Index PRIMOPIANO - Marzo 1997


L’Alta Velocità? Meglio frenare

Per la prima volta in Italia qualcosa come 100 sindaci (e le maggiori associazioni agricole) si sono riuniti in un coordinamento nazionale. Motivo: una guerra santa contro il progetto del treno da 300 chilometri all’ora che dovrebbe passare sul loro territorio. E che uno studio tecnico consegnato al ministro dei Trasporti Burlando definisce ultracostoso, superficiale, inutile e dannoso per l’ambiente. Tanto che nei Paesi dove esiste già la super-velocità specializzata su binari stanno rivedendo i piani futuri

La domanda in fondo è una sola: ha senso il progetto dell’Alta velocità in Italia? La prima risposta viene quasi spontanea: "Beh, magari correre in treno a 300 all’ora. E poi se ce l’hanno in Francia, in Germania e in Giappone, perché noi no?". Giusto. Poi, pregustata l’idea di farsi Milano-Roma in 2 ore e mezza, vengono in mente le solite cose, come si fa al momento di comprare un’auto nuova: "Bella, ma quanto costa? E dopo 40 mila chilometri? Ma è rumorosa, inquina? Ma quanto la userò?". Il problema è lo stesso, con la differenza che il progetto per le linee ferroviarie ad Alta velocità allo studio del governo e proposto dal consorzio Italferr e Tav, è un affare da oltre 100 mila miliardi. E che qualcuno a quelle domande ha già risposto: i circa 100 Comuni riuniti in coordinamento nazionale (assieme alle principali associazioni agricole) e interessati dal passaggio del supertreno. Che, dicono, quella costosissima "auto nuova", rumorosa, divora-terreni e soprattutto inutile, l’Italia non se la deve proprio comprare.

Nessuno tra i sindaci, rappresentanti di Cia, Unione agricoltori e Coldiretti e tecnici chiamati a valutare il progetto dell’Av, osa mettere in discussione che la rete ferroviaria nazionale vada rifatta. Cioè potenziata e ammodernata. Quello che contestano è quel mega progetto di Alta velocità (Torino-Venezia; Milano-Napoli via Bologna-Firenze-Roma; Milano-Genova) destinato a stravolgere il territorio nazionale e nato qualche anno fa senza avere alle spalle, è la loro tesi, un’analisi seria. Da tutti i punti di vista: economica, ambientale, tecnica. Insomma il rapporto preparato dal gruppo di tecnici per conto dei comitati e dei coordinamenti delle tratte coinvolte, non dice solo no. Ma dice di peggio: guai al progetto da 300 all’ora, in via di ripensamento anche negli Stati dove è già in funzione. Intanto le loro risultanze le hanno consegnato al ministro dei Trasporti Burlando, che nel settembre scorso ha creato una Conferenza tecnica di confronto tra progettisti dell’Av e "contestatori".

Quello che ne verrà fuori si saprà solo più avanti. Per chi non vuole il Tgv all’italiana però la paura è che i giochi siano già stati fatti. Nel senso che le enormi cifre in ballo abbiano messo in secondo piano ogni altra considerazione, Prima fra tutte la prudenza. Perché quello che dice il rapporto firmato da architetti e ingegneri, docenti del Politecnico di Torino e esperti di problemi ambientali è che tra dati mancanti o sottostimati, il progetto Tav-Italferr rischia di mettere in ginocchio l’economia già traballante dell’Italia; di lasciare del tutto inalterata la non felice situazione delle italiche ferrovie; e infine di dare un’ulteriore mazzata al territorio di paesi già alle prese con problemi di discariche, traffico, e vivibilità.

Difficile spiegare un rapporto, per di più tecnico, di quasi 200 pagine. Però qualche esempio del contenuto si può dare: negli altri Paesi europei, dicono i relatori, si considera che la fascia di "protezione" intorno ai binari di una linea da oltre 200 km orari debba essere di almeno 150 metri per lato. Nel progetto Tav proposto non viene neanche citata, dando per scontata quella normale di 30 metri, all’interno della quale si possono espropriare case e terreni. Ma se anche si dovesse allargare, in un territorio oramai super-urbanizzato e "stretto" come quello italiano, quante case, campi e proprietà varie sarebbero destinate alla cancellazione?

Ancora: le misurazioni effettuate nel progetto sull’impatto rumoroso di questi treni super-veloci vengono considerate dal rapporto come "nulle": "La costruzione delle linee è stata decisa, ma non si è svolta alcuna analisi dell’impatto ambientale di origine acustica" è la conclusione. Lo stesso dicasi per le barriere di protezione, inadeguate e considerate con superficialità. Ma poi c’è il rapporto costi-ricavi, o il fatto che il sistema misto di alta velocità passeggeri-merci (cioè treni veloci per viaggiatori e per trasporto sulla stessa linea) proposto per l’Italia non è usato da nessun altro Paese e in Germania, dove l’hanno provato, si sono ricreduti. Motivo: binari e strutture devono avere caratteristiche diverse. E ancora: ad usufruire realmente del supertreno sarà qualcosa come il 3 per cento dell’utenza ferroviaria. Se è così, ne vale la pena?

Ma al di là delle questioni tecniche, resta l’altro problema. Quello che, in fondo, ha messo insieme per la prima volta in questa nazione di campanili qualcosa come 100 comuni dal Piemone alla Liguria fino a Lombardia e Veneto. Cioè la assoluta mancanza di dialogo tra chi deve decidere (governo e regioni) e le comunità locali (Comuni). Insomma ai sindaci e quindi ai cittadini delle province che dovrebbero ospitare le linee dell’Av, nessuno ha domandato niente. Manco "come va?". Abbattono case e spazzano via coltivazioni, portano linee ad alta tensione e magari ogni due ore il boato di un missile su rotaie che, tra l’altro, neanche si ferma: perché, hanno domandato le amministrazioni locali, non ci chiedete almeno cosa ne pensiamo?

Così hanno scritto a Prodi, al ministro dell’Ambiente, a quello dei Trasporti. Ma anche alle Regioni che sull’argomento hanno fatto spesso finta di niente. Stanno anche preparando una petizione per il Parlamento europeo che consegneranno a fine marzo. Quello che chiedono una corretta applicazione e rispetto dell’impatto ambientale così come stabilito dalla Comunità europea. Spiega Erasmo Venosi, delegato per l’Alta velocità del Comune di Grisignano di Zocco (Vicenza): "Gli effetti del passaggio del treno veloce sono sottostimati. E comunque per l’Ue l’Alta velocità parte da 170 km all’ora, per arrivare a 200 e 250. Basta riqualificare le linee esistenti. Solo un dato: nel ’72 la velocità media di un treno merci tra Milano e Venzia era di 120 k l’ora, ora è di 80 km l’ora. E poi nessuno sa se questo progetto farà diminuire veramente i tempi di percorrenza, è una delle domande senza risposta".

Allora avanti con le lettere e le sottoscrizioni. Per la prima volta poi la firma è quella del coordinamento nazionale: 100 sindaci, almeno 500 mila persone rappresentate. Il prossimo appuntamento? Il 20 marzo, alla Sala cenacolo della Camera dei deputati davanti a quattro ministri: Lavoro, Ambiente, Trasporti e Sanità. Argomento: il progetto Tav in Italia. E, promettono, ci saranno tutti e cento.

Alessandro Mognon