Index POLITICA - Agosto 1997


Bavaresi ma non troppo

Non crede ad un nuovo partito per il Nordest, ma darebbe il benvenuto ad un movimento federalista veneto con il coinvolgimento degli imprenditori; boccia la strada catalana all’autonomia e vede meglio quella tedesca dei "lander"; e garantisce che la prossima finanziaria sarà più leggera delle altre. Oltre alla questione-lavoro, ecco la "versione politica" del ministro Treu

Il Nordest è terra di gran fermento in questo periodo: come giudica tutto questo attivismo? E' necessario secondo lei un partito del Nordest, come vogliono il sindaco di Venezia Cacciari, Giorgio Lago e l’imprenditore Carraro?

Al Nordest non serve un altro partito, tanto più al centro, che è già abbastanza affollato. Se invece si tratta di creare un movimento che possa raccogliere le istanze migliori dell'autonomia e della voglia di crescere della nostra regione, allora ben venga. Potrebbe rappresentare un aiuto prezioso per far imboccare al Governo la via federalista, per altro già avviata con le leggi Bassanini. Credo infatti sia interesse del Governo avere nel Nordest un movimento riformista e federalista. A patto che i veneti si schierino, e che le associazioni dei produttori e alcuni imprenditori rappresentativi si buttino nella mischia.

Recentemente lei ha partecipato ad un convegno internazionale dedicato al federalismo. C'erano ospiti spagnoli e tedeschi. Qual è allora il modello migliore per l’Italia: quello catalano o quello bavarese?

Il partito catalano si giustifica soltanto quando c'è una base etnica e linguistica, come è in Catalogna. Per il Veneto la condizione della regione suggerisce semmai l'applicazione del modello bavarese, anche se poi, come rilevato proprio durante quel seminario, anche lì non mancano i problemi e le storture. Ma al di là delle formule è importante avviare un processo vero di federalismo in tutti i settori chiave, compreso quello fiscale.

A che punto è la riforma federalista dello Stato? Il testo prodotto dalla Bicamerale va bene così com'è oppure sono necessarie alcune modifiche?

La proposta partorita dalla Commissione Bicamerale è un po' timida in materia di federalismo. Ma non è facile introdurre una riforma federalista in un paese che per cent'anni è stato fortemente centralista. La strada è comunque avviata, il processo è irreversibile, lo Stato sta man mano perdendo funzioni a livello superiore (verso l'Europa) e inferiore (le regioni, vedi leggi Bassanini).

La Borsa in quest'ultimo periodo è pieno boom: come si spiega secondo lei tanta euforia?

E' il segnale che finalmente si è riattivata l’economia, un segno di vitalità e salute. E in futuro la borsa potrà essere ancor più tonificata dall'ingresso dei fondi pensione, che saranno i grandi investitori istituzionali.

Non può mancare un accenno all’Europa: a che punto siamo con Maastricht e l'adesione all’Euro ?

Siamo a buon punto. Non dobbiamo però con questo abbassare la guardia. E infatti la prossima finanziaria sarà importante per mantenere la rotta. Ci saranno 15 mila miliardi di tagli alle spese e 10 mila di nuove entrate. Sarà una finanziaria più leggera di quelle precedenti, ma per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati non possiamo cantare ancora vittoria.