I TURCHI
AMANTI
Domenico Cimarosa nacque
ad Aversa nel 1749; nel 1756, orfano di padre, si
trasferì con la madre a Napoli ed entrò nel
Conservatorio Santa Maria di Loreto diplomandosi nel
1767.
Era particolarmente dotato
per il violini, il clavicembalo, l'organo e per il canto
specialmente nel genere buffo.
Nel 1772 ebbe un incontro
fondamentale con la soprano Pallante che gli diede in
sposa la figlia Gaetana e gli spianò la strada come
compositore facendogli rappresentare, con scarso
successo, la sua prima opera "LA STRAVAGANZA DEL
CONTE".
Dopo avere peregrinato per
l'Europa nel 1793 è nuovamente a Napoli dove, al Teatro
dei Fiorentini viene messa in scena una produzione de
"IL MATRIMONIO SEGRETO", opera scritta a Vienna
e che, caso unico nella storia del melodramma, la sera
stessa della prima rappresentazione l'Arciduca volle
fosse replicata immediatamente per intero.
Sempre nel 1793, il 13
giugno, va in scena al Teatro Nuovo sopra Toledo un nuovo
lavoro e si tratta de "LI TRACI AMANTI" e fu
notevole successo.
L'opera ebbe numerose
versioni e titoli diversi come ad esempio "IL PADRE
ALLA MODA O LO SBARCO DO MUSTANZIR BASSA' " (Padova
1796), "GLI TURCHI AMANTI" (Lisbona 1796),
"LES AMANTS TURC" (Parigi 1809).
Il libretto era di
Giuseppe Palomba e di Giuseppe Maria Diodati; esso è
indubbiamente gustoso e divertente specialmente in quel
bislacco idioma turco di Mustanazir al quale risponde in
qualche modo Giorgiolone che apre l'opera e che
ritroviamo in altri punti.
La prima stesura del
libretto è in napoletano ma il Palomba, per la
comprensibiltà dell'opera, nelle altre verisioni lo
riscrisse in italiano.
La musica di Cimarosa è
sempre elegante e di invenzione melodica fresca e di
grande comunicazione.
La partitura è costituita
da 14 numeri con arie, duetti, terzetti, sestetti ed
importanti finali d'opera, il tutto legato da recitativi
sempre incalzanti.
Stendhal scrisse che il
canto di Cimarosa "è il più bello che l'anima
umana abbia potuto concepire" ed infatti il
musicista infuse una dinamica nuova, desueta all'opera
buffa allora circolante, e seppe creare dei pezzi di
insieme con una tecnica raffinatissima.
Nella rappresentazione al Teatro
Filarmonico di Verona Lenina era Patrizia Orciani che ha
dato vita al suo personaggio con molto temperamento e con
qualche squilibrio nella parte vocale.
Alessandra Ruffini era
Selim ed ha dimostrato ancora una volta la sua raffinata
linea di canto e la perfetta adesione al personaggio
anche dal punto di vista scenico; buona la Rossolane di
Alessandra Rossi.
Veramente spassosi e
vocalmente ineccepibili sia Armando Ariostini nella parte
di Munstanzir che Bruno De Simone nella parte di
Giorgiolone; Octavio Arevalo, interprete di Osmano, ha
cantato con finezza e buon accento.
Ottimo lo Zaccaria di
Stefano Rinaldi Miliani.
Giuliano Carella ha
diretto con grande sicurezza e notevole partecipazione
ottenendo ottimi risultati dall'Orchestra dell'Arena di
Verona, in ranghi ridotti come vuole la partitura.
La regia era di Maurizio
Scaparro, le scene di Lele Luzzati ed i costumi di
Santuzza Calì; ne è risultato uno spettacolo
godibilissimo come già lo era stato al Festival Delle
Nazioni di Città di Castello nel 1994.
Franco successo di
pubblico.
Luciano Maggi
|