Maria
Stuarda lacrime dautore
Maria Stuarda è una delle
varie opere che Gaetano Donizetti scrisse ispirandosi
alla storia d' Inghilterra. ed avrebbe dovuto essere
rappresentata a Napoli nella stagione del 1834. Donizetti
incaricò Felice Romani per la stesura del libretto ma a
seguito di alcuni screzi nati tra compositore e
librettista il Romani non rispose nemmeno all'invito
rivoltogli da Donizetti. Il compostore diede allora
l'incarico al giovane studente calabrese Giuseppe Bardari
che si ispirò per la stesura della trama al dramma di
Federico Schiller,rappresentato a Milano con grande
successo nel 1812.
Le vicissitudini e le
difficoltà per la messa in scena furono molteplici;la
censura napoletana impose in varie riprese cambiamenti e
ritocchi al libretto e quando parve che le cose si
appianassero il re di Napoli in persona intervenne per
annullare la rappresentazione in quanto,essendo
discendente degli Stuart, ritenne oltremodo oltraggioso
il libretto nei confronti della sua casata. Il titolo fu
allora mutato in " Buondelmonte " e furono
cambiati i nomi dei personaggi e fu mutata
l'ambientazione ed in tale veste l'opera andò in scena
al Teatro San Carlo di Napoli il 18 ottobre 1834
ottenendo un vivo successo. Maria Malibran,ascoltata
l'opera e letta la partitura originale,si invaghì della
parte e volle cantarla al Teatro alla Scala di Milano con
il titolo originale di "Maria Stuarda ".
La prima milanese avvenne
il 30 dicembre 1835 ma a causa delle cattive condizioni
vocali della protagonista l'opera non incontrò il favore
del pubblico e dopo alcune recite fu tolta dal
cartellone. Tuttavia " Maria Stuarda" fu
ripresa con successo nei teatri dell'Emilia-Romagna e fu
accolta poi in molti teatri italiani ed europei per
approdare a Napoli solo nel 1865. Cadde poi un lungo
silenzio su questo lavoro che fu rivalutato solo nel
1958,artefice il Maestro Gianandrea Gavazzeni, ed ora
rappresenta uno dei punti di forza della cosidetta
"Donizetti renessaince ". L'opera contiene
delle pagine di grande valore e di grande intensità
drammatica;i momenti centrali sono almeno due e si
individuano nell'incontro-scontro tra la Stuarda e la
regina Elisabetta alla fine del secondo atto e la grande
e sublime preghiera della Stuarda quando,alla fine
dell'opera,sale al patibolo condannata dalla cugina
Elisabetta.
Certamente il testo del
Bardari nel momento cruciale dell'incontro delle due
rivali è incandescente e Donizetti ha colto in pieno la
drammaticità del momento con una musica che mette in
risalto la tensione spasmodica della scena. Nel finale la
figura della Stuarda trova una dimensione sublime con
quel suo dialogare con il coro e con quel suo canto
solistico rivolto ora al suo perduto amore per
Leicester,ora alla sua amata Inghilterra ed infine alla
pietosa Divinità. Donizetti raggiunge in questa scena
delle vette altissime nella sua arte compositiva e la
presa sul pubblico è di grande immediatezza e
commozione. Le cronache narrano che alla prova generale
dell'opera,prima che arrivasse il veto definitivo per la
messa in scena,assistesse la regina di Napoli e che,udito
questo finale,fu presa da così grande commozione che
svenne.
Intorno a quste due donne
ruotano i personaggi maschili che,pur essendo essenziali
nell'opera,sono trattati con minor cura;il tenore (
Leicester ) ha una linea melodica intensa ma deve essere
anche vibrante ed impetuoso mentre figure meno
caratterizzate sono quella del baritono ( Lord Cecil ) e
quella del basso (Talbot ) se si eccettua la grande scena
della confessione del secondo atto. I due personaggi
femminili che avrebbero dovuto cantare alla prima
napoletana erano le Ronzi de Begnis e la Dal Sere tra le
quali non correva buon sangue. Alla prima prova
d'orchestra la Ronzi De Begnis fu così veemente
nell'invettiva " figlia impura di Bolena,parli tu di
disonore..." che fece supporre alla Dal Sere che
quelle parole fossero rivolte direttamente a lei e le due
artiste si azzuffarono violentemente con somma ira di
Donizetti.
Nella edizione ascoltata al teatro
dell'Opera di Roma Tiziana Fabbricini impersonava Maria
Stuarda;dopo una prima rappresentazione assai burrascosa
si è ampiamente riscattata delineando la figura della
protagonista con precisione stilistica e notevole
immedesimazione nel difficile personaggio ed il suo canto
ha sempre trovato il giusto accento in ogni passo della
difficile partitura. Di rilievo la Elisabetta di Gloria
Scalchi, reduce da una fastidiosa indisposizione che non
le ha permesso di partecipare alla prima
rappresentazione; ha superato agevolmente le difficoltà
della sua parte dando forza e credibilità al
personaggio. Jeffrey Francis è stato un Leicester sicuro
e svettante ed ottime le prestazioni di Roberto Servile e di Giorgio Giuseppini.
Davide Callegari ha diretto l'Orchestra del teatro
dell'Opera di Roma con sicurezza e ben controllando il
rapporto tra palcoscenico e orchestra;ha così ribadito i
recenti successi al regio di Parma con "Arlesiana
" ed al Valli di Reggio Emila con " Les Martyrs
". Bello lo spettacolo firmato per la regia da Italo
Nunziata e per le scene ed i costumi da Carlo Sala. Molto
ben preparato il coro diretto dal Marcel Seminara. Alla
seconda rappresentazione,dopo le contestazioni della
prima,il successo è stato franco e meritato.
Luciano Maggi
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