guard SCIENZA - Giugno 1997

Un batterio da infarto

Un batterio probabilmente gioca un ruolo importante nella genesi di alcune gravi malattie cardiache. Si tratta della Chlamydia, la cui presenza è stata rilevata nelle arterie di pazienti affetti da angina pectoris o infarto (che rappresentano momenti diversi di una stessa patologia: la cardiopatia ischemica).

Si sapeva che la Chlamydia può causare una forma di polmonite, ma recenti studi hanno messo in luce le insospettate potenzialità di questo microrganismo. Si parla infatti di possibili connessioni tra l'azione infettiva del batterio e le lesioni arteriose che conducono all'infarto. Durante l'ottavo Congresso Europeo di Microbiologia Clinica e Malattie Infettive (ECCMID 97 www.hospvd.ch/public/eccmid/home.html), che si è svolto a Losanna dal 25 al 28 maggio, sono stati presentati i risultati di alcuni studi che sembrano avvalorare questa ipotesi.

Il professor David Taylor-Robinson sostiene di non nutrire alcun dubbio sulla presenza della Chlamydia nei vasi ateromatosi (ovvero le arterie colpite da processi di arteriosclerosi). Questa certezza deriva dai risultati degli studi effettuati dall'Imperial College School of Medicine di Londra, in cooperazione con un gruppo di studiosi sudafricani. Nei campioni di pazienti esaminati, è stato intercettato il batterio in percentuali che vanno dal 45% al 71%. Il dato risulta particolarmente rilevante se messo in confronto con la percentuale di soggetti sani in cui è stata riscontrata la Chlamydia: solo il 9%.

Gli studi diretti dal dott.Maass dell'Università di Lubeck hanno invece localizzato il batterio incriminato nel 25% di un campione di 120 pazienti. Utilizzando poi una coltura di cellule e concentrando l'indagine solo sulla metà del campione umano, è stato possibile identificare la percentuale di batteri vivi e in grado di riprodursi: 8%.

Probabilmente, una strada importante è stata imboccata. Resta interamente da verificare la relazione tra presunta causa (presenza del batterio) e concreto effetto (infarto).

Ammesso che questa relazione esista, sarà necessario approfondire in che misura e in che modo la Chlamydia incida nella nascita e nell'evoluzione del male. Quindi si tenterà di rendere utilizzabili questi dati in vista di un miglioramento delle prospettive terapeutiche. Forse l'uso di antibiotici contro la Chlamydia potrà portare ad un notevole miglioramento nella prognosi dei pazienti che soffrono di arteriosclerosi, e prevenire infarto e angina pectoris.

L'influenza di batteri e virus si sta rivelando sempre più importante, anche al di là di quelle che fino a poco tempo fa venivano comunemente considerate "malattie infettive".

A questo riguardo risulta molto eloquente il caso dell' Helicobacter Pylori. Questo microrganismo ha sempre svolto una parte fondamentale tra i fattori che generano l'ulcera peptica. La scoperta del batterio non ha certo cancellato la rilevanza dei fattori tradizionali di rischio (ansia, alimentazione, tabagismo), cui era stata conferita molta importanza in passato. Tuttavia, grazie agli antibiotici, la terapia dell'ulcera è diventata molto meno complicata e risolutiva nella stragrande maggioranza dei casi. Infatti una malattia non è mai una singola, semplice causa che produce un singolo, semplice effetto. Si tratta quasi sempre di un sistema complesso di cause che si intrecciano, in cui il ruolo dei microrganismi si sta rivelando sempre più consistente.

a.d.m.