Index Cinema - Settembre 1997


Amleto e i raggi fotonici

La storia di un serissimo attore shakespeariano improvvisamente "teletrasportato" sulla plancia dell’astronave Enterprise per sostituire il mitico capitano Kirk di Star Trek. Patrick Stewart, il capitano Picard della serie tv, in questa intervista racconta se stesso e il suo incontro con Kirk-Shatner. E rivela che a lui, la fantascienza, non l’aveva mai interessato. Finchè uno dei produttori della Paramount non lo ha sentito parlare ad una conferenza. E lo ha spedito in mezzo alle stelle

Patrick Stewart, alias il benamato capitano Jean-Luc Picard della serie Star Trek: The Next Generation e’ capitato in maniera del tutto casuale all’interno dell’universo trekkiano. Consumato attore shakespeariano, era arrivato in America per caso per leggere un ciclo di conferenze di un suo amico. Visto dal produttore Rick Berman, la sua voce solida e potente, unito a un fisico asciutto e assai particolare hanno convinto la Paramount a dargli il posto che fu del capitano Kirk, ovvero quello di capitano dell’Enterprise, la nave ammiraglia della Federazione Stellare del 23° secolo.

Oltre ai film di Star Trek, vedremo presto l’attore nei panni del diabolico Dottor Jonas in La teoria della cospirazione con Mel Gibson e Julia Roberts.

Mr. Stewart, diventare il comandante dell'Enterprise dopo James Kirk non deve essere stato facile. Come si è sentito quando è stato chiamato America per questo ruolo?

A dire la verità io non ho mai seguito Star Trek e mi sono sempre interessato poco alla fantascienza. Lavoravo, infatti, nella Royal Shakespeare Company e quando tornavo a casa non riuscivo mai a vedere un episodio intero. I miei figli, che, negli anni sessanta erano piccoli, erano invece appassionati di Star Trek. Così come lo era Whoopi Goldberg, che ha espressamente richiesto di poter lavorare in alcuni episodi della serie The Next Generation proprio perché era una fan sfegatata del capitano Kirk e del tenente Uhura. Whoopi ha lavorato con noi "quasi gratis" secondo gli standard hollywoodiani, perché ricordava - da piccola - quanta fiducia nel futuro le aveva dato vedere una donna nera nello spazio. Il suo e’ stato una sorta di omaggio a quell’ideale portato avanti dalle puntate andate in onda negli anni sessanta.

E’ stato un handicap per lei non essere stato un fan di Star Trek ?

No, anzi credo sia stato un vantaggio, perché la prima volta che mi sono ritrovato sul ponte dell'Enterprise per me era solo un lavoro come un altro e non avevo un mito da imitare o raggiungere. Ma dopo diciotto mesi di riprese, mi sono accorto di lavorare in una serie profondamente radicata nella cultura americana. Una volta Gene Roddenberry (l’ideatore-produttore di Star Trek morto da poco, le sue ceneri sono state spedite nello spazio su sua richiesta: ndr) mi disse: "Sai Patrick, ti vedono più persone in un singolo episodio di Star Trek, che tutti gli spettatori dei tuoi fottutissimi spettacoli shakespeariani a Londra." Ma quando me lo disse era troppo tardi per rimanere intimidito.

Come è avvenuto il primo incontro con William Shatner ovvero con Kirk?

Ci trovavamo entrambi a Las Vegas per uno show organizzato dalla Paramount, che mi aveva messo a disposizione il suo jet privato per tornare presto a Los Angeles la sera stessa. Mentre tentavo di squagliarmela Shatner mi chiede dove stessi andando. Gli ho detto che andavo a casa. Così mi ha detto: "Cavolo, voglio tornare anch'io." Gli ho detto: "Va bene Bill, ti do un passaggio". Così siamo tornati in un jet molto lussuoso senza parlare di Star Trek, discutendo, invece, soltanto delle nostre vite private. Abbiamo così messo le basi per una grande amicizia, dividendoci una bottiglia di vino e la cena che era stata preparata solo per me.

Lei crede che dopo la morte di Kirk nel film per il grande schermo Generazioni, un vero punto di svolta per la serie, cambi qualcosa per Star Trek?

Star Trek continua, perché il suo ottimismo e la sua eccezionale concezione di tolleranza, pace e democrazia fa parte ormai della cultura mondiale. No, Star Trek non finirà mai.

m.s.