L'idolo cinese
Giovanni Paisiello nacque
a Taranto nel 1740 e si formò nell'ambiente napoletano;
esordì come operista a Bologna e dopo i successi nelle
città del nord Italia ritornò a Napoli nella primavera
del 1766 richiamato dall'impresario del Teatro Nuovo
sopra Toledo che gli commise un' opera e cioè "LA
VEDOVA DI BEL GENIO" con la quale Paisiello debuttò
a Napoli.
Questo fu il primo di una
serie di fortunati lavori, ma il grande successo
Paisiello lo ottenne, sempre al Teatro Nuovo sopra Toledo
(ora ridotto a cinema di infimo ordine) proprio con
"L'IDOLO CINESE" su testo di Giambattista
Lorenzi.
Il successo fu grandissimo
ed alla prima rappresentazione assisteva il Ministro
dell'Interno Tanucci, inviato dal Nunzio Pontificio per
giudicare se uno stendardo portato in scena simile a
quello che usava il Papa nelle solenni cerimonie
liturgiche, era offensivo o meno per la morale.
Il Tanucci non solo
giudicò non irreverente tale fatto ma si divertì così
tanto che convinse il Re Ferdinando IV° a fare
rappresentare l'opera nella Sala Grande del Palazzo
Reale.
Il successo fu
incontenibile ed a seguito di questa rappresentazione il
Re decise di trasformare la sala nell'attuale Teatro di
Corte.
L'IDOLO CINESE è
costituito da 21 numeri chiusi di cui 14 sono arie ed il
rimanente sono duetti, quartetti, finali d'atto collegati
da recitativi.
Netta è la distinzione
tra i personaggi: per le figure serie il linguaggio è
l'italiano mentre per quelle comiche, come TUBERONE,
PILLOTTOLA e PARMENTELLA è uno strettissimo napoletano.
La vocazione di Paisiello
per la musica d'azione è già ben presente in questa
partitura giovanile (si tratta della sua dodicesima opera
rispetto ai più di duecento lavori scritti) e ciò si
rileva specialmente nei finali d'atto dove la buffoneria
si intreccia con la componente drammatica in modo
efficace e sorprendente.
Lo spettacolo veronese si avvaleva
delle belle scene e dei costumi firmati da Lele Luzzati e
provenienti dal Teatro di Corte di Napoli dove
quest'opera era stata ripresa per la prima volta in tempi
moderni.
Pilottola era Bruno De
Simone che ha restituito il personaggio dell'Idolo con
una notevole arguzia ed ottima vocalità.
Del pari lodevole
l'interpretazione di Tuberone da parte di Mauro Buda e
discreto il Liconatte di Octavio Arevalo.
In campo femminile Manuela
Kriscak ha interpretato con una voce bene impostata ed
un'ottima linea di canto la parte di Ergilla mentre un
poco in ombra è parso l'Adolfo di Cristina Pastorello.
Rosanna Savoia, interprete
di Kametri, vincitrice lo scorso anno del concorso Toti
Dal Monte a Treviso per il ruolo di Carolina nel
Matrimonio Segreto di Domenico Cimarosa e premiata dal
pubblico come migliore interprete tra i giovani della
Bottega Musicale nel concorso indetto dalla Ditta
Spumanti Bellussi, ha dimostrato di mantenere quanto
promesso e di avere la giusta vocalità per l'opera del
settecento.
Buona la direzione di
Corrado Rovaris a capo dell'Orchestra dell'Arena di
Verona; bella e spigliata la regia di Lorenza Codignola.
Successo di pubblico che
per la verità ha lasciato dei vuoti in sala.
Luciano Maggi
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