E
sullArena volò una farfalla
Lanfiteatro
scaligero ha riproposto lopera voluta ad ogni costo
da Puccini, nonostante ritardi, incidenti e lo splash
colossale della "prima" alla Scala nel 1904. Ma
"Madama Butterfly" superò ogni critica e oggi
è divenuta un classico. Come ha confermato
ledizione areniana con la Kabaiwanska nel ruolo di
Cio cio san
Nell'estate del 1900 Giacomo Puccini era a
Londra per la messa in scena di "Tosca" ed ebbe
occasione di assistere ad un dramma di David Belasco dal
titolo "Madama Butterfly" tratto a sua volta da
una novella di John Luther Long. Cosa Puccini potesse
avere afferrato di questo spettacolo non si sa perchè la
sua conoscenza della lingua inglese era scarsa, ma fu
così soggiogato dall'azione, dalla evidenza dei fatti e
dall'ambiente esotico che alla fine della
rappresentazione si precipitò nel camerino di Belasco
per congratularsi con lui e per ottenere il permesso di
musicare il dramma.
Circa questo incontro
Belasco raccontò al suo biografo David Winter: "Non
solo gli dissi subito di sì, ma anche che facesse del
dramma quello che voleva dichiarando che avrei accettato
qualsiasi tipo di contratto. Non era possibile discutere
di affari con un impulsivo italiano come quello, che
aveva le lacrime agli occhi e ti serrava le braccia
attorno al collo". Puccini chiamò subito i suoi
librettisti Illica e Giacosa ma in effetti la
trasmissione del testo del dramma avvenne con molto
ritardo a causa delle eccessive pretese di Belasco sui
diritti di autore, smentendo quindi quanto aveva
affermato nel primo incontro con il Maestro lucchese.
Puccini, tutto preso dal
soggetto, cominciò ancora prima di avere il testo una
serie di ipotesi: in un primo momento pensò ad un'opera
in un atto, successivamente ad un'opera in due atti di
cui il primo doveva svolgersi in America ed il secondo in
Giappone. Solo nel maggio del 1901 Puccini ricevette il
testo del dramma e la traduzione fu passata ai
librettisti il 14 giugno 1901.
Presa visione del
materiale l'opera nacque completamente ambientata in
Giappone, come la novella di Long ed il dramma di
Belasco, e suddivisa in due lunghi atti. Puccini si mise
al lavoro solo a libretto terminato e nel contempo si
documentò sugli usi orientali e sul colore dei suoni per
creare un'orchestrazione vicina al sapore nipponico. Il
Maestro lavorava di gran lena e con grande entusiasmo e
sembrava che tutto andasse per il meglio, quando nella
notte tra il 25 e il 26 febbraio del 1903, rientrando in
macchina a Torre del Lago, ebbe un brutto incidente
automobilistico che gli procurò la rottura di una gamba
ed una lunga e tormentata convalescenza. La composizione
della partitura subì quindi un notevole rallentamento.
L'opera andò finalmente
in scena al Teatro alla Scala il 17 febbraio 1904 con
Rosina Storchio, Giovanni Zenatello e Giuseppe De Luca e
sul podio Cleofonte Campanini. Puccini era sicuro e
tranquillo del successo perchè credeva fermamente nel
proprio lavoro ed il cast era quanto di meglio si potesse
trovare. L'esito fu però un clamoroso fiasco e l'opera
naufragò miseramente.
La cronaca della serata è
riassunta in un articolo di Giulio Ricordi apparso sul
mensile " Musica e Musicisti " che riporta :
"Prima esecuzione di Madama Butterfly, libretto di
Illica e Giacosa, musica di Puccini. Grugniti, boati,
muggiti, sghignazzate, i soliti gridi solitari di bis
fatti apposta per eccitare ancor più gli spettatori,
ecco, sinteticamente, qual'è l'accoglienza che il
pubblico della Scala fa al nuovo lavoro del maestro
Giacomo Puccini". Molti biografi ritengono che la
rovinosa caduta fosse stata in gran parte preordinata ad
opera di una claque bene organizzata e pagata dai nemici
e rivali del Maestro. Ma Puccini credeva fermamente in
questo lavoro e lo ripresentò con opportune modifiche e
con la suddivisione da due a tre atti al Teatro Grande di
Brescia la sera del 28 maggio 1904, riscuotendo un grande
successo. Dovettero essere bissati cinque pezzi e il
compositore fu chiamato alla ribalta ben dieci volte.
Aveva avuto ben ragione
Puccini quando scrisse all'amico Vandini il 21 febbraio
1904: "La stampa, il pubblico possono dire ciò che
vogliono, possono scagliarmi addosso tutti i ciottoli
come a Santo Stefano, ma non riusciranno a seppellirmi
né ad ammazzare la mia Butterfly la quale risorgerà
viva e sana più di prima. ". E oggi in effetti
Madama Butterfly è una delle opere più rappresentate e
più amate dai pubblici di tutto il mondo.
Nell'edizione veronese Raina Kabaiwanska ha
impersonto ancora una volta il personaggio a lei molto
caro di Cio-Cio-San ottenendo un grande successo e
dedicando l'ultima sua recita areniana a Maria Callas, in
occasione del cinquantesimo anniversario del debutto
italiano del grande soprano greco. La sera del 9 agosto
il suo ruolo è stato coperto dal soprano cinese Xiu Wei
Sun, voce molto interessante, ben centrata e sicura in
tutti i registri dando un notevole rilievo scenico alla
figura di Cio-Cio-San. E raggiungendo momenti di grande
intensità interpretativa specialmente nella lettura
della lettera del secondo atto e nel finale dell'opera.
Uno Sharpless di prestigio
era Juan Pons che ha dato vita al suo personaggio con
grande carica emotiva e stile impeccabile.
Buona la prestazione di
Keith Olsen nell'ingrato ruolo di Pinkerton.
Francesca Franci si è
messa in luce nel ruolo di Suzuki con la sua interessante
voce timbratissima e di un bel colore mezzosopranile.
L'Orchestra dell'Ente Arena di Verona era
diretta con mano sicura da AngeloCampori ; la sua lettura
è stata di grande rilievo mettendo in luce tutto il
sapore orientale della partitura e curando al massimo
ogni particolare. Di Beni Montresor erano regia, scene e
costumi come già avvenne in occasione della prima
apparizione areniana di Madama Butterfly nel 1978.
Scenografia e regia
giustamente ridotte all'essenziale con misurati movimenti
delle masse nel primo atto e con una scena costituita da
una pedana semicircolare traslucida ed un semplice
pannello verticale che costituiva la casa "a
soffietto" dominati da un grande disco
simboleggiante la luna. Successo indiscusso da parte di
un pubblico che affollava in ogni ordine di posti gli
spazi areniani. Nelle fotografie la scena di insieme del
primo atto, la scena finale ed il direttore d'orchestra
Maestro Campori.
Luciano Maggi
|