Inaugurazione
della stagione lirica a Roma
La stagione lirica 1997
del Teatro dell' Opera di Roma si è aperta con una
produzione dell' opera
" LES VEPRES
SICILIENNES " di Giuseppe Verdi.
Si tratta della prima
stesura di questo lavoro verdiano che si riallaccia
all'avvenimento storico del massacro delle forze francesi
da parte dei siciliani e noto come " i vespri
siciliani " avvenuto a Palermo il 30 marzo 1282.
La composizione fu
commissionata al Maestro dall' Opéra di Parigi in
occasione della grande esposizione del 1855.
Per Verdi si trattava di
un impegno importante e di prestigio per entrare nel
tempio della musica parigina ;egli era così costretto a
misurarsi con il grand-opéra, di cui era dominatore
Giacomo Meyerbeer,genere assai distante dalla mentalità
del Maestro di Busseto.
Il grand-opéra contempla
degli schemi fissi e ben precisi e cioè una composizione
in cinque atti,con grandi cori e grandi scene di massa e
l'immancabile balletto ; composizione quindi lontana dal
dramma chiaro, agile e stringato di Verdi.
L'incarico della stesura
del libretto fu affidata ad Eugéne Scribe,onnipresente
all'Opéra, insieme con uno dei suoi numerosi
collaboratori e cioè Charles Duveyrier.
Verdi,ben conscio del
forte impegno, era già a Parigi nell'ottobre del 1853 e
Scribe consegnò puntualmente il libretto per cui la
composizione procedette con giusti ritmi ; alla fine del
1854 quattro dei cinque atti erano musicati ed iniziarono
le prove.
Verdi però non era
affatto contento del lavoro di Scribe ed in data 3
gennaio 1855 scriveva una lunga lettera a Louis
Crusnier,direttore del Theatre dell" Opéra,nella
quale si lamentava della scarsa collaborazione di Scribe
e del fatto che il librettista non aveva " la
compiacenza di farsi vedere qualche volta alle prove per
rimediare ad alcuni inconvenienti di parole e di versi
difficili e duri da cantare " ed inoltre esprimeva
il suo disappunto per il finale dell'opera che gli pareva
assai anonimo.
Inoltre non era affatto
contento della stesura del libretto perchè "
ferisce i francesi in quanto sono massacrati e ferisce
gli italiani in quanto il signor Scribe,alterando il
carattere storico di Procida,ne ha fatto un cospiratore
comune mettendogli in mano l'inevitabile pugnale ".
A complicare poi le cose
vi fu,durante le prove,la temporanea fuga con un'amante
della prima donna Sophie Cruvelli ; Verdi,stanco di tutto
questo insieme di cose,chiese la rescissione del
contratto che però non fu concessa.
Certamente in tale
situazione non vi erano le premesse per la nascita di un
capolavoro,eppure Verdi seppe trovare la giusta
dimensione e seppe ricoprire il testo non certo esemplare
di Scribe con delle pagine di notevole interesse ed
ispirazione.
Si deve poi notare che il
libretto consegnato da Scribe a Verdi non è originale ma
è il rifacimento di un altro libretto,sempre di Scribe,
e intitolato " LE DUC D'ALBE " che risale al
1834 e che fu musicato da Donizetti; l'opera
però,vivente il Maestro bergamasco, non fu
rappresentata.
" LE VEPRES
SICILIENNES " andarono in scena il 13 giugno 1855
e,contro ogni previsione,ottenne un grandissimo successo
di pubblico e di critica ; fu grandemente lodato lo stile
verdiano,la chiarezza della sua scrittura vocale e
strumentale e la sua essenzialità.
L'opera ebbe ben cinquanta
recite a Parigi e fu poi tradotta in italianio ; per
ragioni di censura essa andò in scena con vari titoli
come " GIOVANNA DI BRAGANZA " , " GIOVANNA
DI GUZMAN " , " GIOVANNA DI SICILIA " ,
"BATILDE DI TURENNA " .
Il Teatro dell'Opera di
Roma ha messo in scena la versione originale francese del
lavoro verdiano ; certamente è stata una giusta
operazione per la conoscenza di questo melodramma ; si
deve però dire che la versione italiana è certamente
più snella ed efficace.
Dal punto di vista vocale
Daniela Dessì, nel ruolo di Helene, pur non essendo in
perfette condizioni fisiche, ha affrontato la difficile
parte con impegno e con esiti più che soddisfacenti ,
dimostrando ancora una volta di essere una delle voci
più importanti oggi presenti sulla scena lirica.
Henry era David Kuebler,
molto sicuro e svettante ma di timbro e di tinta non
propriamente verdiani ; giunge infatti da un repertorio
rossiniano che forse meglio si addice ai suoi mezzi
vocali.
Marco Chingari nella
seconda recita ha sostituito l'indisposto Paolo Coni ed
ha retto il ruolo con molta intelligenza e con un buon
scavo psicologico del complesso personaggio di Guy de
Monfort.
Bene la prova di Ferruccio
Furlanetto nella parte di Procida anche se la sua linea
di canto è apparsa piuttosto monocorde.
Completavano la compagnia
Paolo Barbacini,Iorio Zennaro,Massimo Giordano,Carlos
Bergasa,Danilo Rigosa,Alessandro Svab.
John Nelson ha diretto con
impegno e con risultati soddisfacenti.
Federico Tiezzi ha curato
la regia mentre le scene erano di Carlo Diappi ed i
costumi di Pasquale Grossi ;l'azione è stata spostata
nell'ottocento ( come già avvenne al Teatro alla Scala
),datazione ben diversa da quella a cui si riferiscono i
moti siciliani.
Dopo le contestazioni
della prima recita,rivolte principalmente alla regia,il
pubblico ha decretato giustamente un buon successo.
Luciano Maggi
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