Ripresa di
"Les Martyres" al teatro Romolo Valli di Reggio
Emilia
Tra l'estate e l'autunno
del 1838 Gaetano Donizetti maturò l'idea di lasciare
Napoli e trasferirsi a Parigi,avendo firmato un contratto
per scrivere un nuovo lavoro per il Theatre de L'Opéra.
Varie furono le cause che lo
portarono a questa decisione;prima di tutto la morte del
terzo figlio e della moglie Virginia,poi la mancata
nomina a Direttore del Conservatorio di Napoli essendogli
stato preferito il pugliese Saverio Mercadante ed infine
la tenace opposizione della censura alla messa in scena
dell'opera " POLIUTO ",tragedia avente come
sfondo la persecuzione dei cristiani e che si chiude con
la conversione dei protagonisti.
La motivazione della opposizione della censura è quanto
mai meschina;un soggetto sacro avrebbe potuto essere
tollerato durante la quaresima ma non nella stagione
autunnale.
Il libretto di " POLIUTO " fu apprestato da
Cammarano traendolo da " POLYEUCTE MARTYR " di
Pierre Corneille e l'indicazione del soggetto fu data a
Donizetti ed a Cammarano dal tenore Nourrit che si era
trasferito in Italia per rivedere la propria impostazione
vocale alla luce di quella rivoluzione tecnica instaurata
da Gilbert Duprez,il creatore del do di petto.
Donizetti conobbe a Venezia il Nourrit in occasione della
sfortunata messa in scena dell'opera " MARIA DI
RUDENZ " al Teatro la Fenice;l'influenza del tenore
francese sulla composizione del " POLIUTO " fu
notevole.
Il musicista bergamasco scrisse questo lavoro come del
resto accadde per l" ASSEDIO DI CALAIS "
tenendo ben presente la possibilità di una
rielaborazione della partitura nella forma del grand -
opéra; preziosi furono i consigli e le indicazioni di
Nourrit già primo interprete degli " UGONOTTI
" e del " GUGLIELMO TELL " e quindi
profondo conoscitore del gusto francese.
Dopo il tentativo di aggirare il veto della censura
trasportando l'azione in India e trasformando i cristiani
in seguaci di Zoroastro e dopo il definitivo diniego alla
rappresentazione del " POLIUTO ",Donizetti il 9
ottobre del 1838 partì da Napoli ed il 21 era già a
Parigi.
La partenza di Donizetti da Napoli e la mancata
rappresentazione dell'opera gettarono Nourrit in un grave
stato di prostrazione tanto che si suicidò gettandosi
dall'ultimo piano dell'albergo Barbaja.
A Parigi Donizetti si mise in contatto con Eugène Scribe
che modificò notevolmente il libretto del Cammarano,lo
ampliò e lo portò a quattro atti.
In una lettera a Simone Mayr datata 8 apile 1839
Donizetti scrive : " Darò alla Grand-Opéra
francese il mio Poliuto proibito a Napoli per essere
troppo sacro,allargato a quattro atti invece di tre
com'era,tradotti ed aggiustati pel Teatro Francese da
Scribe.
Da ciò ne avvenne che ho dovuto rifare tutti i
recitativi di nuovo,far un nuovo finale del primo
atto,aggiungere arie,terzetti e ballabili come qui si
usa,acciò non si lagni il pubblico che la tessitura è
italiana".
" POLIUTO " e " LES MARTYRS " sono
quindi sostanzialmente due opere diverse pur essendo le
"tela " del libretto la stessa.
Drammaturgicamente nel " POLIUTO " la figura
del protagonista ha un carattere forte,pieno di scatti
d'ira e di gelosia e solo nel finale appare il carattere
mistico ; invece ne " LES MARTYRS " il
misticismo del protagonista balza in primo piano.
Musicalmente si nota una notevole diversità tra le due
opere.
Per la parte di Paolina Donizetti introduce una tessitura
molto acuta ed elabora maggiormente la parte; assai
significativa è l'entrata di Pauline preceduta da un
assolo del clarinetto e che poi si svolge in modo
complesso con un recitativo e un'aria ma con
l'interruzione da parte di un coro di donne.
Anche la parte del tenore venne
modificata sia perché Scribe tagliò praticamente il
sentimento di gelosia di Poliuto e mise in luce il
conflitto religioso e mistico, sia perché avendo a
disposizione il Duprez rese più acuta la tessitura.
La figura di Sévère diventa più malinconica e
sofferta;basti ascoltare la bellissima aria del secondo
atto ed il duetto con Paolina.
La parte di Félix padre di Pauline nella versione
italiana è breve ed affidata ad una voce di tenore
comprimario mentre nell'opera francese assume maggiore
importanza e ne è interprete un basso profondo.
" LES MARTYRS " andarono in scena all'Opéra di
Parigi il 10 aprile 1840 e l'opera ebbe un clamoroso
successo ottenendo consensi per la finissima ed elaborata
orchestrazione; Berlioz la giudicò positivamente pur
ritenendo il lavoro un noioso " Credo in quattro
atti ".
" POLIUTO " andò in scena al Teatro San Carlo
di Napoli il 30 novembre del 1848 circa otto mesi dopo la
morte di Donizetti.
In Italia nel nostro secolo si ebbero due sole riprese; a
Bergamo nel 1975 (prima rappresentazione il 20 settembre)
ed al Teatro la Fenice di Venezia nel 1978 (prima
rappresentazione il 18 giugno).
Certamente oggi mettere in scena questo lavoro di
Donizetti crea dei problemi che al Teatro Romolo Valli di
Reggio Emilia sono stati in buona parte risolti.
Alessandra Ruffini era Pauline che ha cantato
correttamente e con bello stile; la voce di questo
soprano è interessante, bene educata e di timbro
gradevole in tutta la gamma della tessitura; giustamente
la parte è stata adattata ai suoi mezzi vocali.
Meno bene le cose sono andate per il Polyeucte di Miguel
Olano.
La voce di questo tenore è di volume notevole e di
timbro che bene si adatta ai ruoli drammatici ma
l'intonazione non è sempre a posto ed il personaggio è
risultato piuttosto superficiale.
Roberto Servile invece ha bene delineato la figura di
Sévère; baritono assai interessante e che emerge nel
raro panorama delle voci baritonali.
Bene anche il Félix di Umberto Chiummo; completavano la
compagnia Luigi Petroni ( Néarque ) Enzo Capuano (
Callisthène ) ed Alessandro Cosentino.
L'Orchestra Sinfonica dell'Emilia Romagna " Arturo
Toscanini " era diretta con vigore e precisione da
Daniele Callegari, giovane direttore molto attento e
scrupoloso nella concertazione e con un bel gesto
direttoriale.
Ottimo il coro diretto da Franco Sebastiani.
A Pierluigi Pizzi era affidata sia la regia che le scene
ed i costumi; ha creato uno spettacolo assai interessante
con due scalinate fisse contrapposte e con vari elementi
mobili assai significativi ed essenziali nel susseguirsi
delle varie scene.
Nella seconda replica il pubblico ha decretato un buon
successo per tutti gli artisti.
Luciano Maggi
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