Index CULTURA - Maggio 1997


Mauro Astolfi e la Spellbound

Mauro Astolfi è un giovane coreografo italiano a cui la critica di balletto italiana non si è ancora dedicata.
Famoso ed apprezzato negli Stati Uniti, in Francia e in Inghilterra ( paesi nelle cui più prestigiose accademie è spesso docente ospite) in Italia il suo genere di modern-jazz non è ancora decollato nei sacri teatri italiani che lasciano poco spazio a giovani proposte bollandole molto spesso come meteore, quindi destinate al declino.
L’Italia non lascia spazio alle giovani realtà espressive a meno che non provengano dall’estero, la nostra esterofilia ormai investe tutti i settori, o comunque si attende sempre che l’italiano riscuota successo in altre parti del mondo per poi rivendicarne l’italianità.
Astolfi è un vero e proprio artista metropolitano il suo modern è espressione di una solitudine che cerca di uscire dagli schermi della quotidianità piatta e insensibile delle città di plastica e cemento.
Carismatico e aggressivo il suo linguaggio coreografico annulla l’androginia tipicamente contemporanea che propone modelli asessuati puntando su di una sensualità spudorata ed erotica ma mai volgare. La sua danza è un grido graffiante e seducente che esprime la frustrante impossibilità di comunicare tra due universi contrapposti, come quelli rappresentati dall’uomo e la donna, che instancabilmente si cercano.
Grande amante dei contrasti ritmico-musicali tipici della black-music che scandisce una melodia vellutata da percussioni palpitanti, i suoi danzatori sembrano posseduti da quell’anima malinconica, avvolgente ed atmosferica, tipica del Soul.
Le sue coreografie sono veri e propri cori, anche negli assoli il ballerino non è mai "solo" vi è sempre la presenza costante di quell’invisibile partner che è lo spazio (Martha Graham docet); uno spazio che il danzatore accarezza e da cui viene accarezzato, che si insinua toccandolo nel punto di massima energia dinamica e si prolunga nelle braccia e nelle gambe veri e propri brandelli di spirito.
Il suo linguaggio coreografico nasce da una profonda conoscenza dei mezzi espressivi naturalmente insiti nell’uomo è un linguaggio che nasce dal silenzio, dalla profondità di un’anima abituata al buio ed alla solitudine , in questo senso quest’artista è un vero poeta (produttore) d’incantesimi (Spellbound ), proprio come il mitico Orfeo.

Roberta Paolini