Un
batterio da infarto
Un
batterio probabilmente gioca un ruolo importante nella
genesi di alcune gravi malattie cardiache. Si tratta
della Chlamydia, la cui presenza è stata rilevata nelle
arterie di pazienti affetti da angina pectoris o infarto
(che rappresentano momenti diversi di una stessa
patologia: la cardiopatia ischemica).
Si sapeva che la Chlamydia
può causare una forma di polmonite, ma recenti studi
hanno messo in luce le insospettate potenzialità di
questo microrganismo. Si parla infatti di possibili
connessioni tra l'azione infettiva del batterio e le
lesioni arteriose che conducono all'infarto. Durante
l'ottavo Congresso Europeo di Microbiologia Clinica e
Malattie Infettive (ECCMID 97
www.hospvd.ch/public/eccmid/home.html), che si è svolto
a Losanna dal 25 al 28 maggio, sono stati presentati i
risultati di alcuni studi che sembrano avvalorare questa
ipotesi.
Il professor David
Taylor-Robinson sostiene di non nutrire alcun dubbio
sulla presenza della Chlamydia nei vasi ateromatosi
(ovvero le arterie colpite da processi di
arteriosclerosi). Questa certezza deriva dai risultati
degli studi effettuati dall'Imperial College School of
Medicine di Londra, in cooperazione con un gruppo di
studiosi sudafricani. Nei campioni di pazienti esaminati,
è stato intercettato il batterio in percentuali che
vanno dal 45% al 71%. Il dato risulta particolarmente
rilevante se messo in confronto con la percentuale di
soggetti sani in cui è stata riscontrata la Chlamydia:
solo il 9%.
Gli studi diretti dal
dott.Maass dell'Università di Lubeck hanno invece
localizzato il batterio incriminato nel 25% di un
campione di 120 pazienti. Utilizzando poi una coltura di
cellule e concentrando l'indagine solo sulla metà del
campione umano, è stato possibile identificare la
percentuale di batteri vivi e in grado di riprodursi: 8%.
Probabilmente, una strada
importante è stata imboccata. Resta interamente da
verificare la relazione tra presunta causa (presenza del
batterio) e concreto effetto (infarto).
Ammesso che questa
relazione esista, sarà necessario approfondire in che
misura e in che modo la Chlamydia incida nella nascita e
nell'evoluzione del male. Quindi si tenterà di rendere
utilizzabili questi dati in vista di un miglioramento
delle prospettive terapeutiche. Forse l'uso di
antibiotici contro la Chlamydia potrà portare ad un
notevole miglioramento nella prognosi dei pazienti che
soffrono di arteriosclerosi, e prevenire infarto e angina
pectoris.
L'influenza di batteri e
virus si sta rivelando sempre più importante, anche al
di là di quelle che fino a poco tempo fa venivano
comunemente considerate "malattie infettive".
A questo riguardo risulta
molto eloquente il caso dell' Helicobacter Pylori. Questo
microrganismo ha sempre svolto una parte fondamentale tra
i fattori che generano l'ulcera peptica. La scoperta del
batterio non ha certo cancellato la rilevanza dei fattori
tradizionali di rischio (ansia, alimentazione,
tabagismo), cui era stata conferita molta importanza in
passato. Tuttavia, grazie agli antibiotici, la terapia
dell'ulcera è diventata molto meno complicata e
risolutiva nella stragrande maggioranza dei casi. Infatti
una malattia non è mai una singola, semplice causa che
produce un singolo, semplice effetto. Si tratta quasi
sempre di un sistema complesso di cause che si
intrecciano, in cui il ruolo dei microrganismi si sta
rivelando sempre più consistente.
a.d.m.
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