Index ECONOMIA - Agosto 1997

Cipputi non abita più qui

Nell’operoso Nordest del miracolo, l’unico miracolo è quello di trovare operai. Tanto che alla Bifrangi di Mussolente, in provincia di Vicenza, è da mesi che ne cercano addirittura 100 e non ne hanno trovato nemmeno uno. "Perché nessun giovane vuol più lavorare al tornio o alle presse" spiega il titolare. E chi viene dal Sud ha il problema della casa. Risultato: macchine che lavorano al 50% e un settore, come quello metalmeccanico, dal futuro inquietante

E’ questo il vero miracolo del Nordest: cercare 100 operai e non trovarne nemmeno uno. Perché sarà anche vero che gli abitanti del Triveneto sono dei gran lavoratori tutti casa e fabbrica (che spesso è lo stesso posto), ma di faticare tra presse, torni e acciaio fuso non se ne parla nemmeno. Così Francesco Biasion, 58 anni, titolare di un’azienda tra le prime in Italia per la stampa a caldo dell’acciaio, è diventato famoso in tutta Italia. Visto che da mesi oramai Biasion cerca inutilmente 100 operai per la sua ditta metalmeccanica "Bifrangi" di Mussolente, in provincia di Vicenza. Risposte ottenute: nessuna.

Metà delle presse e dei torni restano ferme, le altre sono mosse dai 200 dipendenti dell’azienda. "E’ da anni che qui in zona manca il personale – racconta Biasion – Siamo pieni di ragionieri e commercialisti, ma di gente che vuole venire in fabbrica a faticare non ce n’è". Il motivo? Doppio: "Gli operai dopo i 50 anni vanno in pensione e non resta nessuno che insegni il mestiere ai nuovi. Poi giovani che non vogliono più fare sacrifici e se l’orario non è flessibile, neanche parlarne. Solo nel terziario è diverso, perché lì incontrano gente e magari gli danno il telefonino in dotazione…". Operai dal Sud, dove la disoccupazione è alle stelle? Magari, ma venire a Vicenza significa trovarsi casa. E cioè pagare un affitto che se va bene è di 800 mila lire al mese, cioè mezzo stipendio. In più alla Bifrangi servono operai esperti: magazzinieri, carpentieri, addetti alle presse ed operatori meccanici "rodati". E in giro ce ne sono sempre meno.

"Facciamo perni meccanici, pezzi di auto, flange – continua Biasion – In Italia e in Europa siamo tra i primi. Il fatturato è sui cento miliardi l’anno, ma se trovassi quei benedetti 100 operai potrei raddoppiare". Gli extracomunitari? "Certo, ne ho già una quarantina, tutti senegalesi, che sono lavoratori bravi e seri. L’ideale sarebbero gli indiani, nel loro Paese sudano 20 ore al giorno in ambienti indecenti e per due lire e qui sarebbero messi in regola. Ma non si riesce a farli arrivare fino qui, ci vorrebbe un intervento statale e locale. Comunque non posso ritrovarmi con il 50 per cento di operai stranieri: se poi se ne vanno, se ne tornano a casa io cosa faccio?". E allora? Biasion allarga le braccia: "Mi sono rassegnato. Le macchine girano al 30-40per cento di quanto potrebbero. Certo così non c’è più voglia di impiantare nuove tecnologie".

Il presidente dell’Assindustria di Vicenza, Pino Bisazza, dice che il vero problema è trovare una casa per chi viene a lavorare qui, magari dal Meridione. E che basterebbe farla diventare "bene strumentale alla prestazione", e quindi non tassabile, per cambiare le cose. Insomma basterebbe invogliare gli imprenditori a costruire alloggi da affittare a prezzi contenuti. Così chi viene da fuori avrebbe almeno risolto il problema casa. D’accordo? "E’ solo uno degli aspetti – dice Biasion - Ma non basta. Anche qui ci vorrebbe un intervento delle istituzioni locali, allora si potrebbe costruire quei villaggi per lavoratori come si fa in altri Paesi. Ma fare e affittare case non è il mio mestiere".

Così per ora la Bifrangi lavora con il motore al minimo, anche se continua ad esportare tecnologia. Difficile però che la soluzione ai suoi problemi arrivi dal Nordest. L’Assindustria vicentina, alle prese da tempo con il problema della scarsa manodopera, aveva commissionato qualche mese fa un sondaggio per capire tendenze e prospettive del lavoro manuale nel Veneto. Il risultato è che la maggior parte dei giovani vuol fare un lavoro autonomo e l’operaio è considerato il brutto anatroccolo. Perché il lavoro in fabbrica e brutto e l’ambiente deprimente. Meglio fare il giovane manager, pensano, come quelli della pubblicità che sembrano usciti dalla lavatrice anche alle 8 del mattino Oppure (guarda te) non fare niente.

a.m.