Aneta Svetieva
SCULTURE MACEDONI alla Biennale di
Venezia
Uno degli interessanti aspetti
della quarantasettesima Esposizione Internazionale
dArte di Venezia, da scoprire girando per la
città, fuori dal circuito più noto dei Giardini di
Castello, è la chiesa di S.Giovanni Novo che ospita le
opere della scultrice macedone Aneta Svetieva. I legami
che uniscono, attraverso i secoli, le opere di questa
artista alla cultura tradizionale della Macedonia e
dellItalia che oggi lospita, sono molteplici
ed antichissimi. Essi affondano le loro radici in un
lontano passato e in un Paese che, se non si affaccia
come Venezia direttamente sul mare, è tuttavia raggiunto
dalle brezze del Mediterraneo ed è, comunque, collocato
sulle sponde di una vicenda storica e culturale che ha
molte affinità con la nostra.
Le sculture della Svetieva sono forme che
richiamano alla mente quelle di un comune passato
"ellenico" sia nelluso della materia, la
terracotta, (modificata nel suo colore dal bianco e dal
bruno delle ocre), sia nelle figure che vi vengono
plasmate. Si tratta di uomini e donne in posizioni quasi
sempre rigidamente frontali, dai grandi occhi
inespressivi sottolineati dallarco ininterrotto
delle sopracciglia e dai sorrisi stereotipi, provocatori
e misteriosi, come quelli delle antiche statue dei kouroi
e delle korai dellarcaismo greco. Ma la
forza moderna e semplificata della serie delle
"bagnanti", oppure di "La città
alta" o degli uomini blu, che impettiti come
sentinelle sembrano difendere lintimità
dellinterno della piccola chiesa di in cui sono
stati collocati, tradisce e manifesta una sapienza del
fare artistico che è passato attraverso le esperienze
della cultura figurativa contemporanea.
La scoperta delle possibilità plastiche
offerte dalla cartapesta, una decina danni fa,
porta la Svetieva alla sua più recente produzione, tra
cui "Eros e Thanatos" in cui la presenza di
ambigui coccodrilli associati alle figure umane,
conferisce a queste ultime una nuova espressività, dove
ironia e sapienza compositiva si mescolano con vivacità
ed intelligenza.
Un altro legame
significativo per il quale la scultrice funge, in un
certo senso, da medium, è tra il luogo dellattuale
esposizione, la chiesa veneziana di S.Giovanni Novo, e
lantica chiesa del XII secolo dedicata a
S.Pantaleone, nel villaggio di Nerezi, in Macedonia, la
quale ospita le sculture di Aneta Svetieva in patria. Il
calco grafico del pavimento di quella chiesa, trasportato
a S.Giovanni Novo, crea un gemellaggio non virtuale o
simbolico, ma piuttosto un "trapianto", quasi a
voler significare la comunanza fisica tra le culture dei
due Paesi.
Il terzo vincolo tra
Venezia e la Macedonia, è determinato dal tema proposto
dalla Biennale di Venezia: Futuro, Presente, Passato.
Esso è inteso non solo come verifica dei decenni di
produzione artistica del 60/70,
70/80 e 80/90, ma anche come
continuità e confronto culturale tra le generazioni
degli artisti.
In questo senso il titolo
dellesposizione : "Macedonia prima di
Giotto - Macedonia oggi" indica come la cultura
figurativa macedone abbia individuato il processo
evolutivo della propria figuratività in un suo
importante evento, la costruzione e la decorazione della
chiesa di S.Pantaleon, nel 1164, appunto. Essa è
collegabile, nel drammatico affresco della
"Deposizione" che la orna, alla pittura
italiana ai tempi di Giotto, pittore con il quale
lignoto autore di Nerezi, pur precorrendo la
nascita di Giotto di circa centanni, ha più di
qualche punto in comune.
Il presente, poi, è
costituito dalla scultura della Svetieva che queste
esperienze del passato integra e riassume.
Giovanna Grossato
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