Index ATTUALITA' - Settembre 1997


Sorry, mi viene da piangere

Se per gli stessi (una volta) gelidi inglesi il lutto collettivo per la principessa Diana è una sorpresa, lo è ancora di più per chi li vede da "fuori". Nel senso di chi inglese non è ma ci vive in mezzo da anni, come chi ha raccolto le impressioni che seguono. Soprattutto lo stupore per le auto con i nastrini neri sull’antenna; la metropolitana che profuma di fiori e non più di sudore; la vicina di casa in lacrime senza capire perchè; i mini-altari con candele nei negozi. Una svolta storica per gli inflessibili britannici. Da oggi, forse, un po’ meno inflessibili. E un po’ meno britannici

In metropolitana siamo tutti nascosti dietro ai giornali, come sempre qui a Londra. Solo che oggi, guardandoli bene, ho visto che tanti con le pagine aperte su uno dei mille articoli su Diana, avevano gli occhi lucidi e cercavano di mandare giù le lacrime. E tutto questo dentro vagoni della metropolitana che non puzzano più di urina, vomito e sudore come tutti i giorni, settimane e mesi. Ma odorano di gigli, gladioli, rose e garofani. In certi tratti i treni sono pieni di gente che porta mazzi di fiori ai cancelli di Kensington Palace. Così il chiosco del fioraio all’uscita dell’underground, di solito pieno di mazzi colorati, è tanto se ha qualche margherita spelacchiata.

 

Succedono strane cose, in questi giorni di lutto generale. Cose mai viste in quest’isola di ferree tradizioni mai come ora arrugginite e scricchiolanti. Al passaggio pedonale una donna ha perso la pazienza con la figlia che faceva i capricci, ha alzato la voce: "Insomma Diana, finiscila". E vedi l’incredibile: tutte le teste si voltano contemporaneamente, facce sgomente. Pochi giorni fa mai nessuno, qui a Londra, avrebbe fatto una piega.

Per la strada c’è una strana atmosfera. E’ vero che la vita continua come tutti i giorni. Ma si sente che è in qualche modo diversa. E’ come una specie di lutto globale che sembra andare al di là del dispiacere per la morte della principessa Diana. E nessuno se lo sa spiegare. Quanta gente che incontri ti dice "non mi sono mai interessato di Diana, eppure mi viene da piangere…". Credo sia la prima volta che in questo Paese dove vivo e lavoro da oltre 15 anni le emozioni vengono espresse in modo così forte. E così diffuso, così pubblico. Alcuni psicologi su giornali e tv hanno parlato di "lutto patologico". Ma credo che per la Gran Bretagna questa sia un’esperienza catartica che lascerà tutti in qualche modo cambiati.

Davanti alla porta di casa ho incontrato la vecchietta del secondo piano., londinese purosangue. Abbiamo parlato del più e del meno, brontolando perché l’amministratore non fa i lavori urgenti nel palazzo. Poi lei mi ha chiesto se stavo andando a Kensington Palace, come succede in tutte le conversazioni di questi giorni. E così siamo finite a parlare di Diana, e ancora lo stesso discorso, lo stesso stupore: "Non capisco perché mi viene da piangere – mi racconta – dopo tutto non era né una parente né un’amica. Ma ho la sensazione del vuoto, non so proprio perché". E perfino lei, sempre tanto educata e rispettosa, non riesce a trattenersi dal chiamare la regina Elisabetta "quel muso duro".

Le emittenti radio sono bersagliate di continue richieste sempre per le stesse canzoni: in testa ovviamente Candle in the wind di Elton John seguita a ruota da Nightshift dei Commodore scritta a suo tempo in memoria di Marvin Gale. Cambi stazione? Stesse canzoni.

A piangere poi non sono solo le donne, ma anche tanti uomini. Apertamente. Poi ci sono le auto con i nastrini neri a lutto sull’antenna. E i negozi, gli uffici con gli altarini, i lumini e la foto di Diana. Neanche Londra fosse diventata una città brasiliana o sudamericana. E non c’è modo di salvarsi: in questa "via crucis" collettiva che dura da giorni e giorni ci si casca tutti. Come l’amica italiana che singhiozzava davanti ai funerali in tv. O Stefano, che ha chiuso il suo ufficio del centro in preda a sconforto acuto perché tanto, dopo la morte di Diana, "non mi interessa più niente".

Certo non durerà: la metropolitana tornerà ad essere un muro di giornali aperti per non guardare in faccia il vicino, nessuno ti degnerà di uno sguardo anche se cadi per terra, i dialoghi ricominceranno con "bella giornata oggi, vero?". Eppure tutti sanno che qualcosa di diverso resterà: è troppo tardi per tornare indietro, anche per gli inflessibili britannici. Da oggi, forse, un po’ meno inflessibili. E un po’ meno britannici.

Gloria Chopra