
Benvenuti
nella Csi
Comunità
di Stati Inquinatori
L’Urss
ha lasciato, tra le altre cose, la sgradita eredità di
un ambiente in condizioni pietose. Un quarto del
territorio è gravemente contaminato e ci sono almeno 300
zone ai limiti della catastrofe ecologica e prossime a
diventare inabitabili. Responsabili numero uno i militari
e le migliaia di tonnellate di armi chimiche o nucleari
accumulate. Così i fiumi muoiono, la gente si ammala e i
campi devono essere abbandonati. Ma l’ex Unione
Sovietica, obbligata dai trattati internazionali alle
bonifiche, non ha una lira da spendere
Una delle
eredità più spiacevoli lasciate dall’ex Urss è
certo l’emergenza ecologica. La costruzione della
società collettiva, almeno nella versione sovietica
(comunque peggio dell’Occidente che di schifezze ne
produceva e produce a iosa ma dove almeno qualche voce
contraria si faceva sentire) non prevedeva infatti una
grande attenzione per l’ambiente. Così ora la Csi,
comunità degli Stati indipendenti, vanta la bellezza di
300 località dove è in atto una vera e propria
catastrofe ecologica, e di un 25 per cento
dell’intero Paese sotto contaminazione permanente.
Tanto che alcuni esperti ritengono che presto tutto
questo sterminato territorio potrebbe diventare
inabitabile.
Alexander Sevastenko,
della segreteria del Consiglio ecologico interstatale
della Csi, ammette la gravità del disastro incombente
"ereditata dall’Urss", ma preferisce
chiamare le zone off-limits come "regioni con
situazioni ecologiche avverse". I soliti eufemismi
burocratici cari a tutti i governi del mondo. Intanto
conferma che si riduce continuamente la superficie di
terra coltivabile, che circa il 75 per cento delle acque
residue e inquinate finiscono nei mari d’Azov, Aral,
Baltico, Caspio e Nero e che oltre il 25 per cento di
queste non subiscono alcun trattamento di depurazione. Le
spese statali per la protezione dell’ambiente in
Bielorussia, Kazakistan, Kirghizia, Moldavia, Russia e
Ucraina oscillano tra il 2 e il 2,8 per cento; nel
Tagikistan sono dello 0,2 per cento e in Georgia
raggiungiamo la comica con lo 0,01 per cento.
Considerando le non floride economie, forse si parla di
qualche centinaio di milioni di lire. E Sevastenko
sospira: "Con questi investimenti da miseria non si
conclude niente".
Il settimanale
"Obschaya Gazeta" racconta situazioni a dir
poco terrificanti. Su tutto le conseguenze della potenza
militare sovietica decaduta che ha accumulato e
semi-abbandonato migliaia di tonnellate di armi nucleari,
milioni di litri di armi chimiche e montagne di munizioni
convenzionale oramai ossidate e comunque altamente
inquinanti.
Sulla sponda del grande fiume
siberiano Yenisei è ancora in piedi la mitica
"città fantasma" di Krasnoyarsk-26, luogo
inaccessibile e proibito dove si produce il plutonio per
le bombe nucleari. Negli ultimi 30 anni questo villaggio
atomico ha prodotto e depositato sotto terra una tale
quantità di residui radioattivi che nella zona si
misurano da 500 a 600 milioni di kurì (livello oltre
ogni limite di sicurezza). In più poco alla volta questi
residui sono penetrati nello Yenisei e a distanza di
mille chilometri da Krasnoyarsk il fondo e le rive del
fiume risultano contaminate da sostanze radioattive.
I primi a pagare furono i
pescatori che vivevano ad Atamanovo, sull’altra riva
dello Yenisei, dove gli uomini tiravano a riva il pesce e
le donne lo pulivano. Il cesio e lo stronzio radioattivi,
gentile regalo della città maledetta, hanno
progressivamente infarcito squame e carni del pesce.
Risultato: gran parte delle donne è diventata cieca.
Non meno drammatica la
situazione nel cuore della Russia, nella regione di
Saratov dove passa il fiume Volga. A Bagay-Baranovka
c’era un poligono militare dove si smantellavano le
armi chimiche. Adesso le vie della città si nota un
insolito numero di bambini coperti di ulcere. Versione
ufficiale: "Un’epidemia di patologie
dermatologiche". A Gorni, altra cittadina dove in
periferia i militari avevano impiantato un magazzino di
armi tossiche, l’87 per cento dei neonati presenta
gravi alterazioni neuropatologiche, e il 79 per cento dei
bambini soffre di problemi cronici digestivi o urologici.
I medici hanno accertato che più un bambino viveva
vicino ai depositi militari, più erano gravi le sue
condizioni. Ma ancora una voltàa le autorità negano
ogni relazione armi-malattie, per evitare di dover pagare
salati indennizzi alla popolazione.
Oggi in Russia ci sono
almeno altre sette zone "a rischio" dove si
immagazzinano armi chimiche oltre a 40 mila tonnellate di
altre sostanze pericolose. Secondo i trattati firmati, la
Russia dovrebbe ripulire il Paese da tutta questa
porcheria entro il 2010. Ma siamo alle solite (vedi
Cernobyl): soldi per le costose bonifiche non ce ne sono.
Così per ora non si è mosso nemmeno un bulldozer, un
camion o almeno un badile. L’ambiente e la gente che
ci vive (vive?) ringraziano. Tanto, prima o poi,
toccherà anche a noi: i guasti alla natura non conoscono
confini.
a.m.
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