B.B.
King? Un cuore di mamma
In
uno dei suoi ultimi lavori il "Re" rompe i
normali schemi del blues e arriva a commuoversi cantando
di sua madre. Ma le lacrime durano poco. Basta sentire
cosa esce dalle super-accoppiate con il funky di Robert
Cray, il piano di Katie Webster e le atmosfere
"voodoo" di John Lee Hooker
B.B. King:
"Blues summit" - Il blues intorno a me N°2
Tra
le ultime produzioni di B.B. King vale la pena parlarvi
di questo magnifico disco, "Blues summit".
Registrato nel 1993, annovera un campionario di artisti
talmente vasto che, senza esagerare, un neofita che
ascoltasse questo disco alla fine potrebbe avere una idea
abbastanza precisa di che cosa è il blues oggi e come
viene suonato.
Si parte con "playin
with my friends" e il comandante B.B. ci ordina di
allacciare le cinture con questo duetto con Robert Cray,
chitarrista di ottimo livello anche se personalmente lo
ritengo troppo spinto nel funky, ma è la vicinanza con
il nostro B.B. che evidentemente gli fa molto bene e
riporta questo medium tempo nella collocazione blues più
consona. Essenzialmente il disco si divide in
collaborazioni con chitarristi e cantanti donne: ecco
quindi che si passa al secondo brano con Katie Webster,
pianista blues e cantante che dà il meglio di se in
questo slow, la chitarra di B.B. come sempre condisce il
tutto con frasi ad effetto ma mai fuori posto. Con Buddy
Guy in "I pity the fool" non cè il
minimo dubbio che laccoppiata è esplosiva. Ma il
bello viene con "You shook me" con John Lee
Hooker, un lento ossessivo ci porta nelle atmosfere
voodoo tipiche del nostro John e anche qui B.B. non
sbaglia una nota, spazia dal funky al jazz fino al blues
più nero con la stessa facilità con cui si beve una
coca. Le collaborazioni con donne blues comprendono Etta
James e Koko Taylor e ci si aspetta da questi brani di
veder spuntare Elvis Presley e James Dean. Si passa poi a
"Call it stormy monday" dove Albert
"iceman " Collins fionda le sue stilettate di
chitarra per tutto il brano, mentre B.B. scalda
lambiente con un canto energico e brani solisti
pieni di pathos.
Il risultato è entusiasmante, e
dopo un duetto con Louis Walker in "Everybodys
had the blues" lalbum conosce il momento più
alto (artisticamente parlando) in "I gotta move out
of this neighborhood/nobody loves me but my mother".
Uno slow classico dove B.B. suona solo assieme alla sua
band ma la lezione è di quelle che non si scordano
facilmente: due pezzi in una sola base armonica fusi
senza far notare nessun distacco tra i due, e nel secondo
un B.B. che cantando della madre non solo fa piangere la
sua chitarra ma si commuove anche nel canto. Cosa tanto
strana quanto insolita nellambito della musica
blues dove lartista difficilmente lascia trasparire
i suoi sentimenti in maniera plateale.
Ad ogni modo
leffetto è di quelli sensazionali dove senza nulla
cedere alla teatralità si respira un aria di sincera
commozione.
Un B.B. in piena forma che
nonostante letà e i suoi acciacchi centra ancora
lobbiettivo. Insomma un disco che vale la pena
avere.
m.p.
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