LETTURE&SCRITTURE a cura di Giulio Mozzi - Marzo 1997 | |
Non solo
libri (II
parte) AVVISO AI NAVIGANTI. Gli editori che volessero proporre volumi o riviste per recensione devono inviarli al seguente indirizzo: Nautilus, Ashmultimedia, via Fra' Paolo Sarpi 16, 36100 Vicenza, all'attenzione di Giulio Mozzi.
Riviste.
Il vaso di Pandora/Die Büchse der Pandora,
pp. 56, n. 3/96. Per informazioni sul Vaso
di Pandora (e sulla rivista gemella La parete)
rivolgersi a: prof. Marina Beelke / TU Berlin - Tel 1407
/ Ernst-Reuter-Platz 7 / D-10587 Berlin / fax
0049-33841-33738. Il dipartimento dispone anche di un
sito Internet: www.italit.kgw.tuberlin.de/italit. E forse un po dilettantesca, questa rivistina, ma ce ne fossero di dilettanti così. La scritta che appare sotto la testata, "giornale di contaminazioni", rispecchia adeguatamente il contenuto. "... un giornale di contaminazioni, promotore di linguaggi diversi (cinema, letteratura, musica) ... necessari nellapportare ognuno la propria ricchezza, pronti al mescolamento per fuggire al convenzionale, per la creazione di nuove espressioni. Un giornale attento ed interessato a ciò che accade nei nostri giorni, non potendo e non volendo fare a meno del proprio vivere questo presente" (Giovanni Fierro, dal n. 44). In Via libera troviamo, in particolare, un interesse sistematico per la cosiddetta nuova narrativa italiana (da Enrico Brizzi a Andrea Demarchi, da Tiziano Scarpa a Filippo Betto), con recensioni sfacciatamente umorali (bene!), interviste con domande sui massimi sistemi (bene!) e scelte di parte esibite con naturalezza (bene!). E accanto alla letteratura, altrettanto disinvoltamente trattati, il cinema e la musica (bene!) Se qualcosa si può rimproverare, a questa scoppiettante pubblicazione (stampata su carta riciclata: bene!) è una certa sudditanza involontaria rispetto al grande mercato culturale [precisazione: ne abbiamo visti quattro numeri]. Una rivista che si pretenda (come, ci pare, Via libera pretende essere) interna alla cultura giovanile, non è possibile che ci sia spazio solo e soltanto per quegli scrittori e per quei libri che hanno avuto spazio e rilievo sui mezzi di comunicazione industriali (Panorama, Espresso ecc.). E vero che la cultura giovanile è immersa nel mercato, ma forse non ne è così tanto dipendente; o al contrario, se ne fosse davvero così dipendente, allora bisognerebbe compiere loperazione contraria: informare esclusivamente e sistematicamente su ciò che dal grande mercato è fuori. Questo, comunque, è un
problema (forse il problema) per chiunque voglia operare
onestamente tra cultura giovanile e mercato. Auguri a Via
libera. Un lucido breve articolo (una sorta di editoriale) di Lelio Scanavini fa "Il punto" su una discussione che Il segnale ha avviata sei anni fa e che persegue, bisogna dirlo, in stupefacente solitudine. Il titolo è: "Letteratura e realtà". La convinzione di fondo è che "il poeta, come ogni altro scriptor) debba in qualche modo misurarsi (compromettersi?) con la realtà storica del mondo in cui gli capita di vivere", e che questa "compromissione con la realtà non comporti necessariamente il rifiuto della ricerca e della sperimentazione formali"; al contrario, ricerca e sperimentazione devono "restare disponibili alla scrittura poetica, fatta salva ovviamente la lotmaniana produzione di senso" (p. 3). In queste frasi si riassume un po tutta lideologia (come si sarebbe detto neutramente una volta) di questa rivista; che è tra le più interessanti in circolazione. (In particolare è stimolante la discussione, che viene ripresa di tanto in tanto, su "letteratura e scienza".) In questo numero 45 troviamo, tra laltro: una conferenza della scrittrice brasiliana Clarice Lispector "Sul concetto di avanguardia" ("Sto chiamando avanguardia il pensare la nostra lingua. La nostra lingua non è stata ancora lavorata profondamente dal pensiero. Pensare la lingua portoghese del Brasile significa pensare sociologicamente, psicologicamente, filosoficamente, linguisticamente noi stessi. I risultati sono e saranno ciò che si chiama linguaggio letterario, cioè linguaggio che riflette e dice con parole che istantaneamente alludono a cose che viviamo; in un linguaggio reale, in un linguaggio che è contenuto-forma, la parola è in realtà un ideogramma.", p. 9). Inoltre alcuni racconti di Pancrazio Luisi ("Tipi urbani"), Lelio Scanavini ("Piccole storie di ordinaria tecnologia") e Massimo Rizza ("Dovè finito il centro"), e poesie di Ferruccio Brugnaro, Bernardo dAleppo e Francesco Iengo. Alle pp. 48-52 la consueta e preziosissima "Rassegna delle riviste": i sommari di tutte le riviste di letteratura che giungono alla redazione (in questo numero una quarantina). Il segnale, via
F.lli Bronzetti 17, 20129 Milano, tel e fax 02-70108665.
Un numero L. 6.000, abbonamento a tre numeri L. 15.000,
versamento sul ccp 52131208 intestato a: I Dispari, via
Bronzetti 17, 20129 Milano (indicando la causale:
abbonamento per tre numeri a Il segnale.
Redazione: Renato Basilio, Pancrazio Luisi, Massimo
Rizza, Franco Romanò, Lelio Scanavini. Il segnale
si trova nelle librerie Feltrinelli e inoltre: Milano:
Calusca di via Conchetta, Cuem di via Festa del perdono
3, Anna Kuliscioff di via Vallazze 34, Libreria delle
Donne di via Dogana. Arcore: Libreria 92 di via
Gilera 110. Trento: La Rivisteria di via Mazzini. Venezia:
Il fontego in San Marco 5361, Turcato in Dorsoduro
3214/a, Patagonia in Dorsoduro 3490/b. Vicenza:
Galla di Piazza Castello 16. Verona: Rinascita.
Roma: Fahrenheit di Piazza Campo dei Fiori 44, Libreria
delle donne di Piazza Farnese 103. Napoli: Guida
di via PortAlba 20.
Tra i testi pubblicati scegliamo un frammento (di odore sanguinetiano, ci pare) di Roberto Segala Negrini (i cui testi sono gli unici che si salvano, benché a leggerli facciano un curioso effetto di antiquariato avanguardistico; ma quanto meno cè la competenza tecnica): "Ma daltro canto tanto me che me / sono fesso, per dire poco che si possa dire, / ma piuttosto per le potenti marmellate / che altro, cioè ceravamo invasati, / e per una ragione da leccarsi le dita, si sa che sono maledetti luridi: / questo perciò lo mi si dica sinceramente, / che le lune schiribizzano se toccate, / dicevatelo subito e noi giù di corsa... / Ma tantè basso là sotto e ci metto / le mani, ci metterei le mani, situandoci: / quindi solo un poco, un momento, un tot, / e la banalità della bassezza non puoi / dirle basta che lei ti caccia indietro, sì anche nel tempo, ma sia io sia io no." Inverso: Raffaello
Conti, Francesco Manna, Beppe Mosconi, Roberto Segala
Negrini. Redazione presso Francesco Manna, riviera
Paleocapa 70/a, 35141 Padova. Questa invece è una rivista da comprare, se riuscite a trovarla: lultimo numero che ci è capitato in mano è di quasi un anno fa, ed è bellissimo. Intando ci sono sedici pagine fittissime (con interventi di Giorgio Linguaglossa, Donata De Bartolomeo e Andrej Silkin) sul poeta russo Osip Mandelstam e sugli aspetti teorici del movimento letterario da lui formato (con Anna Achmatova), lacmeismo, attraverso unattenta lettura dei vari "manifesti" nei quali Mandelstam pubblicizzò le sue idee, nonché il minuzioso commento a quella che è universalmente considerata una delle più belle poesie di Mandelstam: "Trovando un ferro di cavallo". Ciò che fa interessanti queste pagine è che non sono pagine di storia letteraria, ma sono pagine di riflessione teorica sulla poesia: il che è tuttaltra cosa. La forza di Poiesis, infatti, è proprio la scelta di unire una riflessione teorica forte (e difficile, ma mai avvitata su sé stessa) alla pubblicazione di recensioni (poche) e testi poetici (in giusta quantità). E la riflessione teorica gira, giustamente, attorno alle poche domande fondamentali. "Che senso ha in Occidente, nellalcova del mercato universale, scrivere versi? O la poesia si ritaglia uno spazio e diventa un buon prodotto accessorio, una piacevole vivanda nella mensa dello Zar, oppure la sua vita sarà precaria e continuamente minacciata dal disconoscimento universale, dal ribrezzo del nuovo eone. (...) Può sopravvivere larte più superflua di tutte nella cinica e brutale società creata in Occidente (ed ora anche qui in Oriente)? Possono sopravvivere le parole vere, capaci di penetrare dentro lorrore della neutralità?" (Andrej Silkin). E ancora: "Non siamo più esiliati, perché vè esilio soltanto se cè un luogo che noi abitiamo da sempre e con il quale intratteniamo una relazione di intimità. Non vè più esilio perché non vè più una dimora. Siamo ormai tutti degli apolidi senza identità che trattano con grande cinismo e distacco tutto ciò che abbia relazione con il nuovo vestito dello spirito: nutriamo sospetto e diffidenza per larte che parla dichiaratamente di un nuovo vestito dellinteriorità..." Segnaliamo, nellultimo numero che abbiamo visto: una scelta di poesie di Merezkovskij (a cura di Donata De Bartolomeo), il saggio "La poesia vista dalla terra" di Dante Maffia (uno sguardo sulla situazione editoriale della poesia: "mi vado sempre più convincendo che la mediocrità di alcuni letterati che hanno avuto la fortuna di insediarsi nelle case editrici abbia preso il sopravvento e abbia deciso le sorti della poesia"), un curioso esperimento di traduzione di Catullo in dialetto campano (di Achille Serrao). Tra i testi pubblicati scegliamo un frammento di Gianfranco Lauretano: "Allora inizio anche stavolta dalla memoria / dato che con nientaltro si impara: / la barca ondeggiava ma non avevamo paura / le intuizioni volteggiavano intorno / e sarei morto per salvarla, avrei preso / i suoi capelli, li avrei impastati / per farne dei comfetti e mangiarli. / Sarei morto morto morto perché / succedesse unaltra volta / quel modo calmo di guardarmi." Poiesis, presso
Edizioni Scettro del Re, via G. De Robertis 9/o, 00143
Roma, tel. 06-5004322, fax 06-66165355. Redazione:
Leopoldo Attolico, Paolo Cartocci (da Ginevra), Valentina
dUrso, Giuseppe Elio Ligotti, Giorgio Linguaglossa,
Giuseppe Pedota, Giulia Perroni, Cinzia Santese, Riccardo
Riki. Collaboratori: Dante Maffia, Donata De Bartolomeo,
Luigi Fontanella (da New York), Carlos Vitale (da
Barcellona), Andrej Silkjn (da Mosca). La rivista si
dovrebbe trovare presso le librerie Feltrinelli. Un
numero L. 5.000, abbonamento a tre numeri L. 15.000 con
versamento su ccp n. 85168003 intestato alle Edizioni
Scettro del Re, con lindicazione della causale.
Lemigrazione dalla provincia di Belluno è sempre stata molto intensa. Ancor oggi, sono migliaia i bellunesi (particolarmente zoldani) che si avviano ogni primavera verso il nord Europa (soprattutto Germania, Austria, Paesi Bassi) per riaprire le loro tradizionali botteghe di gelato. Non per niente in quasi tutta Europa "gelatiere" e "italiano" sono quasi sinonimi, e le gelaterie hanno nomi (anche quando siano gestite da locali, o da turchi) come: Eis Rialto, Eis Venezia, e così via. Anche dal paese di Trichiana molti, e a più riprese, sono emigrati; ma la cosa curiosa, e che fa ben meritare a Trichiana il soprannome di "paese del libro", è che molti trichianesi si sono dispersi non allestero, ma in tutta Italia per aprirvi librerie. Molti studenti e studiosi, ad esempio, conosceranno La libreria internazionale Cortina di Padova: e proprio questa libreria è lo sponsor principale del premio. Quanto al tema proposto, è evidente il suo legame con lemigrazione. Ai lettori italiani di Nautilus sparsi per il mondo proponiamo di partecipare. |