Index MUSICA - Luglio 1997


Tindersticks

Curtains (this way up)

Sono trascorsi quattro anni dal momento in cui, con rara sensibilità e lirico intimismo, questi fascinosi cantori noir si sono affacciati sulle scene realizzando due dischi in studio, uno live ed una colonna sonora. La rivoluzione dei Tindersticks non è ostentata, non si compie distruggendo ma raccogliendo i frantumi, con cura, uno per uno come se in essi vi fosse annidato il segreto oltre che il ricordo del passato e del vissuto. Forse è stato anche l'aver curato la colonna sonora di Nenette e Boni che con puntuale coincidenza arriva sugli schermi in questi giorni, ad aver rappresentato per i Tindersticks una piccola svolta . Dolori meno assoluti ma non meno intensi, ferite tenute nascoste ma molto più laceranti sono il segno del raggiungimento di una maturità da intendersi quasi come la condizione cercata da Pavese. I riferimenti a Nick Cave, al Leonard Cohen più dolente e meno apocalittico sono meno espliciti che in passato; i Tindersticks padroneggiano la propria musica con assoluta personalità. Alcuni elementi di novità sono costituiti, in questo album, da Dicks slow song che ha qualcosa del suono di Bristol nell'arrangiamento e da Fast One, il primo brano veloce che i Tindersticks abbiano mai scritto. La voce si produce a volte in canti dolenti altre in sussurri, come riflessioni a stento tenute per sè, mentre di volta in volta chitarra, violino, tastiera, piano, basso emergono da un'impasto orchestrale in un trabocco di sentimento. Da molto lontano viene questa preziosa algia che non riguarda le esperienze ma è una categoria del vivere. Una vita già vinta che non si cura del futuro nè della possibilità di averlo perchè nel futuro non vede nulla in più e nulla di diverso dall'oggi.

Giuseppe Episcopo