Index MUSICA - Settembre 1997

B.B. King? Un cuore di mamma

In uno dei suoi ultimi lavori il "Re" rompe i normali schemi del blues e arriva a commuoversi cantando di sua madre. Ma le lacrime durano poco. Basta sentire cosa esce dalle super-accoppiate con il funky di Robert Cray, il piano di Katie Webster e le atmosfere "voodoo" di John Lee Hooker

B.B. King: "Blues summit" - Il blues intorno a me N°2

Tra le ultime produzioni di B.B. King vale la pena parlarvi di questo magnifico disco, "Blues summit". Registrato nel 1993, annovera un campionario di artisti talmente vasto che, senza esagerare, un neofita che ascoltasse questo disco alla fine potrebbe avere una idea abbastanza precisa di che cosa è il blues oggi e come viene suonato.

Si parte con "playin with my friends" e il comandante B.B. ci ordina di allacciare le cinture con questo duetto con Robert Cray, chitarrista di ottimo livello anche se personalmente lo ritengo troppo spinto nel funky, ma è la vicinanza con il nostro B.B. che evidentemente gli fa molto bene e riporta questo medium tempo nella collocazione blues più consona. Essenzialmente il disco si divide in collaborazioni con chitarristi e cantanti donne: ecco quindi che si passa al secondo brano con Katie Webster, pianista blues e cantante che dà il meglio di se in questo slow, la chitarra di B.B. come sempre condisce il tutto con frasi ad effetto ma mai fuori posto. Con Buddy Guy in "I pity the fool" non c’è il minimo dubbio che l’accoppiata è esplosiva. Ma il bello viene con "You shook me" con John Lee Hooker, un lento ossessivo ci porta nelle atmosfere voodoo tipiche del nostro John e anche qui B.B. non sbaglia una nota, spazia dal funky al jazz fino al blues più nero con la stessa facilità con cui si beve una coca. Le collaborazioni con donne blues comprendono Etta James e Koko Taylor e ci si aspetta da questi brani di veder spuntare Elvis Presley e James Dean. Si passa poi a "Call it stormy monday" dove Albert "iceman " Collins fionda le sue stilettate di chitarra per tutto il brano, mentre B.B. scalda l’ambiente con un canto energico e brani solisti pieni di pathos.

Il risultato è entusiasmante, e dopo un duetto con Louis Walker in "Everybody‘s had the blues" l’album conosce il momento più alto (artisticamente parlando) in "I gotta move out of this neighborhood/nobody loves me but my mother". Uno slow classico dove B.B. suona solo assieme alla sua band ma la lezione è di quelle che non si scordano facilmente: due pezzi in una sola base armonica fusi senza far notare nessun distacco tra i due, e nel secondo un B.B. che cantando della madre non solo fa piangere la sua chitarra ma si commuove anche nel canto. Cosa tanto strana quanto insolita nell’ambito della musica blues dove l’artista difficilmente lascia trasparire i suoi sentimenti in maniera plateale.

Ad ogni modo l’effetto è di quelli sensazionali dove senza nulla cedere alla teatralità si respira un aria di sincera commozione.

Un B.B. in piena forma che nonostante l’età e i suoi acciacchi centra ancora l’obbiettivo. Insomma un disco che vale la pena avere.

m.p.