Index MUSICA - Aprile 1997


Falstaff a Verona e Venezia

Una doppia produzione di " FALSTAFF " si è potuta ascoltare nello stesso periodo sia al Teatro Filarmonico di Verona che al Palafenice di Venezia; fatto piuttosto singolare che la medesima opera venga presentata in contemporanea in due diversi teatri a poco più di cento chilometri di distanza.
"FALSTAFF" è l'ultimo lavoro di Giuseppe Verdi ed è strabiliante come un compositore, ormai alla soglia dei ottanta anni, abbia saputo scrivere una partitura così fresca, ricca di motivi e di carattere comico sentimentale quindi assai distante dalla forte ispirazione drammatica del Maestro.
Verdi aveva affrontato l'opera comica con la sua seconda composizione e cioè "UN GIORNO DI REGNO O IL FINTO STANISLAO" che fu un insuccesso.
Dopo la positivissima prova di "OTELLO" tutti si aspettavano dal Maestro una nuova opera ma Verdi si ritirò a S. Agata in grande tranquillità e curando i propri interessi.
Nel luglio del 1889 Boito inviò a Verdi un libretto imperniato sulla figura di Falstaff che trasse principalmente dalle "ALLEGRE COMARI DI WINDSOR" di Shakespeare e tenendo conto di passi dell' "ENRICO IV" del medesimo drammaturgo inglese.
Verdi si infiammò sia per il soggetto sia per il fatto di potersi cimentare nuovamente con un'opera di genere comico e si mise al lavoro anche se in una lettera inviata al librettista leggiamo " voi nel tracciare Falstaff avete mai pensato alla cifra enorme de' miei anni ? So bene che mi risponderete esagerando lo stato di mia salute buono, ottimo, robusto ... E sia pur così: ciò mal grado converrete meco che potrei esser tacciato di grande temerità nell'assumermi tanto incarico. E se non reggessi alla fatica ? E se non arrivassi a finire la musica ? Allora voi avreste sciupato tempo e fatica inutilmente ! Per tutto l'oro del mondo io non lo vorrei".
La composizione procedette con calma tra il 1889 e il 1892 e, caso raro per Verdi, le varianti chieste al librettista furono ben poche.
Per lungo tempo Boito e Verdi tennero nascosto a tutti, compreso l'editore Giulio Ricordi, che "FALSTAFF" prendeva forma.
Nel silenzio e nella quiete nacque un capolavoro in cui le bricconate di Falstaff, gli amori di Nannetta e Fenton e gli intrighi delle donne sono visti con indulgenza e con un certo amorevole distacco.
"FALSTAFF" andò in scena al Teatro alla Scala di Milano il 9 febbraio 1893 con Emma Zilli, Adelina Stehle, Virginia Guerrini, Edoardo Garbin, Victor Maurel e con la direzione di Edoardo Mascheroni.
Fu un enorme successo decretato dalla critica più illustre e da personalità , presenti alla prima, come Carducci (che certo melomane non era), Puccini e Mascagni.
Le edizioni di Verona e di Venezia sono andate in scena ad un giorno solo di distanza; il 14 marzo al Palafenice ed il 15 marzo al Teatro Filarmonico.
Nella edizione veronese Falstaff era impersonato da Renato Bruson.
La sua interpretazione è stata di primissimo ordine mettendo in luce tutte le variegate sfaccettature del personaggio con un fraseggio finissimo, con subitanee accensioni nei momenti cruciali e facendo risaltare quella vena malinconica che si addice alla figura del " vecchio Falstaff ".
Ne è uscito quindi un personaggio di grande levatura sia dal punto di vista vocale che scenico
.
Ford era Paolo Coni non sempre a suo agio vocalmente mentre ottima è stata la prestazione di Francesco Piccoli, nei panni di Fenton, che ha sfoggiato un bel fraseggio ed una sicurezza vocale in tutti i registri.
Daniela Longhi è stata una Alice ragguardevole sia nella linea di canto che scenicamente; ottima l'interpretazione di Nannetta da parte di Patrizia Pace che ha sfoggiato una voce piacevole e ben timbrata.
Completavano la compagnia Orfeo Zanetti, Pierre Lefebvre, Anna Maria Di Micco, Paola Fornasari Patti.
Reynald Giovaninetti ha diretto con sicurezza l'Orchestra dell'Arena di Verona ottenendo sempre un ottimo equilibrio tra palcoscenico ed orchestra anche nei difficilissimi concertati.
Lo spettacolo era basato sull'idea dello scomparso Laszlò Vamos ripreso da Susy Attendoli su progetto di Gianfranco De Bosio; l'utilizzo del palco girevole si è dimostrato di estrema utilità come già avvenne per il "PIPISTRELLO".
Franco successo per tutti gli interpreti e prolungati applausi indirizzati a Renato Bruson.
Al Palafenice protagonista era Juan Pons che ha disegnato una figura di Falstaff robusta con una vocalità piena e sicura sapendola piegare nei momenti di maggiore interiorità del personaggio.
Ottimo il Ford di Lucio Gallo sia vocalmente che scenicamente.
Luca Canonici era Fenton ed ha dimostrato di attraversare un buon periodo
riconfermandosi, dopo la brillante prova dell' " ARLESIANA " al Teatro Regio di Parma, di essere un tenore di grande qualità per il repertorio lirico.
In campo femminile si sono distinte Sung-Eun Kim nella parte di Nannetta con una voce gradevolissima e sicura e Lucia Mazzaria nella parte di Alice.
Meg Page era il giovane mezzosoprano Maria José Trullu già apprezzato Romeo nella " GIULIETTA E ROMEO " di Vaccaj a Jesi.
Completavano la compagnia Romano Emili, Oslavio Di Credico, Diane Curry.
L'allestimento proveniva dal Teatro San Carlo di Napoli con la regia di Roberto De Simone e costumi di Odette Nicoletti.
Molto interessante l'idea del metateatro ideato da Mauro Carosi che ha ricreato nei primi due atti una vecchia corte contadina nella quale si svolge l'azione scenica su una specie di teatro tipo Carro di Tespi attorniato dalle comparse quali spettatori.
L'orchestra era diretta da Isaac Karabtchevsky che ha dato una lettura piuttosto enfatica ed a volte ha ecceduto nelle sonorità; certamente gli equilibri tra orchestra e palcoscenico nella struttura del Palafenice sono sempre difficili da ottenere.
Successo pieno decretato del numeroso pubblico.

Luciano Maggi