Una
Cenerentola alla corte di Napoleone
Oltre
alla più famosa "Andrea Chenier", Umberto
Giordano sfruttò la Rivoluzione francese anche per
lopera "Madame Sans-Gene" del 1915. A
riproporla ora dopo 30 anni di silenzio è stato il
teatro Bellini di Catania che nella parte della lavandaia
che diventa Duchessa si è affidato alla voce sicura di
Mirella Freni
La rivoluzione francese
era un argomento che bene si adattava al carattere forte
e sanguigno di Umberto Giordano; infatti ben due titoli
nella non vasta produzione del maestro foggiano trattano
questo argomento e precisamente "Andrea
Chenier" del 1896 e la successiva e più sconosciuta
"Madame Sans-Gêne" del 1915. Certo anche se lo
Chenier è rimasto spesso in repertorio, si deve però
registrare una strana dimenticanza da parte di tutti i
teatri italiani che nel 1996, centenario della
composizione, non hanno messo in scena questo lavoro (
mancanza forse di tenori adatti al ruolo o ingiustificata
paura di affrontare un'opera così complessa ? ), mentre
il teatro Metropolitan di New York ha riproposto
quest'opera con Luciano Pavarotti che debuttava nel ruolo
del protagonista. Quanto a "Madame Sans-Gêne",
mancava invece dalle scene da ben trent'anni, l'ultima
apparizione in ordine di tempo è stata infatti
l'edizione scaligera diretta da Gianandrea Gavazzeni e
con ottima protagonista Orianna Santunione.
Se lAndrea Chenier
è opera più unitaria e più ispirata, non è certamente
da sottovalutare il lavoro di Madame Sans-Gene incentrato
sulla figura di Caterina Hubscher che, da umile lavandaia
che aveva tra i suoi clienti un giovane ufficiale di nome
Napoleone, diviene Duchessa di Danzica, moglie del
Maresciallo di Francia Lefebvre ed entra alla corte di
Napoleone che nel frattempo è divenuto Imperatore dei
francesi. L'opera, come già accennato, non ha certamente
la continuità e l'inventiva dello Chenier ma contiene
delle pagine di notevole valore. Basta ricordare la
veemente ed appassionata presa di posizione di Caterina
nel secondo atto, quando Lefebvre le dice che Napoleone
vuole il loro divorzio per allontanarla dalla corte in
quanto i suoi modi di agire ed il suo linguaggio rivelano
le modeste origini per nulla confacenti ad una Duchessa e
sono invisi alle nobili dame.
Altro punto di grande
pregio è l'incontro di Caterina con Napoleone, nel terzo
atto, quando viene a difendere il suo matrimonio, dopo
che l'Imperatore riconosce in Caterina l'umile lavandaia
i ricordi del tempo passato si fanno vivi e la musica di
Giordano sottolinea efficacemente questo momento di
abbandono e di grande nostalgia. Il tono popolaresco è
assai vivo con le citazioni ed i richiami, come nello
Chenier, ai canti della rivoluzione francese come la
Marsigliese e la Carmagnola. Opera quindi, che pur non
essendo un capolavoro assoluto, merita un attento studio
ed una giusta rivalutazione. Questo discorso vale anche
per altri lavori di Giordano ed in particolare
"Siberia" cui tanto teneva l'autore.
Nell'edizione catanese di
"Madame Sans-Gêne" il personaggio di Caterina
Hubscher era affidato a Mirella Freni, debuttante nel
ruolo. Ammirevole è stata la sua interpretazione sia dal
punto di vista vocale con una perfetta tenuta nella
impervia scrittura musicale, sia dal punto di vista
scenico giocato con molto brio e con perfetta
immedesimazione nel personaggio. Un lungo meritatissimo
applauso ha coronato nel secondo atto il lungo e vibrante
rimprovero a Lefebvre. Prova superba questa di Mirella
Freni che ha dimostrato ancora una volta come
l'intelligenza, il rispetto della propria organizzazione
vocale e la scelta oculata dei personaggi sono elementi
fondamentali per raggiungere risultati di grandissimo
pregio. Peter Dvorski era Lefebvre: pur disegnando il suo
personaggio con una certa accuratezza non è rimasto
immune dal punto di vista vocale a problemi di
intonazione essendo però brillante ed incisivo nella
zona acuta.
Paolo Coni era invece
Napoleone: se da un punto di vista scenico il personaggio
è risultato molto bene azzeccato, non altrettanto si
può dire vocalmente. Si sono messe a nudo ancora una
volta delle imperdonabili carenze ed è un peccato che
una voce così importante sia ora di precario ascolto.
Buona la prova di Antonio Salvadori nalla parte di
Fouché. Completavano la compagnia Marcello Bedoni
(Neipperg), Riccardo Ristori (Gelsomino), Aldo Orsolini
(il maestro di ballo) ed Alfio Grasso (il sarto) . Bruno
Bartoletti ha diretto con sicurezza e professionalità
l'Orchestra del teatro Massimo Bellini di Catania.
Funzionali le scene di Paolo Bregni e belli ed eleganti i
costumi di Luisa Spinatelli. Franco successo di pubblico
che ha salutato in particolar modo Mirella Freni. Il
giorno precedente la prima rappresentazione si è svolta
nel foyer del Teatro Massimo Bellini una
interessantissima tavola rotonda presieduta da Aldo
Nicastro e con la partecipazione dei critici musicali
Giorgio Gualerzi, Cesare Orselli ed Alberto Paloscia e
nella quale sono stati messi in luce tutti i valori
letterari, musicali ed interpretativi dell'opera.
Luciano Maggi
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