Torture
allamatriciana
Caso
Somalia: lItalia scopre che anche i suoi soldati
figli-di-mamma possono macchiarsi di violenze gratuite e
crudeli. Ma mentre gli alti gradi dellesercito, tra
mille prudenze, non negano che stupri e brutalità siano
comunque inaccettabili, altri hanno idee diverse e a dir
poco confuse. Così quando si sentono parole come
"goliardate", "nonnismo" e
"stupide ingenuità" limpressione è che
un controllo democratico e una stampa libera siano più
che mai indispensabili. Perché abusi e sadismi
nellesercito non diventino scherzi tra allegri
commilitoni
Anni fa le immagini
televisive ci avevano mostrato l'affetto festoso con cui
la Somalia aveva accolto i soldati italiani. Il ricordo
di quei canti allegri contrasta miserevolmente con le
nuove immagini, che svelano sevizie e squallore. Ci sono
anche altre testimonianze, parole che evocano immagini
ancora più orribili. Si parla di stupri su bambini,
omicidi e violenze gratuite. Giochi di morte, durante
quella che ci era stata presentata come una missione di
pace.
Forse l'intento era quello
di fare goliardate, o scherzi stupidi. Forse a qualcuno,
"qualche stupido", sono "saltati i
nervi", e allora non si può escludere che "ci
sia pure scappato il morto". Le parole tra
virgolette appartengono ad un tenente della Folgore,
riportate in una singolare intervista pubblicata da Il
Secolo XIX il 15 giugno 97. Tra disarmante
ingenuità e clamorose contraddizioni, si possono trovare
una quantità di indizi interessanti, che vanno ben oltre
le intenzioni del giovane intervistato.
Innanzi tutto, salta agli
occhi il contrasto tra l'opinione espressa dal tenente e
le dichiarazioni fatte dai generali, circa la gravità
dei fatti illustrati dai documenti fotografici. Certo,
non si può dire che costoro abbiano risparmiato i colpi
nei confronti di chi li accusa. Non nutrono dubbi circa
il fatto che si tratti di una campagna diffamatoria. Non
escludono nemmeno che qualcuno abbia intascato qualche
soldino, come ricompensa per l'ingrato compito di gettare
fango sull'esercito. Tuttavia non ho udito nessuno di
loro sminuire la gravità dei crimini documentati dalle
foto. Certi comportamenti violano i trattati
internazionali, e dunque non sono ammissibili.
L'opinione del tenente è
di gran lunga diversa. Insiste molto sul fatto che in
guerra sono stati mandati dei dilettanti attratti dai
cinque milioni al mese, ragazzini sprovveduti a cui
magari sono saltati i nervi per niente.
Secondo lui, sia ben
chiaro, i fatti non sono accaduti, ma non esclude che ci
possa essere stato qualche morto a causa della stupidità
di questi dilettanti. Il problema dunque non sarebbe
nella gravità dei fatti, ma nella mancanza di
professionismo. Ammesso e non concesso che avvengano le
torture, queste vengono fatte da
"professionisti", gente che non si fa certo
fotografare da "ragazzotti che cinque mesi dopo
lasciano la Folgore e possono distruggergli la
carriera".
Le violenze non ci sono
state semplicemente perché non c'era motivo che ci
fossero. I somali parlavano senza problemi, le somale si
concedevano senza problemi. La foto che sembra mostrare
una violenza sessuale mostrano in realtà un'orgia in cui
tutti erano ubriachi.
Attaccare la vittima di
una violenza è una pratica piuttosto comune. Accusare la
vittima di uno stupro di essere consenziente, contro ogni
logica, anche quando è legata come un salame ad un carro
armato, è una consuetudine ancora più comune.
A proposito della
disponibilità delle somale, ricordo bene le riprese
televisive che mostravano una donna somala aggredita
ferocemente per la strada dai suoi connazionali, perché
colpevole di aver avvicinato dei soldati. Del resto,
anche il testimone che ha divulgato le foto della
violenza conferma il fatto che la religione islamica non
permette alle donne di prostituirsi tanto facilmente. Del
resto, si tratta di tentativi di difesa crudeli ma
inutili. Si sa che lo stupro non è frutto di desiderio,
ma di sadismo. Riguardo alla tortura, i testimoni
affermano chiaramente che si torturava e si uccideva
senza un motivo, per divertimento.
Il tenente dichiara che il
maresciallo fotografato mentre si avvicinava ad un somalo
seminudo, con il probabile intento di propinargli delle
scosse elettriche ai genitali non è un sadico. Poiché
lo sconosce bene, può dire le sue intenzioni erano
quelle di fare una goliardata con il telefono da campo,
in fondo una scossetta di trentasei volts non fa poi
molto. Inoltre, nessuno può escludere che si trattasse
"solamente" di una minaccia.
Comunque, secondo il
nostro tenente, chi si scandalizza di fronte a quella
foto o è un ipocrita, o è un integralista. A proposito,
ricorda all'intervistatrice che cosa succedeva col
nonnismo. A questo punto possiamo chiedercelo anche noi,
che cosa sia veramente accaduto col nonnismo, se una
scossetta ai genitali può essere ritenuta cosa da poco.
Quando l'intervistatrice insiste sul fatto che le foto
mostrano violenze pesanti, il tenente risponde con
affermazioni che hanno una curiosa caratteristica. Se
isolate dal contesto, sembrerebbero infatti le parole di
un anarchico antimilitarista, di quelli che protestano
contro la missione italiana in Albania. Vale la pena di
citarle: "Ammesso che non fossero, come penso,
scherzi da idioti, non si può prima abituare una persona
alla tensione e alla violenza e poi pensare che abbia la
sensibilità del poeta. Se da una parte si chiede
l'abitudine psicologica alla violenza, non ci
scandalizziamo. Non esiste il missionario militare. Così
come non esiste la missione umanitaria. Esiste la
missione in zona di guerra. Ed è sempre così. Non creda
che in Albania la situazione sia o sarà diversa. È
necessario, invece, un esercito di professionisti".
Non credo che qualcuno
abbia l'intenzione di screditare l'esercito. L'esercito
è formato da uomini come tutti gli altri, che si
distinguono solo dal fatto di essere armati, e di vivere
in situazioni talvolta estreme. Non si può pretendere
che tutti i soldati siano buoni, bravi, perfetti e che
non sbaglino mai, il crimine può nascere ovunque. Non si
parla nemmeno di violenze programmate o generalizzate,
questo non risulta da nessuna parte. Siamo ancora un
paese in cui i giornali possono accusare l'esercito
quando sbaglia. Speriamo che questo contribuisca a fare
chiarezza, e non che porti solo all'esecuzione sommaria
di qualche capro espiatorio o allo scoppio di un'enorme
bolla di sapone.
Antonella Di Martino
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