Il
federalismo è orfano, dategli una lobby
Una
bozza nata avventurosamente e destinata ad essere
stravolta; un progetto dove non si affronta il vero nodo
del prelievo fiscale; la mancanza di un "partito
trasversale" in parlamento realmente federalista.
Mentre la Lega oramai ha preso altre strade. Ecco cosa
pensa dellipotesi DOnofrio sulla nuova
Costituzione Ilvo Diamanti, il sociologo e analista
numero uno del fenomeno Nordest
Quando si parla di
leghismo, federalismo, secessione e affini cercarlo è
quasi inevitabile (e trovarlo è difficile). Ma da anni
oramai lanalista numero 1 del fenomeno è lui, il
sociologo Ilvo Diamanti, opinionista del Sole 24 Ore e
autore di ricerche e sondaggi sul disagio del Nordest.
Così quando arriva la "bozza DOnofrio"
sul nuovo Stato federalista, con tutte le sue possibili
implicazioni presenti o future, il suo commento è
dobbligo. Anche perché il "gioco"
diventa sempre più complicato: tra blitz indipendentisti
in bilico tra la carnevalata e lassalto armato,
Bossi che oramai veste solo il verde-Padania, una
Bicamerale che deve riformare interi pezzi di Stato. E un
Paese, confuso e con uneconomia sempre più divisa,
che aspetta di sapere il suo destino.
Francesco
DOnofrio ha presentato la sua bozza di ordinamento
federale della Repubblica. E molti hanno detto che è
anche più "federalista" di quanto ci si
aspettava. Vero? E che impressione le ha fatto?
Che quella di Onofrio è
solo una bozza, dovrà passare ancora attraverso mille
filtri. Vorrei proprio vedere cosa ne resterà, dopo.
Comunque ho molti dubbi sulla sua praticabilità. Anche
perché, onestamente, è nata in modo avventuroso: prima
di federalismo manco se ne parlava, anzi sembrava che il
suo comitato in Bicamerale dovesse parlare di
semipresidenzialismo o di premierato. Invece dopo il
commando separatista di San Marco le cose sono
precipitate. Ad ogni modo il problema di fondo è un
altro: inutile discutere su qualunque forma di
federalismo, cooperativo o competitivo che sia, se non si
discutono le modalità del prelievo fiscale. Perché è
questo largomento fondamentale. E su questo nella
bozza DOnofrio non cè nulla.
Insomma ha ragione
Camon: la protesta del Nordest è soprattutto fiscale.
Allora per Diamanti che risposte dovrebbe dare il
federalismo di domani? Oppure: cosa manca alla bozza
DOnofrio?
Diciamo che sono tre i
punti fondamentali. Anzi quattro. Il primo è che gli
imprenditori non chiedono cose generiche, ma vogliono
risolvere il problema fiscale. Che non significa meno
tasse, ma una riforma completa. Vorrei precisare che io,
personalmente, sono contrario ad un federalismo radicale
perché non lo ritengo sostenibile da un Paese come il
nostro. Comunque federalismo significa disporre di potere
di intervento correlato alla ricchezza disponibile. In
altre parole deve esistere un equilibrio tra la capacità
di prelievo e di produzione dei risorse e le spese.
Ovviamente bilanciato, non significa che tutto quello che
una regione produce deve restare in casa, altrimenti lo
Stato va a rotoli.
Fin qua ci siamo. Il
secondo punto?
E la riforma della
pubblica amministrazione. Insomma la gente quando se la
prende con lo Stato centralista, in realtà ce lha
con gli uffici pubblici, con i mille certificati da fare,
le code. Le aziende, per qualsiasi iniziativa o
attività, devono affrontare una corsa ad ostacoli tra
uffici e carte.
Siamo al terzo
punto
La struttura attuale delle
regioni è basata solo su criteri burocratici. E non su
quelli socio-identitari o di autonomia che servono.
Quindi vanno ridisegnate. Non tanto nelle dimensioni,
caso mai per omogeneità. Un esempio? Emilia e Romagna,
sono zone differenti fra loro. Però tutto si ferma
davanti alla fattibilità dei progetti. Mi spiego:
perché il federalismo si realizzi, occorre un soggetto
federalista, o se vogliamo un "partito del
federalismo". Non nel senso della Lega, ma di un
movimento trasversale ai partiti che sostenga
lipotesi del cambiamento. Come succede adesso per
le modifiche al sistema elettorale, il premierato, il
presidenzialismo. Invece sul federalismo non vedo questa
trasversalità. Insomma non cè in parlamento una
lobby federalista. Se devo essere sincero, mi sembra che
dellargomento ne parlano solo quando vedono una
minaccia allo Stato. Ma il federalismo non
devessere visto come "una necessità per
evitare il peggio", ma come una scelta che migliora
lo Stato.
Il quarto punto?
Che il federalismo non
può funzionare senza una struttura di rappresentanza
centrale. Cioè la Camera delle Regioni, che è
fondamentale.
Con questo siamo a
posto?
No. Ora bisogna evitare le
illusioni: il problema non è quello di diventare più
ricchi come sono oggi le regioni a statuto speciale. Se
no il debito dello Stato schizza alle stelle. Il problema
è il principio di responsabilità locale e
lautonomia economica, sempre con il dovuto
equilibrio. Federalismo non è pagare meno tasse, ma un
controllo e un uso più equo delle risorse. Diciamo alla
spagnola, alla catalana: in quella regione hanno ottenuto
di riavere il 30 per cento del loro prelievo fiscale,
questa è una strada sensata. Ma è meglio sapere che
molti, come le regioni a statuto speciale, dovranno
rimettere in discussione i loro privilegi. Perché se
già oggi è intollerabile che il vicino di casa che per
pochi metri è dentro i confini di una regione come
Friuli o Val DAosta paghi meno di me, domani sarà
impossibile.
E la Lega cosa farà
adesso?
Ah, non parliamone. Quella
con il federalismo ha chiuso
a. m.
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