LAlta
Velocità? Meglio frenare
Per la prima volta in
Italia qualcosa come 100 sindaci (e le maggiori
associazioni agricole) si sono riuniti in un
coordinamento nazionale. Motivo: una guerra santa contro
il progetto del treno da 300 chilometri allora che
dovrebbe passare sul loro territorio. E che uno studio
tecnico consegnato al ministro dei Trasporti Burlando
definisce ultracostoso, superficiale, inutile e dannoso
per lambiente. Tanto che nei Paesi dove esiste già
la super-velocità specializzata su binari stanno
rivedendo i piani futuri
La domanda in fondo è una
sola: ha senso il progetto dellAlta velocità in
Italia? La prima risposta viene quasi spontanea:
"Beh, magari correre in treno a 300 allora. E
poi se ce lhanno in Francia, in Germania e in
Giappone, perché noi no?". Giusto. Poi, pregustata
lidea di farsi Milano-Roma in 2 ore e mezza,
vengono in mente le solite cose, come si fa al momento di
comprare unauto nuova: "Bella, ma quanto
costa? E dopo 40 mila chilometri? Ma è rumorosa,
inquina? Ma quanto la userò?". Il problema è lo
stesso, con la differenza che il progetto per le linee
ferroviarie ad Alta velocità allo studio del governo e
proposto dal consorzio Italferr e Tav, è un affare da
oltre 100 mila miliardi. E che qualcuno a quelle domande
ha già risposto: i circa 100 Comuni riuniti in
coordinamento nazionale (assieme alle principali
associazioni agricole) e interessati dal passaggio del
supertreno. Che, dicono, quella costosissima "auto
nuova", rumorosa, divora-terreni e soprattutto
inutile, lItalia non se la deve proprio comprare.
Nessuno tra i sindaci,
rappresentanti di Cia, Unione agricoltori e Coldiretti e
tecnici chiamati a valutare il progetto dellAv, osa
mettere in discussione che la rete ferroviaria nazionale
vada rifatta. Cioè potenziata e ammodernata. Quello che
contestano è quel mega progetto di Alta velocità
(Torino-Venezia; Milano-Napoli via Bologna-Firenze-Roma;
Milano-Genova) destinato a stravolgere il territorio
nazionale e nato qualche anno fa senza avere alle spalle,
è la loro tesi, unanalisi seria. Da tutti i punti
di vista: economica, ambientale, tecnica. Insomma il
rapporto preparato dal gruppo di tecnici per conto dei
comitati e dei coordinamenti delle tratte coinvolte, non
dice solo no. Ma dice di peggio: guai al progetto da 300
allora, in via di ripensamento anche negli Stati
dove è già in funzione. Intanto le loro risultanze le
hanno consegnato al ministro dei Trasporti Burlando, che
nel settembre scorso ha creato una Conferenza tecnica di
confronto tra progettisti dellAv e
"contestatori".
Quello che ne verrà fuori si
saprà solo più avanti. Per chi non vuole il Tgv
allitaliana però la paura è che i giochi siano
già stati fatti. Nel senso che le enormi cifre in ballo
abbiano messo in secondo piano ogni altra considerazione,
Prima fra tutte la prudenza. Perché quello che dice il
rapporto firmato da architetti e ingegneri, docenti del
Politecnico di Torino e esperti di problemi ambientali è
che tra dati mancanti o sottostimati, il progetto
Tav-Italferr rischia di mettere in ginocchio
leconomia già traballante dellItalia; di
lasciare del tutto inalterata la non felice situazione
delle italiche ferrovie; e infine di dare
unulteriore mazzata al territorio di paesi già
alle prese con problemi di discariche, traffico, e
vivibilità.
Difficile spiegare un
rapporto, per di più tecnico, di quasi 200 pagine. Però
qualche esempio del contenuto si può dare: negli altri
Paesi europei, dicono i relatori, si considera che la
fascia di "protezione" intorno ai binari di una
linea da oltre 200 km orari debba essere di almeno 150
metri per lato. Nel progetto Tav proposto non viene
neanche citata, dando per scontata quella normale di 30
metri, allinterno della quale si possono
espropriare case e terreni. Ma se anche si dovesse
allargare, in un territorio oramai super-urbanizzato e
"stretto" come quello italiano, quante case,
campi e proprietà varie sarebbero destinate alla
cancellazione?
Ancora: le misurazioni
effettuate nel progetto sullimpatto rumoroso di
questi treni super-veloci vengono considerate dal
rapporto come "nulle": "La costruzione
delle linee è stata decisa, ma non si è svolta alcuna
analisi dellimpatto ambientale di origine
acustica" è la conclusione. Lo stesso dicasi per le
barriere di protezione, inadeguate e considerate con
superficialità. Ma poi cè il rapporto
costi-ricavi, o il fatto che il sistema misto di alta
velocità passeggeri-merci (cioè treni veloci per
viaggiatori e per trasporto sulla stessa linea) proposto
per lItalia non è usato da nessun altro Paese e in
Germania, dove lhanno provato, si sono ricreduti.
Motivo: binari e strutture devono avere caratteristiche
diverse. E ancora: ad usufruire realmente del supertreno
sarà qualcosa come il 3 per cento dellutenza
ferroviaria. Se è così, ne vale la pena?
Ma al di là delle
questioni tecniche, resta laltro problema. Quello
che, in fondo, ha messo insieme per la prima volta
in questa nazione di campanili qualcosa come 100 comuni
dal Piemone alla Liguria fino a Lombardia e Veneto. Cioè
la assoluta mancanza di dialogo tra chi deve decidere
(governo e regioni) e le comunità locali (Comuni).
Insomma ai sindaci e quindi ai cittadini delle province
che dovrebbero ospitare le linee dellAv, nessuno ha
domandato niente. Manco "come va?". Abbattono
case e spazzano via coltivazioni, portano linee ad alta
tensione e magari ogni due ore il boato di un missile su
rotaie che, tra laltro, neanche si ferma: perché,
hanno domandato le amministrazioni locali, non ci
chiedete almeno cosa ne pensiamo?
Così hanno scritto a
Prodi, al ministro dellAmbiente, a quello dei
Trasporti. Ma anche alle Regioni che sullargomento
hanno fatto spesso finta di niente. Stanno anche
preparando una petizione per il Parlamento europeo che
consegneranno a fine marzo. Quello che chiedono una
corretta applicazione e rispetto dellimpatto
ambientale così come stabilito dalla Comunità europea.
Spiega Erasmo Venosi, delegato per lAlta velocità
del Comune di Grisignano di Zocco (Vicenza): "Gli
effetti del passaggio del treno veloce sono sottostimati.
E comunque per lUe lAlta velocità parte da
170 km allora, per arrivare a 200 e 250. Basta
riqualificare le linee esistenti. Solo un dato: nel
72 la velocità media di un treno merci tra Milano
e Venzia era di 120 k lora, ora è di 80 km
lora. E poi nessuno sa se questo progetto farà
diminuire veramente i tempi di percorrenza, è una delle
domande senza risposta".
Allora avanti con le
lettere e le sottoscrizioni. Per la prima volta poi la
firma è quella del coordinamento nazionale: 100 sindaci,
almeno 500 mila persone rappresentate. Il prossimo
appuntamento? Il 20 marzo, alla Sala cenacolo della
Camera dei deputati davanti a quattro ministri: Lavoro,
Ambiente, Trasporti e Sanità. Argomento: il progetto Tav
in Italia. E, promettono, ci saranno tutti e cento.
Alessandro Mognon
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