Index PRIMOPIANO - Aprile 1997


Dini, operazione fiducia

Mentre la responsabile della Sanità Rosy Bindi versa qualche lacrima e porta la solidarietà del governo, il sottosegretario agli Esteri Patrizia Toia cerca di difendere l’operato della Farnesina dagli attacchi della famiglia di Milena: "I parenti della ragazza ci giudicano assenti, ma non abbandoneremo le indagini, ricostruiremo i fatti e chiederemo una rogatoria per seguire gli interrogatori".

Le è anche scappata qualche lacrima, durante la messa. Ma da quella spinosa vicenda di Milena, scomparsa e ritrovata dopo 16 mesi, lei, il ministro della Sanità Rosy Bindi presente ai funerali, si chiama fuori. Era presente "in nome del ministro Dini" e "in segno di partecipazione e solidarietà" verso la famiglia, dice uscendo dalla chiesa. "La famiglia vuole fatti? La voglia di conoscere i fatti e la verità non è solo della famiglia. E la presenza dell’onorevole Pozza Tasca vicino alla famiglia è un segnale che l’attenzione attorno ai parenti non è mai mancata". Amen.

E’ molto più difficile la posizione di Patrizia Toia, sottosegretario agli Esteri. Mentre cammina verso il cimitero deve difendere l’operato del ministero, accusato dalla famiglia di totale inerzia se non quasi di cedimento di fronte alle reticenti autorità tunisine. "Non lasceremo perdere la vicenda senza altre iniziative - dice - Certo l’attività del ministero può essere insufficiente agli occhi della famiglia, ma andremo avanti, là in Tunisia l’inchiesta è ancora aperta".

Ma se per i Bianchi il dicastero di Dini non ha fatto niente fino ad ora, perché dovrebbero credere che si muoverà adesso? Patrizia Toia cerca appigli: "Faremo una ricostruzione dei fatti, la relazione del funzionario che segue il caso sarà consegnata al magistrato. La rogatoria? Penseremo anche a questo passo, quantomeno per assistere agli interrogatori degli imputati".

Per districarsi in una situazione non proprio facile le scappa anche la frase infelice: "Dovete capire, anche la lingua per noi non è facile...". Come dire che il ministero degli Esteri della settima potenza industriale del mondo va in tilt perché non trova un traduttore di tunisino. Insomma anche dove non c’è la volontà di ostacolare, a complicare le cose c’è anche l’approssimazione tutta italica.

Qualche promessa ad ogni modo il sottosegretario l’ha fatta: la ricostruzione dei fatti, l’interessamento del magistrato, la rogatoria. Difficile adesso fare dietrofront: Bertillo e Gilda Bianchi, bontà loro, hanno buona memoria.

a.m.