Dai
paradisi fiscali ai paradisi artificiali
Non se abbia ragione l'on.
D'Alema quando sostiene che gli italiani all'estero si
fanno sempre onore. Quello che è certo però è che i
nostri connazionali, come si diceva una volta "si
fanno riconoscere". Scappano in tenera età dalla
famiglia per visitare Madrid, affrontano lunghi e
perigliosi viaggi in isole di sogno per spinellarsi,
insomma non stanno certo con le mani in mano. Certi che
sui loro destini vigilerà poi uno stato materno, pronto
come ogni madre ad addossare la responsabilità delle
disgrazie del figlio a fidanzate-meretrici esperte nel
corrompere animi ingenui. Mia figlia è scappata di casa
senza dire niente? Colpa di Internet. Mio figlio è stato
trovato con un mitra alla frontiera cambogiana? L'ha
visto fare in televisione. E se una volta c'era una
logica nel frenetico affaccendarsi degli italiani oltre
confine (a Montecarlo per giocare al casinò, in Svizzera
per piazzare i denari, in Polonia per fornicare, in
Olanda per sperimentare stupefacenti) oggi questa
coerenza sembra irrimediabilmente perduta e apprendiamo
con sconcerto che banchieri ben piazzati in Svizzera
riportano il denaro sporco in Italia e ragazzi di buona
famiglia vanno a fumare proprio nei paesi in cui la legge
è più severa. Montecarlo poi non ne parliamo, è
passata di moda e ormai non ci vanno più neanche le gite
dei pensionati CRAL. Perché l'italiano - per definizione
- è creativo, precorre i tempi. Tutti vanno alle Maldive
in cerca dell'esperienza es(r)otica, lui ci apre una
società off-shore per difendersi dal fisco. Quando anche
gli altri cominciano ad aprire società di comodo, lui
sposta gli investimenti nell'est-europeo e di conseguenza
il turismo fornicatorio in estremo oriente, così
diminuiscono ulteriormente le probabilità che il suo
parroco lo sappia. Prossima fermata, forse, il Belgio,
che si sta facendo una buona fama nel settore. Per chi
ama il brivido della trasgressione più spinta, nuove
tendenze in arrivo: tutti alle Maldive a tirare sassi dal
cavalcavia. Tanto se ci beccano mandiamo la mamma in
televisione, facciamo chiamare il Ministro degli Esteri
che non vede l'ora di farsi un giro per venirci a trovare
e regalarci il nostro momento di gloria, come Martelli e
il giovane Agnelli a loro tempo beccati fuori porta con
spinelli [altro che oppio come religione dei popoli, caro
Flaiano, qui è ancora una roba per VIP, la
legalizzazione non basta, ci vorrebbe la distribuzione
gratuita per avere un minimo di equità sociale].
Forse più che uno
stato-madre questo ormai è uno stato-cugino, anzi
"cuggino" come direbbero Elio e Le Storie Tese,
"che mi protegge quando vengono a picchiarmi."
Ambrose Trotter
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