Index ARTE - a cura di Giovanna Grossato - Maggio 1997



Vado a comprare il Pomodoro

Dal 4 al 7 aprile la Fiera di Vicenza ha ospitato una rassegna d’arte che ha raccolto il meglio offerto dalle gallerie di 38 province italiane e di alcuni Paesi stranieri. Una specie di grande mercato a metà strada tra divulgazione e commercio con nomi come quelli di Giò Pomodoro, Lucio Fontana e Capogrossi ma anche le ultime idee delle giovani generazioni

Sui 10.000 mq. dell’area espositiva della Fiera di Vicenza, l’Italia del mercato d’arte ha sciorinato, dal 4 al 7 aprile 1997, le sue bellezze (e in alcuni casi, com’è del resto prevedibile in simili circostanze, anche le sue bruttezze) nella rassegna Vicenza Arte.

Trentotto provincie italiane e due Paesi stranieri, il Belgio e la Spagna, hanno dato vita ad una operazione che si pone a metà strada tra la divulgazione dell’evento artistico e la sua commercializzazione.

La manifestazione, che è alla sua sesta edizione, ha messo in mostra, e in vendita, il meglio che le gallerie italiane partecipanti offrono: opere di pittura, scultura, grafica, ceramica, vetro ed altri materiali, per lo più espressioni della cultura contemporanea in una tale e tanta varietà di forme, contenuti e qualità da rendere esausti i visitatori.

Esausti e soddisfatti di aver percorso zigzagando la "galleria delle gallerie" e di aver sfogliato le pagine delle sedici riviste specializzate in mostra nei chioschi.
Accanto ad opere di sicuro effetto (e di eclatante bellezza), come il percorso antologico di lavori di Capogrossi dal ’49 al ’72 , o l’arcana levigatezza di Giò Pomodoro nella sezione dedicata agli "Scultori del libro", o le interpretazioni spaziali di Lucio Fontana, è stato interessante osservare da vicino operazioni meno note di artisti delle più giovani generazioni. Alcune meno rigorosamente formali eppure violentemente fenomenologiche, come il concerto-performance "Groud Plane Bass" dell’artista concettuale Andrea Rossi Andrea, autore, tra l’altro, di un compact disc a marchio Artis e dal titolo "Ground Plane Antenna - de umbra captanda in urbe" - in cui il basso elettrico dell’artista reitera fino ai margini dell’etere le onde che si irradiano dal leit-motif, frutto di più di vent’anni della sua attività: un astuto, sottile, proteso ombrellino da antenna CB, ground plane.Più calibrato e racchiuso nei confini di una materia strutturata, è, invece, l’opera "Eventi Totali" di Lucio Scortegagna, le cui forme in bronzo, sulle quali la luce scorre con solenne incedere , vengono prefigurate dallo scultore in dipinti a tecnica mista dai colori torvi ed essenziali .

Una interessantissima miscellanea di grafica anni ‘60-’90 (disegni, stampe, multipli), opere della Pop-art, informale, Nuovo realismo, arte povera, body art e comportamento, postconcettuale, optical, concreta, processuale, graffitismo, mec-art, trans-avanguardia italiana e straniera e di tutti i movimenti presenti nello scenario planetario dalla metà del secolo in poi, è "l’insieme" che costituisce uno dei più prodigiosi musei che si possano immaginare. Situato fisicamente in una tranquilla campagna di provincia, esso è immanente, nello spirito e virtualmente, per tramite delle opere che contiene, in tutto il mondo. Queste opere non sono in vendita, naturalmente, e la Casabianca (questa è l’intestazione di tale museo, sito in un palazzotto che fungeva, nel ‘700, da centro di raccolta di una tenuta agricola) espone se stessa come una vera e propria opera d’arte e reclamizza la sua presenza e la sua essenza: quella di contenitore vivente di oltre 1200 esperienze di 700 artisti contemporanei e quella di evento altamente morale che tende le sue braccia ad accogliere, in special modo, classi di studenti, oltre che studiosi. Sono spesso proprio gli studenti, infatti, che a frotte, con i loro insegnanti, ma anche spinti da una genuina voglia di conoscere gli eventi artistici maturati negli ultimi cinquant’anni, invadono le otto grandi stanze in cui sculture, dipinti, grafica, oggetti sono raggruppati per identità o movimento di appartenenza. Qui i giovani di oggi possano interagire con il pensiero e l’idea estetica dei giovani di ieri, dando giustificazione e continuità alle spinte intellettuali che hanno ridisegnato il panorama artistico del dopoguerra.

G. G.