I
dischi del mese
PAVEMENT
"Brighten the corners" (Domino)
Si sa come vanno a finire
queste cose. Gruppi a bassa fedeltà, abituati a
ciangottare suoni nella cantina di casa loro, vengono
spediti a far dischi veri e propri in studi veri e
propri. Alcuni tirano dritto per la loro strada,
continuando a confezionare a profusione raccolte di
canzoni sghembe e stranamente fascinose (Sebadoh, tanto
per dire i maestri), altri se la fanno sotto e stemperano
l'originaria arroganza in una tiepida goliardia (Ween,
tanto per farmi qualche nemico). I Pavement direi che
stanno un po' a metà strada tra i due estremi: non hanno
ancora deciso cosa fare da grandi, se pervertire fino in
fondo la canzone del dopo-Velvet oppure coltivarsi nel
vicinato una reputazione di originali riparatori di pop
caotico e dissonante. Da Slanted and Enchanted, giudicato
il loro album più rappresentativo, in poi, nessuna delle
discografiche della banda californiana è esente da
questa ambiguità. Neppure questo "Brighten the
corners", che pare anzi far gioco proprio sui due
binari dello stile Pavement. Melodie sepolte sotto i
rifiuti, insomma, o viceversa. Titoli come
"Transport is arranged", "Date with
IKEA" e "We are underused" sono di per sè
garanzia che una loro piena riabilitazione all'ordine non
è quantomeno dietro l'angolo.
THE
OFFSPRING "Ixnay on the hombre" (Epitaph)
Sulla scia di Green Day e compagnia bella,
con il disco precedente gli Offspring avevano fatto uno
dei botti più colossali della storia del punk-pop:
parecchi milioni di dischi venduti e una reputazione live
tale da superare quella dei loro stessi caposcuola. Ixnay
on the hombre spinge ulteriormente sul pedale
dell'hard-rock ma il suono resta compatto, le rasoiate di
chitarra micidiali e la velocità d'esecuzione ai limiti
delle possibilità umane. Forse un po' monotoni a lungo
andare, ma perfettamente padroni del mestiere.
RUN
ON "No Way" (Matador)
Poco so dirvi di questi
Run On, se non che si prodigano in una piacevole
rivisitazione dei Velvet Underground in chiave più
dinamica e ottimistica. La voce femminile per certi versi
li accomuna ai My Bloody Valentine anche se qui più che
la distorsione è la depravazione ritmico-melodica e
farla da protagonista. Li aspettiamo alla prossima prova.
Massimiano Bucchi
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