La
ricerca della Demoskopea
28
maggio - Da Enrico Finzi, presidente della
società di sondaggi Demoskopea che ha curato la
"Ricerca sui fabbisogni
della comunicazione nelle piccole e medie
industrie venete (323Kb)" e relatore nella
prima giornata della Settimana, arrivano molti
elogi. Ma anche molti schiaffi: l'impresa veneta,
dice, non investe in comunicazione, fa tutto in
casa, punta solo alla produzione e se continua
così tra pochi anni rischia il declino
Da
Enrico Finzi, presidente della società di
sondaggi Demoskopea che ha curato la
"Ricerca sui fabbisogni della comunicazione
nelle piccole e medie industrie venete" e
relatore nella prima giornata della Settimana,
arrivano molti elogi. Ma anche molti schiaffi:
l'impresa veneta, dice, non investe in
comunicazione, fa tutto in casa, punta solo alla
produzione e se continua così tra pochi anni
rischia il declino.
Spiega
Finzi: "Abbiamo esaminato 63 piccole medie
imprese da varie province venete. Le domande
erano ovviamente su che tipo e quanta
comunicazione facevano. Un terzo non ne fa
assolutamente perchè non ha politica di marca e
ha pochi clienti. E questi sono giustificati. Un
15 per cento degli intervistati fa comunicazione
avanzata, cioè studia strategia, si pone
obbiettivi, budget, usa tecniche moderne. Ma la
metà delle aziende fa una comunicazione da
"sottocultura", roba da anni '60".
E cioè "investono pochissimo, non usano
consulenti esterni, si servono al massimo di
piccoli studi grafici. Insomma è il concetto del
"faccio tutto da solo", perfino gli
slogan. Si parla di depliant, brochure, materiale
per le fiere, cataloghi. Qualcuno usa anche
Internet ma solo come presenza. Quanto a
pubblicità su giornali, radio, tv, ecc, è
pochissima". Poi le relazioni pubbliche: per
Finzi "solo una parte fa comunicati stampa,
magari per piccoli eventi. Metà dice di
"fare comunicazione", ma poi si scopre
che in realtà pensa ai discorsi che fa ai
meeting, agli incontri al Rotary o alle
chiacchiere che fa al bar con gli amici".
Altro capitolo dolente, quello delle
sponsorizzazioni: "Anche qui è roba da
paese, con tutto il rispetto per i paesi -
continua Finzi - Sponsorizzano le squadrette
locali, le sagre. Comunque solo per interessi
personali". Ancora, la comunicazione
interna. E ancora sono note dolenti: "Quello
che ci siamo sentiti dire è che cominicare è
fare pranzi con i dipendenti, gare di calcetto e
simili. All'italiana, insomma: il padrone parla
ai dipendenti che stanno ad ascoltare, non c'è
dialogo". Molto meglio invece nel settore
fiere: "Su questi niente da dire, le aziende
vente anche piccole sono esperte e
all'avanguardia in Europa". Ma non basta.
Perchè "gli investimenti medi in
pubblicità e comunicazione qui sono di circa 450
milioni l'anno, cioè del tutto insufficienti -
insiste il presidente della Demoskopea - Quello
che va capito è che si richia grosso: i mercati
in futuro saranno più competitivi, non ci sarà
più la svalutazione che aiuta le esportazioni,
l'Europa viaggerà con la stessa crescita. E il
numero di imprese sta diminuendo dappertutto. La
mia idea è che questo "nervosismo"
degli industriali veneti è dovuto al fatto che
avvertono che il grande successo produttivo è
oramai alle spalle. Vicenza? Rischia più degli
altri. Ha le esportazioni di uno stato
medio-piccolo, ma non fa comunicazione.
L'imprenditore qui è accentratore, cura tutto
lui. E non resta molto tempo: 5 anni e si vede
chi resta sul mercato e chi no. La produzione è
ai massimi livelli, la comunicazione è zero. Il
consiglio? L'Assindustria deve investire per far
crescere le aziende in questo settore. La
passione del singolo e il "fai da te"
non bastano più".
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