "sogno" della
super-clinica, che secondo Pressler avrebbero significato
la fortuna del piccolo villaggio, arriva però
lordinanza della Regione Brandeburgo. Che
stabilisce che in quel complesso edilizio di Dolgenbrodt
si farà una casa-albergo per immigrati. Una decisione
che fa imbestialire sindaco e parecchi abitanti e che
potrebbe aver dato il via alloperazione incendio.
Un segretario di Lotar
Poetschke, titolare della agenzia immobiliare, ha
raccontato ai giudici che Pressler telefonò agitato a
Poetschke subito dopo aver saputo dellordinanza
sfavorevole: "Questi stranieri qui non ci devono
venire - si lamenta herr Pressler - Dobbiamo fare il
possibile per fermarli...".
Se qualcuno ora pensa che
a Dolgenbrodt siano pentiti o imbarazzati, si sbaglia.
Anzi: loro insistono che la decisione di aprire nel
villaggio un ostello per stranieri è una decisione
stupida. Commenti? Non servono, bastano le parole
dellattuale sindaco, Karl Pfannenschwarz (piccola
nota: la villa dove abita ora era la residenza usata il
fine settimana dal ministro degli Esteri della Germania
Est): "Il nostro è un piccolo villaggio di 300
abitanti che vive soprattutto di turismo, grazie al
nostro lago. Come avremmo dovuto reagire quando lo Stato
ci ha detto di trovare casa per 86 egiziani o africani?
Certo che siamo spaventati, non abbiamo idea di che tipo
di persone potrebbero venire ad abitare qui, dove non
cè un supermarket, non cè lavoro per
nessuno straniero. E più per paura della
criminalità che degli stranieri. Se volevano mandarci
donne e bambini dalla Bosnia poteva anche andare, ma non
un gruppo di africani che non hanno voglia di far niente,
rubano e creano solo problemi".
Simpatico e ospitale
villaggio, Dolgenbrodt. Come i suoi abitanti, come il
fioraio del paese Thomas Oste che ha ammesso di aver
pagato più volte i nazi-skin per dar fuoco
allostello e poi per farli tacere. "Avevo
lappoggio degli altri residenti" ha detto. E
non pochi infatti lo avrebbero aiutato a procurarsi
lesplosivo e a contattare i giovani incendiari.
Non tutto è ancora
chiaro, nella vicenda. Neanche la responsabilità
dellagenzia immobiliare Poetschke. Intanto, dopo il
rogo, le autorità del Brandeburgo hanno deciso di
spostare la casa-albergo per stranieri in unaltra
località. Una sconfitta, in qualche modo. Resta la
brutta storia di un paesino tedesco razzista e avido, e
soprattutto limpressione che una mai sopita
diffidenza verso gli immigrati attraversi lEuropa
del 2000. Eppure i veri stranieri, oggi, sono i laboriosi
abitanti del grazioso villaggio di Dolgenbrodt.
Alessandro Mognon
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