Affittasi
disoccupati
Le
nuove norme in materia di occupazione hanno preso il suo
nome, il che gli dà una bella responsabilità.
Soprattutto se non dovessero servire a niente. Ma il
ministro del Lavoro Tiziano Treu in questa intervista
difende il suo "pacchetto". Convinto che lavoro
interinale, part-time, apprendistato lungo e formazione
siano armi vincenti contro la disoccupazione. Anche se le
previsioni parlano di aumenti inferiori all1 per
cento. Anche perché il vero obiettivo, forse, è quello
di fare i primi passi verso la tanto invocata (e
discussa) flessibilità del lavoro
Ministro Treu, qual è
la novità più importante introdotta con l'approvazione
del pacchetto per l'occupazione, la legge 196 sulle
"norme in materia di promozione
dell'occupazione"?
Il fatto più rilevante
del pacchetto, e che rappresenta un risultato atteso da
trent'anni, è l'introduzione in Italia del lavoro
interinale, una novità destinata a rompere, finalmente,
il monopolio pubblico del collocamento. Più in generale
l'intero pacchetto è una risposta moderna a problemi
antichi. Seguendo la ricetta Delors, contenuta nel libro
bianco, ci siamo ispirati al modello olandese e abbiamo
creato gli strumenti per rendere più flessibile il
lavoro e il mercato del lavoro. Adesso dobbiamo gestire
al meglio questi strumenti perché i posti di lavoro non
si creano solo con i buoni propositi.
Che significa
introdurre in Italia il lavoro interinale?
Il lavoro interinale, o
lavoro in affitto, è uno strumento modernissimo, una
chiave con la quale aprire le porte delle fabbriche a chi
non ha mai visto una busta paga. Certo, si tratta pur
sempre di periodi brevi, ma è già molto, ed è uno
strumento straordinario anche per far emergere il
sommerso.
Servirà a risolvere il
problema disoccupazione nel Mezzogiorno?
L'interinale, così come
ogni altro strumento di politica attiva del lavoro se
preso da solo, non può risolvere la disoccupazione nel
Sud. Il problema è più grande, e coinvolge l'ordine
pubblico e la sicurezza, la gestione degli enti locali e
le infrastrutture. Tuttavia, credo che anche nelle aree
metropolitane del Sud si possano creare occasioni
d'impiego intermittente, penso, ad esempio, a certe
attività dei servizi e del turismo. Le opportunità del
lavoro interinale sono ancora maggiori nelle aree con
mercato del lavoro molto dinamico, come il Veneto.
Oltre al lavoro in
affitto, cosa contiene il pacchetto?
Sono tre i capitoli
fondamentali del pacchetto: oltre all'interinale
l'introduzione delle borse di lavoro, l'orario di lavoro
e la massiccia spinta verso il part-time. In particolare
con il part-time si introducono elementi di grande
flessibilità e si ridistribuisce il lavoro. Coprire un
turno con i part-time significa moltiplicare per due gli
occupati e cogliere nuovi segmenti di manodopera: specie
donne, giovani, anziani.
Questi provvedimenti
servono anche ai giovani?
Certo: con le borse di
lavoro consentiamo a circa 100 mila giovani di
avvicinarsi al mercato, e facciamo un salto di qualità
anche con l'allungamento dell'apprendistato (26 anni al
Sud, 24 al Nord). Significa dare spazio ai diplomati e ai
laureati.
La disoccupazione: qual
è secondo lei la chiave di volta per risolvere questa
piaga del Paese?
Non c'è dubbio: la
formazione è la priorità assoluta, una partita nella
quale ci giochiamo tutto. Dobbiamo investire ingenti
fondi nell'apprendistato. Gli enti di formazione,
inoltre, devono essere ristrutturati perché finora hanno
fatto formazione di base, non formazione continua, che
rappresenta invece la vera scommessa per il futuro. Nel
pacchetto la formazione professionale continua c'è, ed
è fondamentale. Non possiamo affrontare l'innovazione
tecnologica e i continui cambiamenti del sistema
produttivo senza un sistema di formazione adeguato.
In concreto, che
risultati può produrre il "pacchetto Treu"
nella lotta alla disoccupazione?
Nel Dpef abbiamo indicato
delle stime prudenti: abbiamo previsto lo 0,5-0,6 e lo
0,7 di aumento dell'occupazione nei prossimi anni. Ma se
funziona come vogliamo tutto quello che c'è nella legge,
se decentriamo i servizi all'impiego e li miglioriamo,
come prevede la legge Bassanini, potremo fare di più.
Unultima cosa: il
confronto sulla riforma del Welfare State. Come è stata
la partenza?
Il governo ha fatto una
serie di ipotesi su tutti i capitoli aperti: lavoro,
assistenza, previdenza, ammortizzatori. Se le nostre
proposte non vanno bene sindacati e industriali possono
trovarne delle altre; l'importante è che si arrivi al
risultato indicato nel Dpef per stabilizzare la spesa.
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