fiera ARTE - a cura di Giovanna Grossato - Agosto 1997



Aneta Svetieva

SCULTURE MACEDONI alla Biennale di Venezia

Uno degli interessanti aspetti della quarantasettesima Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia, da scoprire girando per la città, fuori dal circuito più noto dei Giardini di Castello, è la chiesa di S.Giovanni Novo che ospita le opere della scultrice macedone Aneta Svetieva. I legami che uniscono, attraverso i secoli, le opere di questa artista alla cultura tradizionale della Macedonia e dell’Italia che oggi l’ospita, sono molteplici ed antichissimi. Essi affondano le loro radici in un lontano passato e in un Paese che, se non si affaccia come Venezia direttamente sul mare, è tuttavia raggiunto dalle brezze del Mediterraneo ed è, comunque, collocato sulle sponde di una vicenda storica e culturale che ha molte affinità con la nostra.

Le sculture della Svetieva sono forme che richiamano alla mente quelle di un comune passato "ellenico" sia nell’uso della materia, la terracotta, (modificata nel suo colore dal bianco e dal bruno delle ocre), sia nelle figure che vi vengono plasmate. Si tratta di uomini e donne in posizioni quasi sempre rigidamente frontali, dai grandi occhi inespressivi sottolineati dall’arco ininterrotto delle sopracciglia e dai sorrisi stereotipi, provocatori e misteriosi, come quelli delle antiche statue dei kouroi e delle korai dell’arcaismo greco. Ma la forza moderna e semplificata della serie delle "bagnanti", oppure di "La città alta" o degli uomini blu, che impettiti come sentinelle sembrano difendere l’intimità dell’interno della piccola chiesa di in cui sono stati collocati, tradisce e manifesta una sapienza del fare artistico che è passato attraverso le esperienze della cultura figurativa contemporanea.

La scoperta delle possibilità plastiche offerte dalla cartapesta, una decina d’anni fa, porta la Svetieva alla sua più recente produzione, tra cui "Eros e Thanatos" in cui la presenza di ambigui coccodrilli associati alle figure umane, conferisce a queste ultime una nuova espressività, dove ironia e sapienza compositiva si mescolano con vivacità ed intelligenza.

Un altro legame significativo per il quale la scultrice funge, in un certo senso, da medium, è tra il luogo dell’attuale esposizione, la chiesa veneziana di S.Giovanni Novo, e l’antica chiesa del XII secolo dedicata a S.Pantaleone, nel villaggio di Nerezi, in Macedonia, la quale ospita le sculture di Aneta Svetieva in patria. Il calco grafico del pavimento di quella chiesa, trasportato a S.Giovanni Novo, crea un gemellaggio non virtuale o simbolico, ma piuttosto un "trapianto", quasi a voler significare la comunanza fisica tra le culture dei due Paesi.

Il terzo vincolo tra Venezia e la Macedonia, è determinato dal tema proposto dalla Biennale di Venezia: Futuro, Presente, Passato. Esso è inteso non solo come verifica dei decenni di produzione artistica del ‘60/’70, ‘70/’80 e ‘80/’90, ma anche come continuità e confronto culturale tra le generazioni degli artisti.

In questo senso il titolo dell’esposizione : "Macedonia prima di Giotto - Macedonia oggi" indica come la cultura figurativa macedone abbia individuato il processo evolutivo della propria figuratività in un suo importante evento, la costruzione e la decorazione della chiesa di S.Pantaleon, nel 1164, appunto. Essa è collegabile, nel drammatico affresco della "Deposizione" che la orna, alla pittura italiana ai tempi di Giotto, pittore con il quale l’ignoto autore di Nerezi, pur precorrendo la nascita di Giotto di circa cent’anni, ha più di qualche punto in comune.

Il presente, poi, è costituito dalla scultura della Svetieva che queste esperienze del passato integra e riassume.

Giovanna Grossato