ODell,
una battaglia che andava persa
Il
condannato a morte adottato da mezza Italia è stato
ucciso da uniniezione letale nonostante gli appelli
di migliaia di persone, compreso il Papa, Madre Teresa di
Calcutta, il premier Prodi e il Parlamento europeo. Ma al
di là dello sconforto, resta la certezza di una
mobilitazione doverosa. Non per ODell, forse
colpevole e comunque uguale agli altri 3122 condannati in
attesa della sentenza capitale negli Usa. Ma per gli
ODell di tutto il mondo
Adesso che Joseph ODell è morto,
addormentato dallo Stato per tutta la vita con un
cocktail di sonniferi e curaro alle 3.15 di mercoledì
notte nel carcere di Greensville, in Virginia, si può
decidere: era una battaglia persa quella per la sua
salvezza? Forse si. Ma era una battaglia doverosa.
Perché è vero che di condannati a morte negli Usa, in
attesa di sedie elettriche o iniezioni letali, ce ne sono
3122. E migliaia ce ne sono in tutto il mondo: garrotati,
fucilati, decapitati. E ed è anche vero che Joseph
ODell non era proprio un santuomo: alle
spalle aveva una vita di violenza, tra stupri e rapine.
Ma lui era diventato un simbolo, magari solo per gli
italiani dalla lacrima facile ma con una tradizione
culturale profondamente diversa da quella della vendetta
di stile americano. Il simbolo della lotta alla pena
capitale.
E, vale la pena dirlo,
poco importa se fosse o meno innocente, se sia stato lui
a stuprare e uccidere Helen Shartner. Certo non per i
familiari della vittima, che hanno tutti i diritti di
stupirsi della sollevazione italiana per ODell.
Hanno perso una figlia in modo orrendo, i sospetti su
ODell sono pesanti e comunque loro sono cresciuti
in un Paese dove è normale chiedere "una vita per
una vita". Ma nessuno ha detto "ODell
libero". Solo "vivo".
Il problema è che in un
Paese molto vicino a noi, allEuropa, insomma una
nazione occidentale, si considera normale la pena
capitale. La stessa usata da Paesi con ben altri
retroterra: leggi islamiche applicate alla lettera,
storie di soprusi e dittature senza mai lidea della
democrazia, antichi odi tribali o guerre infinite. Gli
Stati Uniti, che quanto a democrazia possono insegnarci
quasi tutto, su questo argomento scivolano. Così magari
impongono una legge come la Helm-Burton che penalizza le
aziende estere che commerciano con Cuba, solo perché
loro con Cuba sono in "guerra". O forse perché
lo sono i milioni di cubani esuli che portano altrettanti
voti. Ma se gli dici che è scorretto e illiberale
rifarsi sugli altri Paesi, non cambiano idea (non tutti,
lo stesso Clinton è in imbarazzo).
Così ODell, come
gli altri 3122, non andava ucciso perché uno Stato non
può uccidere e la pena capitale non è giustizia: è
"leredità dei linciaggi del Far West",
come dice il filosofo Gianni Vattimo. E ODell non
andava ucciso perché il solo dubbio della sua innocenza
deve bastare per fermare il boia. Per noi è
inconcepibile che non si faccia una prova del Dna, forse
basilare, solo perché sono scaduti i termini.
Adesso per ognuno dei
condannati a morte si farà la grande mobilitazione come
per ODell? No. Lui è diventato un simbolo più per
caso che altro; più per laccorato impegno della
sua compagna (ora sposa-vedova) Lori Urs che ha girato
lItalia in lungo e in largo cercando di cambiare il
destino del suo uomo. E forse, come ha scritto Rossana
Rossanda, per "colpa" di giornali e tv che
hanno sposato il caso ODell. Tutto vero. E allora?
Un atto barbaro, come è la sentenza capitale, diventa
per questo meno barbaro? O per affermare valori di
civiltà non vale la pena farsi sentire? Comunque è
vero: hanno ragione tutti, anche chi accusa la campagna
pro ODell di ipocrisia. Ma ha più ragione
chi la campagna lha fatta.
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