Index MUSICA - Settembre 1997

E sull’Arena volò una farfalla

L’anfiteatro scaligero ha riproposto l’opera voluta ad ogni costo da Puccini, nonostante ritardi, incidenti e lo splash colossale della "prima" alla Scala nel 1904. Ma "Madama Butterfly" superò ogni critica e oggi è divenuta un classico. Come ha confermato l’edizione areniana con la Kabaiwanska nel ruolo di Cio cio san

Nell'estate del 1900 Giacomo Puccini era a Londra per la messa in scena di "Tosca" ed ebbe occasione di assistere ad un dramma di David Belasco dal titolo "Madama Butterfly" tratto a sua volta da una novella di John Luther Long. Cosa Puccini potesse avere afferrato di questo spettacolo non si sa perchè la sua conoscenza della lingua inglese era scarsa, ma fu così soggiogato dall'azione, dalla evidenza dei fatti e dall'ambiente esotico che alla fine della rappresentazione si precipitò nel camerino di Belasco per congratularsi con lui e per ottenere il permesso di musicare il dramma.

Circa questo incontro Belasco raccontò al suo biografo David Winter: "Non solo gli dissi subito di sì, ma anche che facesse del dramma quello che voleva dichiarando che avrei accettato qualsiasi tipo di contratto. Non era possibile discutere di affari con un impulsivo italiano come quello, che aveva le lacrime agli occhi e ti serrava le braccia attorno al collo". Puccini chiamò subito i suoi librettisti Illica e Giacosa ma in effetti la trasmissione del testo del dramma avvenne con molto ritardo a causa delle eccessive pretese di Belasco sui diritti di autore, smentendo quindi quanto aveva affermato nel primo incontro con il Maestro lucchese.

Puccini, tutto preso dal soggetto, cominciò ancora prima di avere il testo una serie di ipotesi: in un primo momento pensò ad un'opera in un atto, successivamente ad un'opera in due atti di cui il primo doveva svolgersi in America ed il secondo in Giappone. Solo nel maggio del 1901 Puccini ricevette il testo del dramma e la traduzione fu passata ai librettisti il 14 giugno 1901.

Presa visione del materiale l'opera nacque completamente ambientata in Giappone, come la novella di Long ed il dramma di Belasco, e suddivisa in due lunghi atti. Puccini si mise al lavoro solo a libretto terminato e nel contempo si documentò sugli usi orientali e sul colore dei suoni per creare un'orchestrazione vicina al sapore nipponico. Il Maestro lavorava di gran lena e con grande entusiasmo e sembrava che tutto andasse per il meglio, quando nella notte tra il 25 e il 26 febbraio del 1903, rientrando in macchina a Torre del Lago, ebbe un brutto incidente automobilistico che gli procurò la rottura di una gamba ed una lunga e tormentata convalescenza. La composizione della partitura subì quindi un notevole rallentamento.

L'opera andò finalmente in scena al Teatro alla Scala il 17 febbraio 1904 con Rosina Storchio, Giovanni Zenatello e Giuseppe De Luca e sul podio Cleofonte Campanini. Puccini era sicuro e tranquillo del successo perchè credeva fermamente nel proprio lavoro ed il cast era quanto di meglio si potesse trovare. L'esito fu però un clamoroso fiasco e l'opera naufragò miseramente.

La cronaca della serata è riassunta in un articolo di Giulio Ricordi apparso sul mensile " Musica e Musicisti " che riporta : "Prima esecuzione di Madama Butterfly, libretto di Illica e Giacosa, musica di Puccini. Grugniti, boati, muggiti, sghignazzate, i soliti gridi solitari di bis fatti apposta per eccitare ancor più gli spettatori, ecco, sinteticamente, qual'è l'accoglienza che il pubblico della Scala fa al nuovo lavoro del maestro Giacomo Puccini". Molti biografi ritengono che la rovinosa caduta fosse stata in gran parte preordinata ad opera di una claque bene organizzata e pagata dai nemici e rivali del Maestro. Ma Puccini credeva fermamente in questo lavoro e lo ripresentò con opportune modifiche e con la suddivisione da due a tre atti al Teatro Grande di Brescia la sera del 28 maggio 1904, riscuotendo un grande successo. Dovettero essere bissati cinque pezzi e il compositore fu chiamato alla ribalta ben dieci volte.

Aveva avuto ben ragione Puccini quando scrisse all'amico Vandini il 21 febbraio 1904: "La stampa, il pubblico possono dire ciò che vogliono, possono scagliarmi addosso tutti i ciottoli come a Santo Stefano, ma non riusciranno a seppellirmi né ad ammazzare la mia Butterfly la quale risorgerà viva e sana più di prima. ". E oggi in effetti Madama Butterfly è una delle opere più rappresentate e più amate dai pubblici di tutto il mondo.

Nell'edizione veronese Raina Kabaiwanska ha impersonto ancora una volta il personaggio a lei molto caro di Cio-Cio-San ottenendo un grande successo e dedicando l'ultima sua recita areniana a Maria Callas, in occasione del cinquantesimo anniversario del debutto italiano del grande soprano greco. La sera del 9 agosto il suo ruolo è stato coperto dal soprano cinese Xiu Wei Sun, voce molto interessante, ben centrata e sicura in tutti i registri dando un notevole rilievo scenico alla figura di Cio-Cio-San. E raggiungendo momenti di grande intensità interpretativa specialmente nella lettura della lettera del secondo atto e nel finale dell'opera.

Uno Sharpless di prestigio era Juan Pons che ha dato vita al suo personaggio con grande carica emotiva e stile impeccabile.

Buona la prestazione di Keith Olsen nell'ingrato ruolo di Pinkerton.

Francesca Franci si è messa in luce nel ruolo di Suzuki con la sua interessante voce timbratissima e di un bel colore mezzosopranile.

L'Orchestra dell'Ente Arena di Verona era diretta con mano sicura da AngeloCampori ; la sua lettura è stata di grande rilievo mettendo in luce tutto il sapore orientale della partitura e curando al massimo ogni particolare. Di Beni Montresor erano regia, scene e costumi come già avvenne in occasione della prima apparizione areniana di Madama Butterfly nel 1978.

Scenografia e regia giustamente ridotte all'essenziale con misurati movimenti delle masse nel primo atto e con una scena costituita da una pedana semicircolare traslucida ed un semplice pannello verticale che costituiva la casa "a soffietto" dominati da un grande disco simboleggiante la luna. Successo indiscusso da parte di un pubblico che affollava in ogni ordine di posti gli spazi areniani. Nelle fotografie la scena di insieme del primo atto, la scena finale ed il direttore d'orchestra Maestro Campori.

Luciano Maggi