Le due
facce di Macbeth
Giuseppe
Verdi tornava spesso sulle sue opere riscrivendole e
cambiandogli il titolo. E a questa operazione non sfuggì
neanche Macbeth. Che viene oggi quasi sempre
rappresentata nella sua ultima versione che il
compositore italiano presentò a Parigi: la stessa
proposta allArena di Verona con Paolo Gavanelli
protagonista. Ma al Festival di Martina Franca in Puglia
questestate è stata messa in scena la vecchia
scrittura. Che, forse, non ha niente da invidiare alla
sorella più celebrata
Giuseppe Verdi più di una volta è
ritornato sulle opere che aveva già composto, o per
necessità di adattarle al gusto francese quando una sua
produzione veniva eseguita a Parigi, dove era di
prammatica il balletto e la grande messa in scena, oppure
per interiori necessità di modificare o di dare una
forma diversa ai suoi lavori non solo da un punto di
vista musicale ma anche drammaturgico.
Esempi chiari sono "I
Lombardi alla prima crociata" ( Scala, 11 febbraio
1843 ) che vengono ampiamente rimaneggiati per Parigi
dove vengono rappresentati con il titolo di
"Jerusalem" ( Opéra, 26 novembre 1847 );
"Stiffelio" ( Teatro Grande di Trieste 16
novembre 1850 ) che diviene "Aroldo" (Teatro
Nuovo di Rimini, 16 agosto 1857 ) , "Simon
Boccanegra" (Teatro La Fenice di Venezia, 2 marzo
1857 ), che viene riveduta in più punti e viene aggiunto
lo splendido quadro della Sala del Consiglio ( Teatro
alla Scala, 24 marzo 1881 ) , "La forza del
destino" (Teatro Imperiale di Pietroburgo, 10
novembre 1862 ) modificata in vari punti e con il
cambiamento del truculento finale della prima
rappresentazione con quello veramente sublime che viene
sempre eseguito ( Teatro alla Scala 20 febbraio 1869 ) ed
altri esempi ancora. In Verdi vi era quindi sempre il
bisogno di apportare dei cambiamenti alle sue opere
mettendo a frutto la sua esperienza acquisita nel corso
della lunga carriera. Dimostrazione questa
dell'incontentabilità dell'autore ma anche della precisa
volontà di offrire al pubblico il meglio di sé stesso.
Anche "Macbeth"
conobbe due versioni: la prima fu rappresentata a Firenze
al Teatro della Pergola il 14 marzo 1847 e la seconda fu
approntata per il Theatre Lirique di Parigi dove andò in
scena il 21 aprile 1865, ed è questa ultima versione che
viene generalmente eseguita. Si deve ricordare che la
prima versione è stata rappresentata questa estate al
Festival di Martina Franca che ha il pregio di mettere in
scena opere di raro ascolto o lavori di autori poco
conosciuti o dimenticati. A parte l'obbligatorio
inserimento delle danze ( piuttosto belle ) si notano
varie differenze tra le due versioni.
Nel secondo atto troviamo
la splendida aria di Lady Macbeth "La luce
langue" al posto dell'aria "Trionfai secura
alfine": questa nuova aria oltre al suo altissimo
valore musicale ha un grande peso drammaturgico in quanto
in essa si configura già il rimorso di Lady Macbeth per
l'uccisione di Re Duncano. Sempre nel secondo atto le
frasi di Macbeth durante la scena delle apparizioni sono
diverse nelle due versioni. Il coro degli esuli che apre
il quarto atto fu completamente riscritto per Parigi e
nel finale fu soppresso il monologo di Macbeth che dopo
il duello ritornava sanguinante sulla scena: nella
versione parigina l'opera si chiude invece con l'inno di
vittoria.
L'edizione ascoltata all'Arena di Verona era
naturalmente quella del 1865. Paolo Gavanelli era Macbeth
; personaggio questo che ricorre spesso nelle sue
prestazioni sia in Italia che all'estero. Gavanelli ne
dà una interpretazione giustamente sanguigna con una
bella presenza scenica penetrando bene nella contorta
psicologia del personaggio: vocalmente non è stato
sempre irreprensibile ed in qualche punto la resa vocale
non è stata perfetta ed in linea con il personaggio.
Lady Macbeth era Paola Romanò ; voce molto interessante,
non di grandissimo volume, molto precisa e con perfetta
padronanza di ogni registro. Certamente è una voce che
merita di essere ascoltata in un repertorio più vicino
alla sua vocalità ( Verdi voleva per la Lady una donna
brutta e cattiva e che nella voce avesse del diabolico,
caratteristiche queste che non sono certamente della
Romanò ). Banco era interpretato con perfetta aderenza
al personaggio da Giorgio Surjan mentre un ottimo Macduff
è stato Giorgio Merighi.
John Neschling ha diretto
con precisione l'Orchestra dell'Arena di Verona ; ottimo
il coro diretto da Armando Tasso. Molto bello lo
spettacolo ideato da Pier Luigi Pizzi che ha curato sia
la regia che le scene ed i bellissimi costumi giocati
prevalentemente sul rosso e sul nero. Molto interessante
l'impianto scenico costituito da una grande passerella
inclinata che occupava l'intero palcoscenico a retro
della quale si innalzavano o sparivano le torri del
castello a seconda delle esigenze rappresentative. Un
plauso particolare a Carla Fracci, sempre perfetta ed
elegante ed all'intero corpo di ballo. Pubblico purtroppo
non numeroso ma che ha calorosamente applaudito tutti gli
interpreti.
l.m.
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