Ricette per "navigatori"
Cucina futurista
E così, finalmente?
malauguratamente? inopinatamente? si dovrà studiare il
'900 nell'ultimo anno del liceo (a partire dal prossimo
anno scolastico). Novecento intrigante, novecento
importante, novecento vietato (ai minori di
diciott'anni), novecento gustoso. Gli editori avranno un
bel daffare a ristrutturare i testi di storia ancora
fermi alla periodizzazione del 1867. E sarà un lavoro
duro, anche perchè, come sostiene il grande storico
Hobsbawm, "Nessuno può scrivere la storia del
ventesimo secolo allo stesso modo in cui scriverebbe la
storia di qualunque altra epoca". Un secolo di
catastrofi, di rivoluzioni, di crisi, di ottimismo e di
pessimismo. Io sono fermamente convinto che il futuro dei
manuali di Storia dovrà tener conto che la storia di un
popolo è anche la cultura materiale di quel popolo e che
"la vita è come la cucina, o la cucina come forma
di vita, o la vita in cucina come forma di saggezza, o la
saggezza come manifestazione della cucina" . Del
resto Brillant-Savarin ha compreso, duecento anni fa, che
la cucina influenza i destini della società e del
progresso civile. Che fare? Due passi avanti e uno
indietro? o due passi indietro e uno avanti? Propongo di
fare un salto nell'ottocento, perchè è lì che nascono,
si costruiscono, si strutturano, si codificano i grandi
concetti che hanno provocato e sostenuto gli eventi
storici successivi in particolare le grandi rivoluzioni
del '900 ( comprese quelle dei palati e degli stomaci).
Ma, andiamo con ordine.
E' nell'ottocento che il
cibo diventa campo di ricerca di cui si dibattono i
canoni estetici (grazie anche al grande chef
Marie-Antoine Careme) . Si scatena una vera e propria
bagarre: tutti discutono, intervengono,
scrivono,inventano ricette da Dumas a Degas, da Zola a
Picasso fino ad Apollinaire (mentre Monet e Renoir
dipingevano e digiunavano).
In tutta Europa fino agli
anni della Bella Epoque si parla e si mangia "in
francese".
E in Italia? Nella nostra
penisola si scimmiottano i dettami di Escoffier essendo
gli intellettuali italiani disinteressati al dibattito
sulla gastronomia. Ma finalmente si arriva al novecento,
finalmente irrompono sul palcoscenico gastronomico i
Futuristi che trasformano la tavola in un campo di
battaglia contro tradizionalismi e provincialismi. Il 27
dicembre del 1930 nella "Gazzetta del Popolo"
di Torino apparve il "Manifesto della Cucina
futurista" con cui Marinetti e soci intendevano
rinnovare il "cucinario" italiano.
La proposta rivoluzionaria
ruotava attorno ad alcuni assunti di base:a) abolizione
della pastasciutta, assurda religione gastronomica
italiana; b) abolizione del quotidianismo mediocrista nei
piaceri del palato; c) armonia originale della tavola coi
sapori e colori delle vivande che nutra gli occhi ed
ecciti la fantasia prima di tentare le labbra;d) supplire
con la fantasia la scarsità di denaro; e) uso dell'arte
dei profumi per favorire la degustazione; f) uso dosato
di poesia e musica come ingredienti per accendere con la
loro intensità sensuale i sapori; g) incoraggiare nella
donna l'arte culinaria e le sue necessarie invenzioni
allo scopo di strappare l'uomo al suo cocciuto
conservatorismo gastronomico.
L'8 marzo 1831 nella
"Taverna SantoPalato" di Torino fu approntato
il primo pranzo futurista. Ecco il menù: Antipasto
intuitivo. Brodo solare. Tuttoriso, con vino e birra:
Aerovivanda, tattile, con rumori ed odori. Ultravirile.
Carneplastico. Paesaggio alimentare. Mare d'Italia.
Pollofiat. Dolcelastico. Reticolati del Cielo. Frutti
d'Italia. Liberate pure la vostra fantasia, non sarà mai
troppa per cogliere le squisite provocazioni
marinettiane. Questi eventi scatenarono una polemica
mondiale pro e contro la pastasciutta e pro e contro le
vivande futuriste. Poi il tutto fu tradotto in una lunga
serie di pranzi futuristi, per ogni occasione e per ogni
stagione, accompagnata da un formulario futurista per
quanti avessero voluto cimentarsi con queste proposte. In
via del tutto eccezionale vi svelo due ricette, una
facile-facile (commestibile), l'altra solo un po' più
complicata (ma per palati futuristi).
Prima ricetta:
Bombardamento di Adrianopoli
Ingredienti: uova
n°2, olive gr. 100, capperi gr. 50, mozzarella di Bufola
gr. 100, acciughe n°6, burro gr.25, riso gr. 100, latte
1/2 litro.
Esecuzione. Mettete
a cuocere il riso nel latte, e circa a mezza cottura
aggiungete il burro e il sale sufficiente. Dopo che il
riso sia stato levato dal fuoco mescolate subito un uovo
incorporandolo bene. Quando il detto preparato sarà ben
freddo dividetelo in dieci parti, ed in ognuna di queste
incorporerete una fetta di mozzarella, mezza acciuga, tre
capperi, due olive, senza il nocciolo, e un pizzico
abbondante di pepe nero. Ad ogni parte, così preparat,
darete la forma di una sfera, bagnatela nell'altro uovo
che avete già frullato, e dopo involtatela nel
pangrattato e friggete.
Seconda ricetta: Antipasto
intuitivo
Esecuzione ed
ingredienti. Si svuota un arancio a forma di
canestrino nel quale si dispongono qualità
differenti di salame, del burro, dei funghi sotto aceto,
dell'acciuga e dei peperoncini verdi. Il canestrino
profuma i diversi elementi di arancio. Nell'interno dei
peperoncini si nascondono dei bigliettini con frasi a
sorpresa (es. "vivere pericolosamen-te" --
" medici, farmacisti e becchini, con la cucina
futurista rimarranno disoccupati", ecc.).
E la rivoluzione
continua...
Il 30 gennaio 1932, Benito
Mussolini in un discorso tenuto a in occasione della 4a
Festa nazionale dell'uva sentenziava ." Io sono
profondamente convinto che il nostro modo di mangiare, di
vestire, di lavorare e di dormire, tutto il complesso
delle nostre abitudini quotidiane deve essere
riformato".
Ma la rivoluzione continua
Nel 1972 due giornalisti
gastronomi francesi, Henri Gault e Christian Millau,
"lanciarono" la Nouvelle Cuisine per descrivere
il lavoro di un gruppo di giovani talenti fra i quali il
mitico Pierre Troisgros che entrava direttamente in urto
con la tradizionale Grande Cuisine ( fatta su sistemi
rigidi e largamente basata su elementi preconfezionati).
I portabandiera della
Nouvelle Cuisine proponevano una cucina basata su nuovi
principi che si possono, per semplicità, riassumere come
segue. a) la vita, i materiali, i ritmi di oggi
richiedono anche alla Cucina, come a qualunque altra
attività, di armonizzarsi con essi; b) invece di
riferirsi a complicati sistemi immutabili, la cucina deve
adeguarsi alle stagioni, al mercato; c) per fare questo
bisognaridurre al minimo le sovrastrutture, le salse, i
condimenti...; d) su queste basi, il momento più
importante dell'elaborazione gastronomica non è la
perfetta applicazione di regole, ma la creatività, la
capacità di accostare anche cose inusuali, per ottenere
nuove sensazioni, nuove armonie ecc.
E adesso una ricetta
di alta cucina : Carpaccio di piccione
Ingredienti (per
quattro persone) : due piccioni, burro per rosolare, 10
gr. di tartufo tritato, 50 gr. di finferli passati al
burro. Per la vinaigrette: il fegato dei piccioni, 2 cl.
di aceto balsamico, 4 cl. di olio di oliva, sale, pepe.
Esecuzione.
Insaporire i piccioni e farli arrostire al burro fino al
color rosa. Staccare loro i petti, lasciarli raffreddare,
affettarli e premerli con il dorso di un coltello. Per la
salsa passare il fegato dei piccioni da un passino a
maglia fine, scottarli brevemente, condirli con olio,
aceto, sale e pepe. Versare la salsa sui petti e servire
con contorno di tartufo tritato e finferli. Per preparare
le cosce di piccione privarle dell'osso superiore. Nel
frattempo lasciare marinare un fegato d'oca per tre ore
nell'Armagnac e nel Porto bianco insaporendo con sale
aromatico. Farcire le cosce con il fegato marinato,
avvolgerle accuratamente in fogli di alluminio e lessare
per una decina di minuti in acqua salata. Quindi lasciare
raffreddare e ricoprire con una glassa (serve per "
lucidare") al Madeira.
Auguri!
Oggi la Nouvelle Cuisine
è considerata un fatto del passato, ma, come di solito
accade ai movimenti profondi e importanti, le cose dopo
di essi non sono più le stesse.
E la rivoluzione continua.
Piergiorgio Casara
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