Ma
quella molecola è maschilista
Finalmente
sembra che sia stata scovata la causa della maggior
frequenza delle depressione tra le donne. Nautilus aveva
già riportato la notizia dello studio effettuato
dallUniversità canadese Mc Gilles, pubblicato il
13 maggio 97 sul Proceedings of the National Academy of
Sciences. Si tratta di una novità che vale la pena
approfondire: la serotonina, il mediatore chimico del
cervello che controlla umore e appetito, si produce con
più difficoltà nel sesso femminile. Noi donne possiamo
allora cominciare a festeggiare la fine del male oscuro?
O siamo di fronte allennesima ricerca che vuole
dimostrare la differenza tra uomo e donna?
Si sapeva già da tempo
che la serotonina, un mediatore chimico delle cellule
nervose, è connessa allumore e allappetito,
e quindi alla depressione e ai disturbi alimentari.
Lesperimento effettuato dal professore di
neurologia Mirko Diksic ha svolto unindagine molto
particolare sulla sintesi della serotonina.
In un gruppo di quindici
"cavie umane" in buona salute, il tasso medio
di sintesi della serotonina nel cervello dei sette uomini
è risultato superiore e più veloce (52%) rispetto a
quello delle otto donne. Inoltre gli uomini hanno reagito
molto più lentamente (solo il 9,5% contro il 40% delle
donne) alla somministrazione di un farmaco che induceva
un calo della serotonina.
Per lesattezza, le
riserve di serotonina sembrano simili, la differenza
consisterebbe nel minore aumento nelle femmine in
situazione di stress. Le donne sarebbero quindi più
vulnerabili quando si trovano sotto stress, il che
spiegherebbe la loro minore capacità di difesa nei
confronti di depressioni croniche (tre volte più degli
uomini) e di disordini alimentari (dieci volte più degli
uomini).
Se davvero fosse stata
scoperta la causa per cui le donne soffrono di
depressione più degli uomini, sarebbe davvero il caso di
festeggiare la scoperta del secolo. Scoperta la causa, si
potrebbe cominciare ad agire sulleffetto, e
debellare un male che affligge molte donne. Ma affligge
anche molti uomini.
Purtroppo, basta il fatto
che anche gli uomini soffrano di depressione a dimostrare
che la scienza si trova di fronte un male molto
complesso, ancora oscuro, che non si può ridurre ad una
sola causa.
Inoltre, è doveroso
sottolineare il fatto che lesperimento non è in
grado né di escludere né di misurare limportanza
dei fattori culturali e ambientali sulla sintesi della
serotonina. Anche le donne in buona salute affrontano
educazione, esperienze e stimoli molto diversi da quelli
che vengono riservati agli uomini. Non si può escludere
in nessun modo che questi stimoli ambientali influiscano
sulla sintesi della serotonina. Non è nemmeno possibile
inserire tutte queste variabili in un qualsiasi
esperimento.
Dunque, senza voler
sottovalutare limportanza di questa scoperta, di
certo non si può parlare di un risultato eclatante.
Semplicemente, in seguito ad unesperienza
effettuata su un campione di 15 individui, è stata
dimostrata una correlazione tra la sintesi della
serotonina e la depressione femminile. Le cause della
maggiore incidenza della depressione nelle donne non è
stata ancora scoperta.
Ma quali sono i motivi che
inducono tanto impegno nel ricercare differenze
biologiche tra uomo e donna? Forse si tratta di motivi
apprezzabili. Sapere che la depressione è legata anche
solo parzialmente al genere sessuale potrebbe essere
utile. Ma non si può escludere un pizzico di malizia in
questo interesse. Il tema della differenza sessuale viene
spesso sfruttato per alimentare discussioni sterili e
aria fritta. Sicuramente è un argomento che attira
interesse, curiosità e sospetti.
Sta di fatto che le
differenze biologiche sono state spesso usate come comodo
pretesto per creare differenze di ben altro tipo. La
donna è più debole delluomo, e allora è giusto
che certe possibilità di scelta le debbano essere
negate. Discorso vecchio, ma non ancora chiuso.
Per dare lidea degli
equivoci che possono essere creati dalle differenze
biologiche, proverò a riassumere alcune ipotesi
paradossali che potrebbero derivare dallanalisi
delle differenze genetiche tra uomo e donna.
Tanto per cominciare, in
teoria le donne sarebbero anche in grado di riprodursi da
sole, per partenogenesi. I recenti progressi nel campo
della clonazione potrebbero rendere presto possibile
lesperienza. Il maschio diventerebbe superfluo,
geneticamente parlando. Inoltre la presenza dei due
cromosomi X permetterebbe alla donna una maggiore difesa
nei confronti di alcune malattie genetiche, e in generale
una vita più lunga. Ragion per cui, se ragionassi
frettolosamente, potrei desumere una superiorità della
donna, fondata solidamente su dati biologici.
Per fortuna, nessuna
differenza biologica è in grado di stilare classifiche,
né di erigere barriere o steccati. I problemi sorgono
con differenze di ben altro tipo. La Chiesa che vieta il
sacerdozio alle donne con la scusa di una diversa
"vocazione" legata al sesso, rientra in questa
casistica di "differenze". Se davvero le donne
non sono in grado di avere una vocazione al sacerdozio,
perché innalzare divieti e negare possibilità?
Vecchi problemi, mai
risolti. La scienza è sempre stata legata ad esigenze e
aspettative molto lontane dal desiderio di conoscere, e
dallesigenza di migliorare le condizioni di vita.
In parte, spesso sono state istanze sociali, politiche e
religiose ad influire attivamente nella formazione di
teorie scientifiche. Galileo è stato riabilitato da
poco. La Germania nazista aveva una sua scienza ariana.
Anche la Russia Sovietica aveva patrocinato una scienza
rigorosamente comunista.
Kant, scienziato e
filosofo, nella sua "Critica della Ragion Pura"
ha effettuato una serie di analisi raffinate
sullinfluenza dei desideri umani sulla formazione
di sistemi filosofici e scientifici. Ma la sua analisi è
andata molto più a fondo. Probabilmente abbiamo non solo
la tendenza, ma anche la necessità di spiegare in senso
finalistico il mondo che ci sta intorno. Infatti,
immaginiamo che gli organismi abbiano obiettivi e
traguardi da perseguire, perché noi abbiamo bisogno di
fini e obiettivi per andare avanti. Così pensiamo che
animali e piante si evolvano per migliorare, crediamo che
luniverso debba avere un inizio e una fine come
noi. Abbiamo la presunzione di essere puro pensiero, ci
illudiamo che le nostre emozioni siano completamente
diverse dalla materia, da ciò che non è pensiero. Non
è naturale identificare le nostre emozioni, i nostri
ricordi, i nostri sentimenti, con una sostanza chimica.
La depressione è uno di
quei temi su cui si sono scatenate discussioni tanto
feroci quanto inutili, tra chi sostiene il primato delle
cause ambientali e chi difende il primato
"biologico". Linfelicità una sostanza
chimica? I partigiani delle influenze ambientali e
famigliari si aggrappano a questa evidenza. Curare una
malattia con delle parole? I materialisti si difendono
usando argomenti non meno plausibili.
Tutti i fattori sono
importanti, tutti i fattori contribuiscono: ambiente,
famiglia, corredo genetico. Probabilmente esistono altri
fattori che non siamo ancora in grado di conoscere.
Pochi ricordano che anche
Freud aveva affermato con forza limportanza degli
elementi biochimici nella genesi delle nevrosi. Sperava
in un futuro in cui si potesse spiegare e curare la
sofferenza psichica con sostanze chimiche.
Nellattesa, rimaneva limportanza terapeutica
delle definizioni psicoanalitiche.
A questo proposito si può
paragonare la mente umana ad un computer, tenendo
presente che la complessità del cervello umano è
enormemente superiore. Tra cellule cerebrali e psiche
esiste un rapporto molto simile a quello che cè
tra hardware e software: il cervello è composto da un
intreccio di sostanze biochimiche (come i circuiti
dellhardware), ma per farlo funzionare sono
necessario un linguaggio specifico, una serie di schemi
interpretativi (il software).
Siamo animali molto
complicati. Fattori genetici, culturali, familiari
contribuiscono tutti insieme a generare quel marchingegno
astruso che chiamiamo essere umano. Forse in futuro
saremo in grado di ricostruire un uomo molecola per
molecola, circuito per circuito, così come oggi possiamo
costruire un computer.
Forse conosceremo
perfettamente la chimica delle nostre emozioni, dei
nostri pensieri, e anche delle nostre differenze. Forse
allora chimica, biologia e psicologia si fonderanno in
ununica branca scientifica, e il dialogo tra
scienziati diventerà molto semplice. Quello sarà il
giorno in cui anche il dialogo tra uomini e donne non
avrà più misteri, e forse diventerà noiosissimo.
Purtroppo (per fortuna?) per ora siamo ancora
lontanissimi da quel giorno.
Antonella Di Martino
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