La
trasformazione economica e sociale dei sistemi di piccola
impresa nellItalia nord-orientale: il caso di
Vicenza.
Il
contributo dell'Economista Paolo Gurisatti al seminario
internazionale "Comunicazione, spazio e nuove forme
di lavoro" che si terrà a Rio de Janeiro, presso
l'Università Federale (UFRJ) il 16-17-18 giugno di
quest'anno. Un paper che cerca di sintetizzare le
caratteristiche del modello veneto con riferimento al
vicentino per un uditorio di osservatori brasiliani
interessati allo sviluppo di piccola impresa.
1. Un sistema economico di
successo
La provincia di Vicenza è
oggi una delle aree più industrializzate dItalia e
dEuropa. La quota di occupati nel settore
industriale si avvicina al 50% delle forze di lavoro, con
una notevole concentrazione nellindustria
manifatturiera e nelle piccole/piccolissime dimensioni
dimpresa (fino a 50 addetti).
Dato che la popolazione è
di circa 700.000 abitanti e che le imprese sono più o
meno 70.000, se ne deduce che si tratta di unarea
con tassi elevatissimi di imprenditorialità (un
imprenditore ogni 10 abitanti) e, dato che il valore
complessivo delle esportazioni è di circa 10.000 milioni
di dollari (più di 25.000 dollari per occupato), se ne
deduce che si tratta di unarea con una notevole
apertura internazionale.
Negli ultimi
ventanni leconomia vicentina si è
specializzata nella fornitura di prodotti per il settore
industriale: macchine per lindustria, semilavorati
di qualità (pelli, filati e tessuti), componenti su
misura (stampi per materie plastiche, campionari di
abbigliamento, prototipi e altri prodotti in metallo,
legno, plastica). Ma a Vicenza sono presenti anche
numerose industrie che operano sul mercato dei beni
durevoli per la persona (abbigliamento, oreficeria,
pelletteria) e per la casa (mobili, articoli di
complemento darredo, ceramiche, etc..). In
prevalenza si tratta di industrie di bassa serie, con
prodotti confezionati just in time su misura del
cliente.
Con una definizione di
sintesi si può dire che Vicenza dispone oggi di una
struttura produttiva economicamente forte, perché ha
seguito dai primi anni 70 una traiettoria di
specializzazione coerente con la fase post-fordista dello
sviluppo economico mondiale. Al suo interno si sono
consolidati distretti e cluster industriali (reti
integrate di piccole imprese) che assicurano una risposta
flessibile a clienti collocati in tutti i paesi del
mondo.
Cresciuta inizialmente al
servizio della domanda mitteleuropea
leconomia vicentina si è progressivamente
conquistata una reputazione di classe mondiale che attira
clienti extraeuropei pur in assenza di funzioni
commerciali e strategie evolute di
internazionalizzazione.
2. I fattori che spiegano
il successo del modello produttivo vicentino
I fattori che spiegano il
successo delleconomia vicentina sono molti, sia di
carattere congiunturale (politiche di cambio e
decentramento in Europa), sia di carattere strutturale.
In questa sede mi limito a richiamare i principali
fattori strutturali.
a) Flessibilità del
lavoro e organizzazione per obiettivi. Il rifiuto del
modello fordista, che nel Veneto ha riscosso ampi
consensi in tutti gli strati sociali, e la consapevole
ricerca di nicchie di mercato specializzate hanno spinto
la maggior parte delle piccole imprese verso attività su
commessa. Questa tendenza ha prodotto nel tempo strutture
organizzative (lean) focalizzate sul
raggiungimento di obiettivi piuttosto che sul rispetto di
orari e norme di produzione. Si è formata in questo modo
una cultura del lavoro fortemente orientata alla
partecipazione e alla flessibilità non soltanto tra
diversi ruoli produttivi, ma anche tra diversi ruoli
sociali (continuando a fare lo stesso mestiere si può
essere oggi piccolo imprenditore, domani artigiano,
dopodomani dipendente specializzato senza particolari
problemi di collocamento nella comunità locale)
(Brusco-Fiorani).
La stessa organizzazione
della famiglia, che resta listituzione centrale
delleconomia e della società vicentina, risulta
funzionale allo sviluppo dellimprenditoria e alla
gestione flessibile del mercato del lavoro.
b) Contiguità
territoriale e integrazione produttiva con altre aree a
sviluppo dinamico. Vicenza appartiene a quella
"macroregione alpina" che un recente studio
della Commissione Europea identifica come larea
emergente dello scenario continentale. Si tratta
dellarea che comprende, oltre al Nord
dItalia, la Rhone-Alpes in Francia, la Svizzera, la
Baviera e il Baden-Wurtenberg in Germania,
lAustria. E unarea al cui interno sono
prevalenti le piccole città e le piccole imprese, in cui
dominano le strutture organizzative flessibili dei
distretti e non mancano le strutture di comunicazione (la
rete autostradale assicura collegamenti giornalieri tra i
diversi nodi della macroregione).
Gli imprenditori e i
tecnici vicentini beneficiano da tempo non solo
dellappartenenza economica ad unarea vasta e
omogenea, ma anche delle continue opportunità di
scambio, contatto e integrazione con operatori che
condividono valori culturali simili. La macroregione
alpina è, ad esempio, caratterizzata da una certa
marginalità rispetto alle istituzioni economiche degli
stati nazionali (Ohmae) ed è continuamente proiettata
alla ricerca di soluzioni decentrate ad alcuni problemi
critici dello sviluppo (capitalizzazione delle imprese,
formazione del personale, sviluppo del welfare).
Come altre province della
stessa macroregione Vicenza trova nellapertura
internazionale le risorse fondamentali del proprio
successo.
c) Prevalenza di
sistemi a rete, distretti e cluster industriali integrati
che sommano i vantaggi della concentrazione (economie di
scala) a quelli derivanti dalla riduzione dei costi di
trasporto e di trasferimento tecnologico (Krugman). La
provincia di Vicenza, come altre aree della macroregione
alpina, segue un percorso di industrializzazione endogeno/senza
fratture (Datar, Fuà e Zacchia), nel senso che tende
a integrare costantemente nuove attività a quelle
esistenti, secondo una logica di spin-off. La
gemmazione di nuove industrie da quelle tradizionali, non
intacca, anzi rafforza, le relazioni di lungo termine tra
i componenti del sistema del valore (Porter) e produce un
ambiente favorevole alla regolazione post-fordista.
Vicenza dispone di
strutture organizzative a rete molto efficienti:
distretti industriali marshalliani (Becattini) e imprese
rete (Benetton, Diesel), coerenti con le caratteristiche
del mercato globale. Le relazioni tra imprese sono
orientate ad un mix di cooperazione e competizione che
limita i comportamenti opportunistici (Williamson).
Linnovazione risulta elevata dal fatto che,
allinterno del medesimo ambiente molti competitori
sperimentano, in parallelo, soluzioni alternative,
costruendo una sorta di laboratorio collettivo che si
rivela in pratica molto efficace (Rosenberg).
d) Forte integrazione
tra sistema formativo e sistema industriale. La
provincia di Vicenza dispone infine di un articolato
sistema di scuole tecniche (allIstituto Tecnico
"A.Rossi" di Vicenza si sono formati moltissimi
imprenditori e, tra gli altri, anche quel Federico
Faggin, presidente oggi della Synaptics, CA-USA, che è
tra i progettisti del processore 8086); un sistema che si
avvale della collaborazione di insegnanti che provengono
dal sistema industriale e mantiene relazioni strette con
le imprese (sia per la definizione dei programmi che per
il collocamento dei diplomati). La provincia di Vicenza
può vantare ottime relazioni con le università venete
ed è sede di un master in business administration (CUOA)
e di un corso di laurea in Ingegneria Gestionale.
Questi fattori, assieme
alle strategie di nicchia, compensano la mancanza di
strutture logistiche e commerciali, la carenza di parchi
scientifici e tecnologici, di organizzazioni finanziarie
capaci di sostenere grandi investimenti. Il modello della
fornitura flessibile di prodotti specializzati risulta
vincente, poiché consolida negli anni una reputazione
internazionale delle reti e dei distretti vicentini e
procura clienti alle piccole imprese anche in assenza di
cospicui investimenti nelle funzioni di distribuzione e
comunicazione.
3. Le condizioni storiche
che hanno favorito il decollo del sistema vicentino
Sulle condizioni storiche
che hanno permesso la costruzione a Vicenza (e più in
generale in tutta la fascia pedemontana veneta) di un
modello post-fordista di successo, è opportuno
soffermarsi in un seminario come questo di Rio.
Dallanalisi del caso Vicentino si possono infatti
ricavare utili indicazioni per quelle aree del mondo che
intendono adottare un modello di piccola impresa in
alternativa a quello fordista delle imprese
transnazionali.
Tra le altre mi sembra
opportuno citare le condizioni che sembrano essere
maggiormente correlate allo sviluppo di reti di piccola
impresa competitive sul mercato globale, vale a dire a
quelle comunità di persone e popolazioni di imprese
(i distretti industriali di Becattini) che sono alla base
di buona parte del successo veneto e vicentino degli
ultimi anni. Le indico di seguito brevemente, senza tener
conto di un possibile ordine di importanza.
a) In primo luogo la
piccola proprietà della terra è generalmente
correlata con lo sviluppo della piccola impresa
(Bagnasco), poichè fornisce alcuni ingredienti
essenziali per laccumulazione originaria di un
sistema ad economia diffusa (consuetudine alle regole di
mercato, patrimonio minimo familiare, reddito integrativo
per attività artigianali, senso del rischio, autonomia
organizzativa).
b) In secondo luogo la
presenza di istituzioni comunitarie forti e riconosciute
è essenziale alla nascita di un mercato locale del
lavoro e delle merci efficiente; senza regole sociali
condivise e relazioni orientate al lungo termine non
possono nascere reti di imprese capaci di aggredire in
modo coordinato i mercati esterni.
c) In terzo luogo la
presenza di incubatori è necessaria al rapido
diffondersi di una solida base territoriale di conoscenze
tecniche e regole organizzative; allorigine di
quasi tutti i distretti veneti è possibile collocare la
presenza di una grande azienda di mestiere o una scuola
tecnica prestigiosa; simili strutture sono in grado di
produrre la massa critica di competenze che è
indispensabile a sostenere la rapida formazione di una
rete integrata di piccole imprese; il big bang dei
distretti veneti, collocabile, come già detto, nella
seconda metà degli anni 70, non sarebbe stato
possibile senza tale massa critica; la
condivisione di standard produttivi, lappartenenza
ad una medesima cultura tecnica, la stessa conoscenza
personale degli individui sono risultati essenziali al
decollo di un sistema alternativo a quello di grande
impresa in assenza di un piano strategico preordinato.
E lincubatore che ha prodotto
latmosfera (limprinting) entro la quale
soggetti atomistici sono riusciti a muoversi in sintonia.
d) Infine lapertura
internazionale è la condizione indispensabile allo
sviluppo di reti competitive; la capacità di superare
presto la dimensione del mercato locale e la capacità di
conquistare una propria reputazione nei circuiti
internazionali del commercio e della comunicazione
risulta essenziale per agganciare fasce di domanda
dinamiche e sofisticate. Nel vicentino sono stati
determinanti i collegamenti fiduciari con broker
specializzati (buyers e intermediari commerciali
capaci non soltanto di organizzare le vendite, ma anche
di attivare processi di co-makership e trasferimento
tecnologico da realtà esterne verso il sistema locale).
Al contrario non sembrano
essere condizioni favorevoli allo sviluppo di sistemi
integrati di piccola imprese le agevolazioni finanziarie
e la predisposizione di infrastrutture hard (strade,
porti, aeroporti). Nelle aree in cui la localizzazione
delle imprese è stata agevolata da sconti sui fattori di
produzione si è avuto un insediamento caotico di
unità produttive incompatibili, spesso di origine
esterna allarea, che non ha prodotto collaborazione
e non ha fatto rete. Daltro canto la
predisposizione di grandi infrastrutture non è risultata
correlata nel Vicentino e nel Veneto con lo sviluppo
economico (i distretti vicentini e veneti sono collocati
tutti lontano dalle vie di traffico principali), mentre
è apparsa rilevante la presenza di infrastrutture soft
(piccole piattaforme logistiche, piccole banche, centri
di servizio specializzati).
A queste condizioni,
naturalmente, devono essere aggiunte quelle già citate
nel paragrafo 3. In particolare le strutture della
comunità e le esperienze di lavoro allestero
(emigrazione) sembrano aver avuto nel vicentino un ruolo
critico, soprattutto per la formazione di incubatori. A
questo proposito è interessante sottolineare che in
alcune zone del Rio Grande do Sul mi è stato possibile
rilevare i segni di una traiettoria analoga a quella qui
descritta.
4. Le tendenze recenti di
innovazione
Di fronte alla
globalizzazione dei mercati e al diffondersi di nuove
modalità di rapporto tra produttori e clienti (si
produce solo ciò che si vende) Vicenza si trova in
condizione di vantaggio sia nei confronti delle aree
industriali di grande impresa, sia delle aree in via di
sviluppo, con un basso costo del lavoro, ma con un
limitata varietà di servizi. La struttura economica è
da tempo allenata alla fase post-fordista dello sviluppo
e si predispone a seguirne levoluzione futura.
Ciò nonostante il
consolidamento del ruolo e della reputazione di sistema
efficiente, capace di offrire prodotti e servizi su
misura nella nuova divisione internazionale del lavoro,
richiede un ulteriore spostamento verso le attività di
progettazione, engineering e logistica del prodotto in
sostituzione di una parte delle tradizionali attività di
trasformazione industriale. Già oggi in molti comparti
esiste una evidente tendenza a decentrare le lavorazioni
standardizzate e a concentrare a Vicenza e nel Veneto le
lavorazioni ad elevato valore aggiunto.
Manca tuttavia una
consapevole strategia di sistema, quella che i giapponesi
sono riusciti a costruire grazie alla gerarchia e alle
sosha. I tentativi di innovazione sia nei settori
tradizionali che in quelli moderni sono spesso il frutto
di sperimentazioni individuali o di accordi che
coinvolgono un limitato numero di operatori privati.
Un caso in particolare
può ben rappresentare le caratteristiche di questo
processo. Un gruppo di piccoli imprenditori della
ceramica artistica, appartenenti allo stesso distretto
vicentino, per affrontare la competizione internazionale
ha iniziato qualche anno fa ad investire nel settore
della comunicazione e della promozione commerciale: si è
costituito in consorzio ed è riuscito, pur con qualche
difficoltà, ad avviare alcune importanti iniziative
verso lesterno (una rivista distribuita in tutto il
mondo, una presenza organizzata nelle maggiori fiere, una
serie di analisi di mercato in paesi lontani).
Lo stesso gruppo si pone
oggi il problema di realizzare una fiera virtuale
della ceramica, per i clienti evoluti di tutti i
continenti, che preluda ad un nuovo modo di produrre e
vendere, allaltezza della potenzialità offerte dal
mercato globale. In questo momento, infatti, le
transazioni economiche avvengono secondo modalità
tradizionali:
- il cliente viene
raggiunto da immagini promozionali (attraverso la rivista
del consorzio o cataloghi pubblicitari semplificati)
oppure entra in contatto con le imprese vicentine per il
tramite di importatori che espongono campioni di prodotti
vicentini nelle proprie show-room;
- se interessato, il
cliente si mette in contatto con le aziende italiane
oppure le visita nella loro sede e in occasioni
fieristiche e definisce attraverso sistemi interattivi
tradizionali (lettera, fax e telefono) le caratteristiche
del prodotto rischiesto;
- successivamente al
contatto e al perfezionamento degli aspetti economici
(lettera di credito) il cliente provvede al ritiro della
merce per il tramite di propri spedizionieri e
trasportatori;
- il produttore di
ceramica si limita a realizzare progetto e prodotto
secondo le esigenze del cliente, vendendo franco-fabbrica
ed evitando qualsiasi problema di logistica.
Da qualche tempo però le
transazioni economiche tendono ad avvenire anche in un
altro modo:
- il cliente tende a
procurarsi informazioni e immagini di prodotti ceramici
anche attraverso Internet e non solo attraverso
cataloghi tradizionali; il supporto telematico è ancora
limitato e imperfetto (poichè non consente di visionare
i particolari dei prodotti in esposizione), ma i clienti evoluti
stanno imparando a sfruttare i motori di ricerca
disponibili e a costruirne di propri;
- se interessato, il
cliente tende a richiedere la spedizione a domicilio
di immagini in alta qualità dei prodotti virtuali
(pagine selezionate di catalogo digitale) e di campioni
di prodotti reali; non solo, il cliente evoluto
comincia a trovare convenienti le transazioni a distanza,
risparmiando sui costi delle visite al produttore in sede
e in fiera; molti clienti acquisiti sembrano
interessati a co-progettare a distanza il prodotto,
attraverso lo scambio di files di dati via E-Mail, invece
che via fax, etc..
- il produttore di
ceramica, in questo scenario, è chiamato ad attrezzarsi
non solo per offrire una logistica moderna delle immagini
(catalogo e database consultabile a distanza), ma anche
per offrire una logistica moderna dei prodotti finiti.
Lo scenario descritto
tende a capovolgere il tradizionale rapporto con il
mercato delle aziende vicentine della ceramica e chiede
la costruzione di nuove infrastrutture distrettuali,
quali appunto una fiera-catalogo virtuale
(piattaforma logistica per le immagini e le informazioni
commerciali) e una rete distributiva (piattaforma
logistica delle merci).
In entrambi i casi si
tratta di beni pubblici che rafforzano la base
competitiva delle singole imprese, soprattuto di quelle
piccole, soltanto se raggiungono una massa critica
sufficiente (la stessa delle grandi fiere "reali"
del settore).
Ai componenti il distretto
vicentino della ceramica si pone il problema di investire
collettivamente in funzioni territoriali (economie
esterne) che fino a ieri non erano necessarie. Ciò
significa però rinunciare in parte alla competizione in
favore di strategie di cooperazione.
Su questo fronte la
cultura industriale che forma latmosfera entro la
quale operano i ceramisti in quanto individui non offre
elementi di sostegno. Nel sistema post-fordista vicentino
è possibile riscontrare un pesante deficit di abilità
cooperative proprio nella produzione di beni pubblici.
Nella società veneta dei distretti è molto difficile
organizzare investimenti "public" (public
companies anche di soli privati entro le quali siano
i manager ad attuare progetti per conto di azionisti che
si limitano al ruolo di stock-holders).
E come se la cultura
atomistica dellimpresa, che cede il passo
allintegrazione tecnica e alla gerarchia economica
nelle attività ordinarie del distretto, torni ad essere
dominante nei momenti critici delle decisioni
straordinarie.
5. I problemi aperti
Il sistema delle imprese
(le reti e i distretti) cerca la strada
dellinnovazione in modo caotico, poiché non trova
funzioni di servizio adeguate nelle istituzioni
amministrative delle piccole città, delle province e
nelle istituzioni regionali.
Nel Veneto e nel Vicentino
non esiste oggi una politica di sostegno
allinnovazione, né una cultura favorevole alla
cooperazione tra attori per realizzazione di importanti
beni pubblici e collettivi (strade, autostrade
informatiche, servizi logistici, etc..).
Se mancano istituzioni in
grado di rappresentare le nuove esigenze del sistema
produttivo ciò non dipende dalle carenze dello stato
centrale (come tendono a sostenere alcune componenti
politiche radicate proprio nel territorio Veneto e nate
nel Vicentino).
Il rifiuto del fordismo si
è tradotto nella costruzione di un sistema sociale
efficiente, che garantisce reddito e up-grading sociale,
ma che è fondato su una centralità del lavoro e della
cultura tecnica che non lascia spazio ad altro.
Luomo vicentino, luomo dei distretti, è un
uomo ad una dimensione come il suo antenato fordista.
Nella società della
piccola impresa non cè spazio per investimenti
culturali, persistono livelli di istruzione tra i più
bassi dEuropa, spese per attività di ricerca o
sviluppo delle istituzioni praticamente inesistenti,
sistematico disimpegno dai luoghi della politica e
dellamministrazione.
In questo contesto trova
spazio, non a caso, un movimento di protesta come quello
della Lega che riesce ad esprimere il disagio degli uomini
post-fordisti ad una dimensione, ma non è in grado
di costruire una proposta istituzionale adeguata a
rappresentare e governare il modo di produzione
prevalente.
Uno degli esiti più
clamorosi del successo economico è che, proprio nel
momento in cui raggiunge lapice del benessere
materiale e sociale, il sistema vicentino tende a
produrre malessere politico. Ed è un malessere
tuttaltro che produttivo.
Paolo Gurisatti
(Presidente
dellIstituto Poster di Vicenza, professore a
contratto di Economia Internazionale e Tecnica
Industriale allUniversità di Venezia, Ca
Foscari, e allUniversità di Udine)
|