La danza? Mi piace
da morire
La
cronaca è tornata ad occuparsi dellanoressia dopo
la morte di una giovane ballerina del Boston Ballet,
stroncata da un infarto perché mangiava troppo poco. Ma
non è da adesso che si scopre che dietro al mondo del
balletto classico ci sono regole e imposizioni ferre. A
rischio della salute. Come nellesperienza di Anna,
che per amore della danza si stava giocando la vita
Sono passati poco più di due mesi,
lanoressia torna a far parlare i quotidiani e
siamo alle solite! La vittima, in questo caso una
danzatrice del Boston Ballet, é loccasione giusta
per dire come negli ultimi anni anche il mondo della
danza è stato contagiato dallanoressia . Negli
ultimi anni? Lassurdità è che si dice persino che
fu Balanchine ad aver dettato i canoni di bellezza
chiedendo ai suoi artisti di fargli vedere le costole
(forse è sfuggito al giornalista che Balanchine
cominciò a dirigere la scuola dellAmerican Ballet
nel 1934 e che nel 1948 prese il nome di New York City
Ballet, non che sia propriamente laltro ieri) .
Ma non è tutto: nei vari
articoli usciti si cita anche un libro dello psichiatra
americano L.M. Vincent dal titolo "Competere con la
Silfide", la cui prima edizione risale al 1979.
Libro che forse non si è neppure letto dato che nel
capitolo IV lautore scrive "In un gioco
chiamato The Ballet Company, lobbiettivo è di
raggiungere la condizione di prima ballerina assoluta
muovendo una pedina su di un tabellone lastricato di
ostacoli . Se capita di fare 6 al primo lancio, si arriva
ad una casella che impone di prendere una "Carta del
frigorifero" e potrebbe succedere di tirare su
quella che dice: "Non mangiate da due settimane, la
compagnia vi manda da uno psichiatra che vi diagnostica
unanoressia nervosa". E importante
notare che il gioco cui fa riferimento lautore è
del 1973 .
Penso che queste poche
prove siano sufficienti a dimostrare che non è il mondo
della danza ad essere stato improvvisamente contagiato
dallanoressia, ma che al contrario sono i
giornalisti che si sono resi conto della portata in
termini di clamore che fa largomento anoressia
mentale. Il mondo della danza è sicuramente da mettere
sotto accusa ma non lo è da quando Heidi Guenther è
morta per arresto cardiaco, lo è da sempre. Fin da
quando Degas, dipingendo le sue ballerine, si accorse che
una danzatrice senza specchio non è nulla .
Certo, finalmente dopo anni (o
meglio secoli) dal primo caso di anoressia nervosa, che
fu descritto da Richard Morton in "Trattato sulla
Consunzione" edito "appena" nel 1689, si
è finalmente deciso di parlarne. Ma se ne parla male e
senza cognizione di causa. E a questo punto mi sembra
lecito chiedersi se in certi casi non sia meglio tapparsi
la bocca, piuttosto che riempire pagine di emerite
cavolate e sterili moralismi.
La Repubblica ha
pubblicato unintervista a Oriella Dorella nella
quale létoile dice che "Negli Stati Uniti
tendono sempre agli eccessi, sono ossessivi. Da noi per
fortuna non siamo a questo punto". Eppure cara
Dorella ci sarebbero centinaia di ragazze che la Scala di
Milano ha scartato perché troppo formose che potrebbero
giurare il contrario. Certo, come dice lei, se il
problema col cibo cè vuol dire che cè
sempre stato. Ma lambiente della danza ha
contribuito e non poco .
Anna, uninsegnante
di danza che vuole mantenere lanonimato (e ne ha
tutte le ragioni), racconta la sua esperienza .
A quanti anni ha
cominciato a studiare danza ?
Avevo dieci anni .
Hai cominciato un
po tardi
Sì ma ho recuperato il
tempo perduto. Ora sono una insegnante di danza e sono
qui a Roma per prendermi qualche lezione con il mio
maestro preferito. E da poco che sono qui
però mi piace, almeno non ti pesano. Quando io ho
cominciato a studiare ero una bambina di costituzione
molto magra, questo mi ha aiutato ma sono riuscita a
perfezionarmi grazie ad una grande costanza, mi allenavo
tutti i giorni tre a volte quattro ore, fino ad arrivare
negli ultimi anni a cinque sei ore di allenamento al
giorno. Ho visto la mia immagine mutare giorno dopo
giorno in quello specchio, vedevo le mie amiche
ingrassare, alcune lasciavano perdere altre si sentivano
a disagio per il mio corpo. Avevo sedici anni e durante
lestate presi tre chili, non era un problema ma la
mia insegnante mi fece notare che ero ingrassata .
Quanto pesavi ?
48 chili per un metro e
sessanta .
Cosa ti disse ?
Che quattro chili dovevano
volare. Allora cominciai una dieta ma facevo fatica a
seguirla e cominciai a vomitare tutte le sere la cena.
Arrivai a 43 chili nel giro di un mese circa .
E poi ?
Poi vinsi una borsa di
studio per unaccademia di danza .
Unaccademia
italiana ?
Preferirei non dirlo.
Comunque vinsi questa borsa di studio di due mesi poi
passai lesame di ammissione allaccademia.
Quando cominciai a seguire le lezioni cerano molte
ragazze a cui piacevo ed anche la direttrice
dellaccademia mi faceva i complimenti, agli esami
mi diede il massimo nella valutazione sul fisico .
Ma non ero felice, avevo
unamica francese che era secondo me la più brava
tra tutte noi ma la prendevano tutti in giro, dicevano
che sembrava una pera. Io non credo di essere mai
diventata come lei, brava così, ma mi ritenevo migliore
perché ero più magra. Avevo sempre paura di ingrassare,
ma la fame era tanta, alcune volte nelle pause tra una
lezione e laltra mi chiudevo in bagno con delle
barrette di cioccolata e delle pastine, le mangiavo e poi
le rimettevo subito. Finché mi accorsi che il wc dello
spogliatoio era tutto sporco di cibo rimesso, qualcuna
delle ragazze non aveva pulito e fu allora che la
vergogna cominciò a diminuire. Perché avevo scoperto di
non essere lunica.
E poi cosa è successo?
Quando ritornai a casa per
le vacanze di Pasqua pesavo circa 40 chili. Mio padre,
quando mi vide, decise di non farmi più tornare. Disse
che non avrei più fatto danza se non ingrassavo almeno
cinque chili. Lo odiavo, eppure mi ha salvato la vita.
Dopo circa un mese mi ricoverarono allospedale,
pesavo 36 chili e mi alimentarono con una flebo per due
giorni. Poi siccome proprio non mangiavo mi minacciarono
di alimentarmi tramite un tubo. Ripresi a mangiare, circa
settecento calorie al giorno e per me che mi riducevo a
rimettere persino un cappuccino erano davvero tante. Io,
senza inutili patetismi, volevo vivere ma il mio cuore
era diventato molto lento, il dottore temeva si potesse
fermare da un momento allaltro. Sono ingrassata,
ora, ma non sto ancora bene: le mestruazioni le ho a
periodi alterni, una volta ogni tre mesi. E la tiroide
funziona male .
Credi sia stata colpa
della danza ?
No, ma la danza è una
disciplina dura che non risparmia. Io amo ancora tanto la
danza, oggi sono cresciuta e ho realizzato che si deve
accettare il proprio corpo comè, per essere delle
grandi ballerine. Ma è difficile. Oramai io le riconosco
subito le ragazze anoressiche. E possono raccontare
quello che vogliono, ma nellambiente della danza ce
ne sono. E anche tante"
Roberta Paolini
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